interviste

”Il mondo del calcio continua ad essere marcio”

di Andrea Piva

Dopo circa trent’anni, il calcio italiano è di nuovo al centro di un inchiesta sulle scommesse. Calciatori finiti in carcere o agli arresti domiciliari, società che potrebbero rischiare...

Redazione Toro News

di Andrea Piva

Dopo circa trent’anni, il calcio italiano è di nuovo al centro di un inchiesta sulle scommesse. Calciatori finiti in carcere o agli arresti domiciliari, società che potrebbero rischiare penalizzazioni nei prossimi campionati sono l’argomento del giorno. Così come lo furono nell’80. Dopo il toto-nero e calciopoli, il mondo del pallone sta di nuovo vivendo un altro scandalo di grande portata. Per spiegarci meglio quello che sta accadendo abbiamo intervistato Oliviero Beha, noto giornalista che negli anni ’80 fu tra i primi a raccontare quello che stava accadendo nel mondo del pallone.Buonasera Beha, il calcio italiano è di nuovo al centro di uno scandalo legato alle scommesse come nell’80. Che differenze e che analogie ci sono tra questi due casi?

Ad oggi, dalle inchiesta della Procura, sono usciti diversi nomi di giocatori e addetti ai lavori immischiati nella vicenda. Crede che nei prossimi giorni potranno emergere altre persone indagate?

Adesso bisogna aspettare che la Procura continui le proprie indagini. Quello che è certo è che il calcio è marcio. Se si domanda a qualunque calciatore per bene qualcosa su questa vicenda, lui risponderà che sapeva tutto.

Il caso del totonero dell’80 portò alla squalificati di molti tesserati e alla retrocessione del Milan e della Lazio in serie B. Anche adesso potranno esserci sviluppi simili?

Bisogna sempre attendere gli esiti della giustizia sportiva, ma anche in questo caso gli esiti potrebbero essere gli stessi: squalifiche ad alcuni calciatori e penalizzazioni per le società.Come trent’anni fa quindi il mondo del calcio continua a non essere pulito.

Il mondo del calcio continua a essere marcio. La differenza rispetto a trent’anni fa è che allora si poteva ancora sperare di ripulirlo. Oggi invece no.