interviste

”L’anno delle mie rivincite”

di Valentino Della Casa - Anche quest'anno si è confermato “terzino del gol”. Ma chi lo conosce bene sa che è difficile che si esalti. Anzi, soprattutto per quest'ultima stagione, anche in reazione a...

Redazione Toro News

di Valentino Della Casa - Anche quest'anno si è confermato “terzino del gol”. Ma chi lo conosce bene sa che è difficile che si esalti. Anzi, soprattutto per quest'ultima stagione, anche in reazione a quella particolarmente difficile disputata sotto la guida di Franco Lerda, Danilo D'Ambrosio ha deciso di rimanere a lungo in silenzio, preferendo il campo alle parole. A campionato finito, però, l'ex giocatore della Juve Stabia decide di tornare a farsi sentire, per raccontare in esclusiva a Toro News un'annata fantastica, in cui anche lui, seppur meno impiegato rispetto all'omologo Darmian, si sente giustamente protagonista.Danilo, buon giorno. Finalmente è festa: ci avete provato per tre anni...Buon giorno a tutti. Sì, adesso possiamo esultare, dopo un'annata dura, come sempre, come tutte le altre.E, dal punto di vista personale, possiamo dire di aver visto un altro D'Ambrosio.Sì, ma il merito è anche, anzi soprattutto, della squadra. Quest'anno -l'equazione è molto semplice- siamo partiti subito con il piede giusto. Abbiamo ricreato entusiasmo, tanto entusiasmo, che poi è quanto mancato la scorsa stagione. Quando hai la piazza, soprattutto quella di Torino, dalla tua, allora è veramente tutta un'altra cosa.La tanto invocata continuità ha fatto la differenza.Sì, anche se devo dire che c'è stato un momento in cui ho temuto che fossimo ricaduti nella spirale. Quale? Dopo il pareggio in casa alla terza giornata con il Cittadella. Fu la mia prima stagionale. Ricordo che il giorno dopo ricevemmo una pioggia di critiche, esattamente come avvenne per tutta la stagione passata, al termine della quale sembrava dovessimo tutti dedicarci ad altri sport. Allora ho pensato: “Ecco, ci risiamo”. Invece siamo stati bravissimi a non lasciarci condizionare. Cosa che bene o male, nel particolare, ho fatto io. Per tutta la stagione.Silenzio polemicamente voluto?No, preferivo restare concentrato solo sul campo. Ho imparato a trarre insegnamento dalla critiche costruttive, e lasciar perdere quelle a priori. Non è stato facile, mi ci è voluto tanto tempo. L'anno scorso, ad esempio, pativo molto queste situazioni, poi ho capito chi ascoltare e chi no. E soprattutto ho lasciato parlare il campo, solo il campo: quest'anno credo di aver fatto comunque bene, pur non avendo giocato moltissimo, no?Tre gol (con Reggina, Nocerina e Sassuolo) in ventisei gare non sono certo un brutto bottino. Infatti, e probabilmente avrei potuto segnarne anche qualcuna in più. Quale la più importante? Dal punto di vista statistico, di classifica, dico quella allo scadere in casa della Reggina: sono stati tre punti pesantissimi per noi. Ma da quello personale ammetto che la rete segnata contro il Sassuolo mi ha dato veramente una gioia immensa. È stato il gol della A? Questo lo dite voi, e mi fa molto piacere.Che giudizio dai alla tua stagione?Credetemi, un voto preferirei non darmelo, anche se so essere critico quando serve. L'anno scorso, per esempio, mi ero assunto le mie responsabilità al termine della stagione. Avrei potuto, avrei dovuto fare meglio. Quest'anno, sapevo che sarei partito svantaggiato, soprattutto dopo gli ultimi sei mesi in cui, dal terzo posto, non siamo riusciti neanche a raggiungere i play off. Ma sono voluto rimanere, anche per far capire a tutti, compreso me stesso, cosa potessi dare. E così mi sono messo a lavorare, senza sosta, in silenzio, cercando di sfruttare al meglio le occasioni che il mister mi concedeva. Credo di esserci riuscito. Questo è il mio giudizio.E più in generale la tua esperienza a Torino?Fino adesso è stata importantissima. Sono cresciuto veramente molto. I primi mesi sono stati particolarmente speciali: l'arrivo dalla Lega Pro e la Nazionale Under 21 nel giro di sei mesi sono stati un coronamento di un sogno. E poi ho giocato anche la finale dei play off, in cui però non siamo riusciti a battere il Brescia. L'anno scorso è stato difficile; questo, invece all'insegna della continuità.C'è qualcuno cui sei rimasto particolarmente legato all'interno di questo gruppo?Spesso mi avete visto agli allenamenti scherzare con Valerio (Di Cesare, ndr). Mi piacerebbe però ricordare sia Vives, con il quale ho convissuto per circa due mesi, sia Darmian. Proprio lui, il mio “rivale”. Noi siamo professionisti, un conto è il lavoro, dove vuoi sempre dare il massimo e sperare di giocare tutte le partite; un conto è invece la vita privata. E io e Matteo, ad esempio, quest'Estate faremo le vacanze insieme. È questa, a mio avviso, quella che chiamate la forza del gruppo.È quasi paradossale: tu, uno dei pochi giocatori di proprietà, potresti anche salutare Torino; Darmian, invece, in prestito da Palermo e Milan, sembra vicinissimo alla conferma.È vero, io ho altri due anni di contratto, e a Torino mi trovo molto bene. Soprattutto ora che siamo riusciti a centrare l'obiettivo più importante di tutti, quella Serie A che ci siamo sudati sul campo. Tuttavia, è naturale che ogni calciatore voglia poter giocare tanto e con regolarità. Mi piacerebbe poter avere i miei spazi qui, altrimenti bisognerà cercarli altrove. Ma adesso è veramente prematuro parlarne, visto che il campionato è finito da meno di una settimana: tutto cambia in men che non si dica, nel calciomercato. Bisogna avere tanta pazienza. E soprattutto, capire bene subito quali sono le esigenze di tutti.Il futuro resta dunque un libro aperto?Sì, anche perché nel calcio non esiste mai nulla di definitivo. Ma, comunque vada, la gratitudine verso questa piazza non potrà cambiare. Mai.