di Ivana Crocifisso
interviste
”Il Toro? Ormai è la terza squadra di Milano”
di Ivana Crocifisso
Non ha bisogno di presentazioni Sergio Vatta, figura storica granata, anima del Settore giovanile del Toro tra il 1977 e il 1991, con qualche presenza sulla panchina...
Non ha bisogno di presentazioni Sergio Vatta, figura storica granata, anima del Settore giovanile del Toro tra il 1977 e il 1991, con qualche presenza sulla panchina della Prima squadra come ‘traghettatore’ prima dell’avvento di Fascetti. Il ‘mago’ Vatta era uno degli ospiti più attesi della serata organizzata ieri dal Toro Club ‘I Civich’. Ha, come sempre, raccontato tanti aneddoti e non si è tirato indietro quando gli è stato chiesto qualcosa riguardante il presente.
“Il Toro? Al momento è la terza squadra di Milano e sta perdendo la parte più nobile”. Senza peli sulla lingua, Vatta (qui in un'immagine d'archivio) racconta i segreti delle giovanili del Toro, da cui sono passati giocatori del calibro di Cravero, Lentini, Fuser, Cois, Vieri, per citarne solo alcuni. “Innanzitutto il segreto era il Filadelfia stesso. Ci allenavamo lì, tutti quanti, e c’era una sorta di promiscuità positiva. I ragazzi della Primavera e quelli della Prima squadra si conoscevano, gli spogliatoi erano a fianco e spesso i giocatori della Prima squadra si fermavano a parlare con i più giovani, venivano da me e segnalavano qualcuno che secondo loro meritava, e azzeccavano sempre. Non c’era timore da parte di questi ragazzi di giocare con i più esperti, non si trovavano catapultati in una realtà sconosciuta, al contrario, si sentivano in famiglia. Poi arrivo qualcuno e mise le barriere, per entrare dovevamo passare accanto alle caldaie”.
Poi racconta di Cois e del suo arrivo a Torino. ”Se una società aveva un ragazzino emergente, bravo, su cui puntare, lo dava a noi, non alle altre, anche se dal Toro riceveva la metà dei soldi. Questo perché sapeva che lo avremmo cresciuto bene. Cois, ad esempio, era stato promesso alla Juventus, era già fatta. Io ho detto a quei signori che avrei dato loro la metà, ma poi, in caso di esordio di Cois in A avrebbero ricevuto 240 milioni. Erano increduli, ma è andata proprio così, Cois ha esordito e loro hanno avuto i soldi”. Ma c’è anche un aneddotto che riguarda Bresciani, classe ’69 :”Il ragazzo aveva esordito con la Prima squadra, e iniziato il nuovo anno il padre venne e mi disse che il figlio era ormai un professionista, che non si sarebbe iscritto a scuola. Io dissi che allora poteva riportarlo a casa. Il padre si stupì, andò da Borsano e disse di fare come avevo detto io, di andare a casa. Il giorno dopo si presentò, iscritto a scuola, e quell’anno prese il diploma. Un Settore giovanile non cresce solo giocatori, ma uomini”.
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