Lo vedi, imponente, con il lungo cappello bianco, la sua parlata bonaria italo-piemontese, che si aggira tra i tavoli a salutare i suoi ospiti. Si destreggia tra gli agnolotti del “plin” e il brasato al Barolo. Il segreto del nostro chef di primordine è che in ogni portata aggiunge un ingrediente in più, la fede granata. Componente intrinseco delle sue prelibatezze, che impreziosisce i suoi cibi con pizzico di passione. Il nostro maestro è Mario Albano, chef e proprietario del ristorante “Ca’ Mia”, di Revigliasco, ameno comune della collina torinese.Proviamo a conoscerlo meglio. Lui, con il suo fare bonario, ma attento racconta: “Ho iniziato da piccolo a fare gli agnolotti con mia madre, poi ho fatto il bocia in cucina, infine a mi sono diplomato. Dopo aver girovagato per fare esperienza, ho deciso di comprare uno stabile e lì ho aperto il mio ristorante. L’ho chiamato Ca’ Mia, perché è casa mia”. Maestro, è più difficile essere cuoco o tifoso granata?Sicuramente è più difficile essere del Toro. Si soffre tanto, ma adesso con De Biasi, ci riprenderemo.Quale menù proporrebbe ai tifosi granata?I miei piatti piemontesi, quelli dei tempi del Grande Torino, quindi: la carne cruda, il cotechino con la purea, poi i “gobbi” che sono gli agnolotti tipici del mio locale appena ombrati in granata, un bel filettino per tirarsi su e infine uno zabaglioneE ai bianconeri?Posso solo preparare della panna smontata. Io dico sempre, per ridere ovviamente, “se avessi i ghignone il pane come gli juventini peserei dieci chili”.I suoi più bei ricordi in granata?Andavo allo stadio era bellissimo, Una volta ho mangiato un cappello, contro il Locomotive, quando abbiamo perso 3 a 2. Ero arrabbiatissimo.Essere granata è una dote in più per uno chef?Certo, ci mette più passione. Ma anche nei clienti è tangibile la differenza, lo vedi appena si siede se è del Toro o della Juve.Come fa a scoprirlo?Semplice. Il cliente gobbo è strafottente, un po’ arrogante si sente padrone del tavolo, mentre i granata sono tutta una altra cosa sono buoni, più alla mano, caserecci, sono genuini come la mia cucina.Cosa ne pensa del Toro attuale?Una premessa, quando De Biasi è andato via, mi sono venute le lacrime agli occhi, quindi sono felicissimo del suo ritorno, è un uomo che ha dato tanto al Toro. Sono sicuro che si salverà, così faremo una grande festa granata a Ca’ Mia.Il maestro ci lascia,corre in cucina a insaporire di Toro le sue delizie, sorride, e vispo si allontana fischiettando.
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I segreti dello chef
Lo vedi, imponente, con il lungo cappello bianco, la sua parlata bonaria italo-piemontese, che si aggira tra i tavoli a salutare i suoi ospiti. Si destreggia tra gli agnolotti del “plin” e il brasato al Barolo. Il...
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