interviste

Radice: ‘Anche una volta gli arbitri…’

La leggenda vivente del Toro. Ieri sera, a fine gara, lo spazio antistante gli spogliatoi dello stadio “Primo Nebiolo” ha visto sfilare i campioni di Radice e i suoi eredi più prossimi, da...

Redazione Toro News

La leggenda vivente del Toro. Ieri sera, a fine gara, lo spazio antistante gli spogliatoi dello stadio “Primo Nebiolo” ha visto sfilare i campioni di Radice e i suoi eredi più prossimi, da Comi a Benedetti passando per Fuser e Lentini, fino alla comparsa di capitan Brevi e del mister Gianni De Biasi. Per un passaggio ideale di consegne fra passato, presente e futuro reso possibile da quella palla che rotola capace di unire, per un breve istante, personaggi lontani nel tempo come Lentini e Pulici, affratellati da una maglia e da valori che non conoscono né tempo né confine. Gigi Radice è visibilmente commosso. Quando gli si chiede cosa è rimasto di quel tempo ti risponde prima con gli occhi, umidi, che con la voce rotta dall’emozione. “Tutti pensavamo di vincere facile oggi – scherza -. Invece gli stilisti hanno fatto una buona gara. Poi per fortuna, alla distanza, siamo riusciti a uscire bene, facendo emergere i reali valori in campo e onorando fino in fondo la maglia, come sempre”. Veniamo al caso Moggi, era così anche 30 anni fa ? “Ogni momento ha i suoi vizi. Però non si riesce a capire come sia potuto accadere un fatto simile”. Magari una volta erano meno organizzati… “Si facevano delle cose, quelle che si potevano fare, ma con un senso del limite diverso. La sudditanza psicologica c’è sempre stata, ma in modo diverso e meno scientifico”.

Dallo stratega della panchina si passa al geometra del centrocampo: sul caso Moggi Eraldo Pecci preferisce non commentare, ricorrendo alla sua proverbiale ironia: “Non mi va di sparare sulla Croce Rossa, è troppo facile. Bisognava parlare prima, adesso lasciamo che le cose finiscano e poi vedremo”. La sudditanza psicologica però c’è sempre stata… “Quella è una cosa diversa, qui ci sono aspetti ben più gravi da valutare, però Juventus e Milan sono state sé stesse in tutte le epoche, ma c’è modo e modo di vivere e di stare assieme”. Ce la fa il Toro a venire in serie A ? “Non ho tutta questa fretta di vederlo arrivare. L’importante è che ci sia una società sana, che abbia voglia di durare nel tempo e di fare bene. La fretta è una cattiva consigliera”. Poco più in là, come in campo, spunta il baffo di capitan Zaccarelli. “E’ sempre un piacere ritrovarsi con persone con cui si è condiviso gioie e dolori. Siamo stati un bel gruppo e ritrovarsi è sempre stato piacevole. Dopo la settimana scorsa ci siamo rivisti anche oggi ed è straordinario rivedere amici e colleghi con cui è rimasta una magia speciale”. Cosa c’è di vero nelle voci di un suo possibile ritorno al Toro questa estate ? “Io ho un contratto con il Bologna e quindi credo che sia molto difficile che questo possa capitare. Non so chi mette in giro queste voci e con quale fine. Non rincorro i “si dice””. Per la promozione ? “Il Torino è lì che se la sta giocando. Il Bologna ha perso un opportunità unica a Cremona, però ce la giocheremo fino in fondo, esattamente come il Toro che può ancora confidare in uno scivolone del Catania se farà fino in fondo il suo dovere”. Lei ha anche lavorato con Moggi, che ne pensa adesso? “L’ho avuto come direttore generale, ed è sempre stato uno che ci ha messo nelle condizioni di poter lavorare con grande serenità e quindi ho un bel ricordo del periodo passato insieme al Torino”. Ma se l’aspettava che potesse mettere insieme una simile organizzazione ? “Siamo rimasti tutti stupiti. Aspettiamo la fine delle indagini e poi tutti potremo giudicare con serenità ed equità”.

Con Giuliano Terraneo (nella foto sopra a destra, accanto a Giorgio Puja, presidente degli Ex Calciatori granata) si fa un doppio salto all’indietro “Sono sempre sensazioni piacevoli ritrovarsi con questi amici, soprattutto perché sembra ci siamo lasciati ieri sera. Moggi ? Il fatto che si sia sempre fatto non vuol dire che bisogna continuare a farlo, soprattutto a questi livelli. Il grosso rammarico è che il cambiamento che si profila, sarà impostato dalla magistratura e non da un cambiamento di cultura interno al mondo del calcio. Viviamo in un’epoca in cui sembra che tutti siano autorizzati a fare un po’ di tutto quello che vogliono”. Lei lavora ancora nell’Inter. Si è fatto un’idea del perché sia rimasta fuori da certi giri ? “Non è la sola squadra, anche se è l’unica delle grandi. Ma perché la presidenza è stata sempre al di sopra delle parti”. Quale futuro per il Toro ? “Domenica c’è la partita più importante della stagione con il Brescia. Se riuscisse a passare lì, allora....”.