di Valentino Della CasaDopo aver chiuso la carriera in granata, Eugenio Corini non si è mai allontanato dal mondo del calcio, facendo uno dei salti più classici che un calciatore possa fare: diventare allenatore. E proprio per 4 giorni (prima di dimettersi insieme con il DS Magalini per problemi con la società) è stato mister del Portogruaro, futura avversaria dei granata di Franco Lerda. In esclusiva TN, il “Genio” analizza con noi il campionato cadetto, prestando particolare attenzione proprio a Torino e Portogruaro.Eugenio Corini, Torino-Portogruaro è una sfida inedita, che in pochi si sarebbero aspettati.Beh ma si diceva lo stesso anche del Chievo, e ora vediamo tutti a che livelli gioca la mia ex squadra. Io faccio i complimenti al Porto, per come sta disputando questa prima parte della gara, ma nei pochi giorni in cui ho avuto contatto con quei 12 ragazzi confermati dalla Lega Pro, devo dire che avevo avuto l’impressione di un gruppo con ottime potenzialità. La voglia di sacrificarsi è tutto, e i nuovi arrivati si sono calati benissimo in questa mentalità, ecco perché non sono così stupito dei risultati finora raggiunti.Non ti da un po’ fastidio l’idea di non essere tu, alla guida della squadra?A me dispiace il fatto di non poter allenare. Ho grandissima voglia di sedermi in panchina e adesso aspetterò con pazienza una chiamata. Ad ogni modo, io penso che le mie dimissioni, unite a quelle del DS, siano state utili alla società, perché capisse che così non si poteva lavorare. Io avevo detto che ci volevano dieci calciatori, alla fine ne sono arrivati undici, per cui credo di aver dato una scossa all’ambiente non irrilevante.Bene il Porto, non benissimo il Toro. Come mai questo avvio stentato a tuo avviso?Io vedo il Torino allo stesso livello di Siena e Atalanta, a dire il vero. L’unico handicap è il fatto che il calciomercato, per i granata, sia stato molto lento e di conseguenza manca ancora quell’amalgama che possa permettere alla squadra di diventare veramente di alto livello. È solo una questione di tempo, anche perché trovo Lerda un allenatore veramente capace e bravo a dare un gioco alla squadra. E poi non dobbiamo dimenticarci che il Toro aveva un’alternativa di lusso a Bianchi, che era Bernacci. I suoi problemi, purtroppo, gli hanno impedito di restare in granata, e chiaramente questo ha spiazzato la squadra. Comunque la Serie B è una maratona, ci vuole il giusto equilibrio.Pensi che a Torino ce ne sia poco, di equilibrio?Io dico che chi sposa il progetto Toro debba capire che per l’ambiente, la B è una punizione. Comprensibilmente, aggiungo io, dato che una squadra gloriosa come questa non possa restare nella serie cadetta. Bisogna essere a volte equilibrati, ad ogni modo, nel dare giudizi e pensare che, anche se non si vince una partita, magari si sta comunque costruendo qualcosa che alla lunga verrà fuori. La squadra dovrà essere brava nell’estraniarsi da tutti i problemi che in questo momento vive la società, a livello di contestazione. Se mi dispiace per il presidente? Sì, perché ha commesso sicuramente degli errori, ma mi sembra che abbia lavorato molto quest’estate per creare un gruppo competitivo, anche se capisco la delusione della piazza per un altro anno in B. Però mi ripeto, dovrà essere brava la squadra a concentrarsi solo sul campo, e conquistare quelle vittorie che porteranno quella giusta e costruttiva serenità.L’arrivo di Lerda, la conferma di Petrachi, due elementi giovani a guidare squadra e società. Può essere la mossa giusta?A Torino sono passati tantissimi professionisti dagli ottimi curricula, che hanno fatto bene altrove, sia prima, sia dopo. Per un motivo o per un altro, tuttavia, ci sono stati dei problemi che hanno impedito di potersi esprimere al meglio. Su Lerda mi sono già espresso prima: lo reputo un ottimo allenatore, che ha solo bisogno di tempo. Petrachi ha compiuto l’anno scorso un mezzo miracolo, stravolgendo la squadra e portandola in sei mesi alla finale dei Play Off. Ha cambiato ancora moltissimo, e avuto qualche difficoltà con le tempistiche, però penso che sia riuscito a costruire un organico veramente molto competitivo. Forse in questo momento il Torino ha qualche problema a centrocampo. Da ex regista, come vedi questo settore per i granata?L’idea è quella di avere un centrocampo di grande fisicità e rottura. Giocatore determinante credo che possa diventare Obodo, che però deve assolutamente ritrovare la migliore condizione. Non ci sono registi classici in rosa, forse proprio l’ex Udinese è quello con più qualità, ma la fisicità di De Vezze, De Feudis (abile anche nel rilancio) e Zanetti è veramente molto importante, quando si utilizza un centrocampo a due.Un’ultima domanda, per chi simpatizza Eugenio Corini in questa serie B?Io ho passato due anni veramente molto importanti a Torino, anche perché mi è piaciuto molto confrontarmi con una realtà come quella granata. Per il primo anno sono orgoglioso di aver contribuito alla salvezza; per il secondo, che è coinciso tra l’altro con la chiusura della mia attività agonistica, invece provo grande rammarico e delusione per la retrocessione. Mi è dispiaciuto moltissimo chiudere così, anche perché ho avuto un’annata difficile a causa di un problema ai legamenti. Voi mi chiedete per chi simpatizzo, credo di avervi già risposto. Seguo con grande attenzione il Toro, e spero veramente che possa tornare dove più gli compete.
interviste
”Per stare a Torino ci vuole tanto equlibrio”
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(Foto: M. Dreosti)
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