interviste

Policano: ‘Sabato il Toro ce la puo’ fare’

di Alessandro Salvatico

 

Tre giorni alla stracittadina, tredici anni dall’ultima vittoria. Non c’era più Roberto Policano, vittima di...

Redazione Toro News

"di Alessandro Salvatico

"Tre giorni alla stracittadina, tredici anni dall’ultima vittoria. Non c’era più Roberto Policano, vittima di un’epurazione che aveva spazzato via l’ultimo Toro che faceva paura, ma lui ne ha giocati e ne ha vinti. E pensa che i granata ce la possano fare. A differenza dell’ex-compagno Pasquale Bruno, non addita colpevoli diretti, ma dall’alto della sua esperienza di osservatore ha le idee chiare su come fare per costruire una squadra. Una squadra che duri negli anni.

"Roberto Policano, sabato sera un derby tra due squadre mai tanto in difficoltà.Sì, e questo renderà la partita ancora più sentita, ancora più importante; a meno che non prevalga la paura di perdere. Allora potrebbe diventare un match tiratissimo ma brutto; però non credo, perché per il Torino è troppo, troppo importante.

"Ha avuto modo di vedere giocare i granata, in questo inizio di campionato?Non molto, perché sono spesso in giro per conto dell’Udinese. Ma quando lo vedo come l’ho visto domenica scorsa, beh, ho visto una squadra che ha creato tantissime occasioni da gol, ma gli avversari andare via con tre punti. Partite così sono un vero peccato per la classifica e per il morale, c’è sicuramente molta sfortuna. Il derby è però una gara particolare, potrà essere una buonissima occasione per tirarsi su e sentirsi forti.

"Come sempre quando le cose non vanno bene, l’allenatore viene criticato da alcuni; lei vede degli errori nella gestione da parte del tecnico?Colpa di De Biasi? Per quel che ho visto, proprio no! Per quel che ho visto domenica, la squadra ha creato e giocato davvero tanto. Si conosce De Biasi; si conosce come prepara le partite, come prepara il lavoro in settimana, come gestisce i gruppi: onestamente non me la sento di condannare il mister. E starei molto attento alla tentazione di cambiare: quando uno conosce bene l’ambiente, ha già dei vantaggi dalla sua. Comunque se è stato richiamato è segno che la società ha grande fiducia in lui, non credo vogliano muoversi in questo senso.

"Cambiare spesso, e cambiare tutto, finora non ha dato la svolta al Torino.No. Cairo è un personaggio che si espone molto, ma il lavoro va condiviso. Soprattutto, io credo ci sia bisogno di programmare; poi, il programma può essere a breve o a lungo termine, ma nessuno può permettersi di non ideare un progetto. I fatti dimostrano che cambiare ds ogni anno non fa bene, e questo perché cambiare ds vuole dire cambiare il modo di vedere il calcio e di concepire una squadra; non è un dettaglio. Ad un ds si dà fiducia per una programmazione, non per un anno.

"Ieri, il suo vecchio compagno Pasquale Bruno stigmatizzava lo scarso ardore degli attuali giocatori del Torino.E’ brutto ed è difficile giudicare chi gioca oggi. Io penso che chi gioca ce la stia mettendo tutta. Come sempre: perché in assoluto è ben difficile trovare un calciatore che giochi senza impegnarsi al massimo. Chi gioca in granata, poi, in particolare: mi sembra un’esagerazione dire che non si impegnino, mi sembra quasi innaturale che chi gioca nel Torino non dia tutto se stesso.

"Tornando al derby: evitiamo pronostici secchi, diciamo solo se il Toro ce la può fare o no.Il Toro ce la può fare, sì. Ieri ho visto la Juventus e ho visto una squadra tosta, unita sul campo; ma in campionato non l’ho mai vista così. Hanno delle difficoltà, e ripeto che il derby è davvero una partita particolare. Il Toro ce la può fare.

"Policano, non lavora più a Padova né in tv ma per l’Udinese: come procede la sua nuova vita?Molto bene. Giro molto per loro, tra pochi giorni partirò per Brasile ed Argentina, per alcune settimane sarò là, guarderò molti calciatori. L’Udinese ha una rete di osservatori fissa, in Sudamerica, io andrò per visionare ulteriormente ragazzi che possano servire. Rispetto a pochi anni fa, ora in società puntano molto anche sugli Allievi, o comunque su elementi molto giovani.

"Si insiste spesso sull’opportunità di dare spazio ai giovani, ma non sempre gioventù è sinonimo di qualità assoluta.No, assolutamente. Bisogna avere attenzione e pazienza. Gli allenatori, tutti, fanno giocare i giovani se questi sono bravi: due ragazzi come Isla e Sanchez qui vengono schierati da Marino, ma qualunque squadra li farebbe giocare. La differenza è quanto e in cosa si vuole investire. Il Toro ha trovato Säumel, che mi sembra un buon elemento, così come per Rubin; ma bisogna capire che certi investimenti poi te li ritrovi; l’Udinese ha una grande rete di osservatori all’estero, che ha un suo costo; l’Atalanta spende per mantenere attivo il suo settore giovanile. Ma poi si ritrovano ogni anno tre o quattro ragazzi da Serie A. E’ una questione di obiettivi.