di Alessandro Brunetti
interviste
”Quella volta che segnò e si ruppe la caviglia”
di Alessandro Brunetti
Ha girato l’Europa in veste di osservatore della Federazione, ha lavorato con Lippi, Casiraghi, Gentile, Trapattoni e tanti altri. Ha visto i primi passi sui...
Ha girato l’Europa in veste di osservatore della Federazione, ha lavorato con Lippi, Casiraghi, Gentile, Trapattoni e tanti altri. Ha visto i primi passi sui campi da gioco di calciatori come Gilardino e Donadel. Da qualche mese si gode un po’ di meritato riposo a Valenza Po, città in cui vive, in attesa di iniziare una nuova avventura nel mondo del calcio. Lui è Gianni Bui, attaccante classe ’40, che ha vestito la maglia del Toro per quattro stagioni, dal 1970 al 1974, e con cui ha vinto una Coppa Italia e sfiorato (o per meglio dire, defraudato di) uno scudetto nella stagione 1971-1972. Legatissimo all’ambiente granata, diventa da subito uno dei beniamini del pubblico, che gli dedica un coro (E’ lui, è lui, è Gianni Bui), poi diventato cult grazie alla Gialappa’s. Diventato allenatore, nella stagione 1990-91, alla guida del Chievo, si trova ad avere sotto la sua ala un attaccante fossanese 23enne, tal Franco Lerda.
Che tipo di giocatore era Franco Lerda? “Determinante nella zona d’attacco, rapido e con un grande fiuto del gol”.Aveva già le stimmate dell’allenatore? “Allora non c’aveva pensato, ma era molto giovane. E come tutti i giovani hanno bisogno di tempo per farsi un’esperienza, che servirà da bagaglio tecnico quando si fa l’allenatore”
E che tipo di carattere aveva? Molti lo ritraggono come un burbero, con un carattere un po’ difficile..“Diciamo che rimaneva nel suo, cosa che apprezzo molto in una persona. Non è un tipo che vende fumo, ma bada al sodo. L’ho seguito molto durante la sua carriera e devo dire che l’apprezzo moltissimo. L’ultima volta ci siamo sentiti dopo la partita casalinga contro il Crotone. E’ uno con un grande carattere comunque”.Si ricorda un aneddoto in particolare?“Forse non dovrei raccontarvela.. Primo tempo di una partita giocata al Bentegodi. Ero un allenatore molto esigente con le punte e ricordo di averlo richiamato più volte durante i primi 45’. Nell’intervallo, al rientro negli spogliatoi, Franco si toglie i parastinchi e li butta sotto il termosifone, dicendo che non sarebbe rientrato in campo. Allora l’ho afferrato e di forza gliel’ho fatti raccogliere da terra. Era furibondo. Ma quando è rientrato in campo, su un cross entrò deciso sulla palla in contrasto con un difensore e si ruppe la caviglia. Ma fece un gol bellissimo. Era uno con due palle così”.
Lerda è stato molto criticato durante la stagione per la rigidità e la poca flessibilità su alcune scelte tecniche (vedi Sgrigna esterno), non ultime quelle sul modulo..“Non ho seguito abbastanza le partite del Toro per poter entrare nel merito delle decisioni di Franco. Certo è che le critiche vengono fuori quando i risultati non arrivano. So solo che tutto quello che fatto, l’ha fatto per il bene del Toro.
Quindi critiche ingiuste?“L’unica cosa che posso dire è che essendo molto giovane, non può avere l’esperienza di tecnici dell’età di 50-60 anni”.
Da quando è stato richiamato sulla panchina del Torino, molti sostengono di aver ritrovato un Lerda cambiato. Più comunicativo, aperto al confronto e meno disponibile a concedere “alibi a tutto e tutti” (parole di Petrachi). Condivide? “Bè da fuori è difficile giudicare. Comunque questo dimostra che è un ragazzo intelligente, che ragiona e reagisce nella maniera giusta. Per raggiungere lo scopo a volte non basta la carota”.
Cosa pensa della decisione di Cairo di esonerare e poi richiamare, dopo solo due giornate, Lerda?“Sinceramente non apprezzo molto queste cose. L’allenatore è sempre il capro-espiatorio, a volte ci si attacca a tutto, mentre bisognerebbe guardare ai propri errori. Certo capisco anche Cairo che sta facendo di tutto per raggiungere il risultato”.
Crede all’intenzione di Cairo di vendere il Torino?“Guarda, sinceramente, non sapevo nemmeno volesse vendere. Seguo di più il calcio giocato. Non saprei, sono curioso anch’io di vedere come va a finire”.
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