interviste

Salvadori: ”Cairo ha avuto fretta”

di Paolo Morelli e Edoardo Blandino

 

Ha giocato nel Toro dal 1973 al 1983, collezionando 198 presenze, tre reti e uno scudetto, l'ultimo, con indosso la maglia granata. Stiamo parlando di...

Redazione Toro News

di Paolo Morelli e Edoardo Blandino

Ha giocato nel Toro dal 1973 al 1983, collezionando 198 presenze, tre reti e uno scudetto, l'ultimo, con indosso la maglia granata. Stiamo parlando di Roberto Salvadori, detto "Faina", una delle vecchie glorie presenti lunedì sera 30 marzo alla cena organizzata dal Toro Club Veterinari Granata. Sicuro e schietto, non disdegna di concedersi a qualche domanda sul passato e sul presente del calcio italiano, e del Toro.Cosa è cambiato da quando giocava Salvadori ad oggi? «Faccio prima a dire cosa è rimasto uguale, cioè il fatto che ci sono undici giocatori, un pallone, un campo e due porte - scherza l'ex granata, che poi spiega -. Prima era completamente diverso, un modo di giocare più lento e un calcio più umano. Adesso ci sono molte partite in più, un calcio più veloce, è cambiata moltissimo la comunicazione e la presenza degli sponsor è diventata fondamentale». Ora è un business. «Una volta - continua Salvadori - potevi apprezzare altri aspetti, mentre ora non puoi più farlo. C'è tanta fisicità e quindi certi giocatori fanno fatica, ad esempio quelli più tecnici e dal fisico esile». E il Toro attuale, in quanto a prestanza fisica, non è certo una squadra di corazzieri. «Certamente conta molto di più la tattica, ma trovo che il tatticismo sia molto bello - spiega l'ex campione d'Italia -. E' importante l'allenatore perché può esaltare le caratteristiche dei singoli».Un allenatore invocato proprio per la sua capacità di esaltare i singoli è Camolese, che dopo lunghe invocazioni è finalmente arrivato, ma solo il campo dirà se il tecnico di San Mauro è in grado di salvare il Toro. «Faccio tantissimi auguri a Camolese - continua Salvadori - perché è una persona che ha tanti valori legati al Torino. Spero che porti le sue idee e che le mantenga per queste ultime nove partite, senza cambiarle in continuazione. Si creerebbe solo confusione». Ora il nuovo allenatore dovrà rimediare ad una situazione che, a inizio campionato, sembrava impensabile. «L'errore in realtà si è commesso all'inizio - spiega Salvadori - perché se Cairo avesse preso del tempo per costruire la squadra, magari 2 o 3 anni, ora non saremmo messi così. Si poteva fare, bastava solo dirlo ai tifosi sin da subito. Invece si son volute fare troppe cose in fretta, nell'immediato: subito la promozione, che è arrivata; subito la Uefa, e invece è arrivato ben altro. Ogni anno si deve ricominciare da capo». Non è troppo ottimista sull'esito di questa stagione, ma coltiva ancora una speranza per questa salvezza, ancora possibile. «Ci sono altre squadre che non stanno poi così bene - racconta - ed ogni partita è un'ultima spiaggia».