interviste

Mario Giordano: ”Manca la cattiveria”

di Paolo Morelli

In un momento così difficile per le sorti del Toro, col campionato quasi volge al termine, il tifoso granata deve stare vicino alla squadra. Essere ottimisti però...

Redazione Toro News

di Paolo Morelli

In un momento così difficile per le sorti del Toro, col campionato quasi volge al termine, il tifoso granata deve stare vicino alla squadra. Essere ottimisti però non significa fingere di non vedere i problemi, bensì riconoscerli, fare le dovute critiche e stringersi intorno ai proprii beniamini per sostenerli fino alla fine. Il pessimismo cosmico non è una scelta di Mario Giordano, direttore del «Giornale» e grande tifoso granata, che adotta il primo modo di fare.«Il Toro ci fa soffrire anche quest'anno - spiega Giordano - ma io sono uno zelante cairota e, visto tutto quello che ci è successo in passato, mi preoccupano le contestazioni alla società». Coi presidenti cacciati a furor di popolo, il Toro ha una pessima tradizione, ma certe immagini sono ben lontane dalla realtà attuale. «Fermo restando che il bilancio di questi anni è positivo - continua il direttore - sono convinto che sia mancata una struttura societaria, e spero che Foschi possa rimediare a questo. L'anno scorso abbiamo avuto problemi con Antonelli, e Pederzoli non può gestire la società». Le questioni societarie inevitabilmente si riflettono sulla squadra. «Onestamente, dopo Toro-Lecce non avrei mai pensato di ritrovarmi in questa situazione - confessa Giordano, e praticamente tutti la pensano così - perché sulla carta abbiamo una buona squadra. Con la punta che serviva, i giovani e un grande portiere speravo in un grandissimo campionato». Invece il Toro è terzultimo. La grave mancanza della squadra, oltre alla cronica sterilità offensiva, è la mancanza di cattiveria agonistica. «Mi stupisce che i giocatori scendano in campo molli - commenta il direttore del «Giornale» -. Quest'anno, a parte certe prestazioni, il Toro non ha giocato malissimo, ma non ha mai "morsicato le caviglie" agli avversari. Vorrei vedere undici giocatori in campo con la bava alla bocca». Una mancanza che forse è il più grande rammarico per la tifoseria, classifica a parte.Eppure le motivazioni ci sono, o ci dovrebbero essere, basterebbe dare un'occhiata alla classifica. Ma se non ci fosse adeguata convinzione, come ipotizza Giordano, potrebbe essere dovuto al distacco che si sta creando fra il Toro e i suoi tifosi. Leggi: "porte chiuse alla Sisport". «Il Toro non deve aver paura dei suoi tifosi - spiega Mario Giordano - io aprirei subito le porte. Il tifo da vicino non può che darti forza. E' vero che Torino è una piazza difficile, ma è anche vero che i tifosi granata hanno qualcosa in più rispetto agli altri. Io ero alla marcia dell'orgoglio granata, quando in cinquantamila, senza spaccare vetrine e lanciare fumogeni, marciammo per Torino dopo una bruttissima retrocessione. Tifosi così non possono essere trattati come gli altri, con tutto il rispetto per le altre tifoserie». Il Toro potrebbe ritrovare la forza riavvicinandosi ai proprii tifosi. Ma - senza lamentele o piagnistei inutili - va riconosciuto il peso degli errori arbitrali. «Abbiamo subito danni evidenti dagli arbitraggi - spiega Giordano - però il presidente Cairo, del quale sono un devoto sostenitore sin dal primo minuto, non può essere dappertutto, fa troppe cose. Quindi, forse, in Lega non ha abbastanza peso perché non riesce ad essere sempre presente. Glielo dico con totale affetto, ma credo che una struttura societaria più articolata potrebbe migliorare le cose. Ora su alcuni punti si è trovata la quadra, grazie anche al tardivo ingaggio di Foschi». Si ha la sensazione che, se le cose andassero male a fine stagione, gli ultimi pregevoli sforzi fatti da Cairo verrebbero vanificati. «Certo, per come è adesso la situazione del calcio, andare in B non sarebbe un danno da poco».Meglio non pensarci perché «è inammissibile che con questa squadra si vada in serie B», ribadisce Giordano. Ma le partite sono solo più dieci, e in queste dieci gare il Toro dovrà dare tutto e anche di più. «La differenza - spiega Giordano - è nella cattiveria agonistica che manca. Il fatto è che non si riesce a far gol. Alcune amnesie colossali poi (gol presi su calci piazzati) hanno compromesso partite giocate bene. Il Toro non può permettersi queste cose». Cairo ha parlato di dieci finali. «Direi anche di più - sostiene Giordano - perché in finale uno sente di aver già realizzato qualcosa. Qui invece devono essere giocate col coltello fra i denti, consapevoli di trovarsi sull'orlo del precipizio e tirando fuori la forza eroica di chi vuole restare a galla». Auspichiamo che i giocatori la tirino fuori, questa forza eroica. «Anche brutti e cattivi» chiosa Giordano.