Chi meglio di Aldo Serena per raccontare questa settimana del Torino, che ha commemorato Gigi Radice, appena scomparso, che ha affrontato il Milan a San Siro e che disputerà il derby della Mole sabato sera. Serena può vantare un palmares di tutto rispetto: una Coppa Italia, quattro Scudetti, due Supercoppe italiane, una Coppa Intercontinentale e una Coppa UEFA. Per lui una sola stagione in granata (con Radice allenatore), 1984/1985, prima di trasferirsi proprio alla Juventus.
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Serena: “Radice come mio padre. Per il Toro il derby vale una stagione”
Esclusiva TN / Intervista all'ex attaccante: "Il derby è sempre una partita speciale, che tu la giochi da una parte o dall'altra"
Doveroso iniziare da Gigi Radice, che ricordo ha del suo ex allenatore?
Sono stato un suo giocatore per due volte, mi ha voluto con sé e mi ha portato dall'Inter al Toro. La mia stima nei suoi confronti è sempre stata altissima e questa per me è stata una gratificazione. Quando un allenatore ti porta con sé in un'altra squadra vuol dire che ti apprezza, e quindi che c'era stima reciproca. Ho nutrito tanto affetto nei suoi confronti, era un condottiero, un capo: anche mio padre - scomparso ad agosto - era del 1935, avevano la stessa età e lo stesso carattere, sapevo come convivere con un capo. Lui era una guida per le squadre che allenava, bisognava seguirlo e dedicarsi alla causa e quando ha fatto bene era proprio perché i suoi giocatori lo seguivano ciecamente. Io l'ho fatto sia all'Inter che al Torino perché avevo grande stima nei suoi confronti.
Come le è sembrato il Torino a San Siro? Secondo lei i granata possono ambire all'Europa League?
Il Torino mi è piaciuto molto, soprattutto all'inizio. Poi nel finale i granata sono un po' calati e hanno avuto anche meno coraggio e meno qualità nel ripartire. In questo momento si trova in piena zona Europa League e la concorrenza è agguerrita (Roma, Lazio, Atalanta). Grazie a questa compattezza, continuando a giocare l'uno per l'altro credo che il Torino possa farcela. Grande merito va a Mazzarri che oltre alla tattica ha infuso nella squadra questi concetti: ora bisogna dare continuità a queste prestazioni.
Ha giocato il derby della Mole con entrambe le maglie, ci sono differenze nell'approccio delle due squadre a differenza dei suoi tempi?
Il derby è sempre una partita speciale, che tu la giochi da una parte o dall'altra. Dalla parte del Toro mi sono reso conto che era un vero e proprio obiettivo stagionale. Per la Juventus non era proprio così, per loro è una partita speciale ma non ha la connotazione che gli danno i granata, ovvero quella di punto nevralgico della stagione. Per il Torino sia quando ci ho giocato io, ma anche adesso, ha un'importanza che va oltre i tre punti e la posizione in classifica. Per quanto riguarda i tempi non avverto cambiamenti significativi nell'importanza della partita, è sentita nello stesso modo in cui era sentita ai miei tempi.
Da ex attaccante, cosa pensa di questa prima parte di campionato di Belotti e Zaza?
Belotti secondo me l'anno scorso ha subito molto sotto l'aspetto emotivo. Non è semplice essere proiettati sotto i riflettori con cifre altissime e gli interessi dei grandi club europei. Nonostante lui sia una persona seria, un professionista serio questa situazione lo ha un po' condizionato, ma ora lo vedo molto meglio. Ha una tipologia di gioco ben definita: non è il tipo di attaccante che può estraniarsi dal gioco e aspettare la palla giusta in area di rigore, lui si esalta anche nella quantità del gioco. Il consiglio che mi sento di dargli è di mantenere quel tipo di gioco, che è anche dispendioso, che è generoso: attraverso quella fatica ritroverà i goal con frequenza, perché continuando così non possono che arrivare. Quest'anno mi sembra che stia lavorando nella giusta direzione: se a fine stagione avesse realizzato 17/18 goal continuando a fare questo lavoro "sporco", avrebbe tutte le ragioni per essere soddisfatto.
Zaza, invece, deve lavorare molto. Un po' sotto il profilo tattico, ma a me più che dagli schemi, è sembrato fuori dalle dinamiche della squadra e l'allenatore deve scoprire il perché. Anche perché Zaza è un giocatore che ha fisico, rapidità e in certe fasi della carriera ha anche trovato la porta con continuità, deve essere una risorsa importante e invece al momento è un problema.
Quale strategia deve adottare il Torino per giocarsela con questa Juve?
Per fermare la Juve, il Torino deve giocare con intensità per tutta la gara. Credo sia difficile giocarsela a viso aperto e con il baricentro alto contro la Juventus soprattutto per i ritmi da sostenere. La Juve è una squadra scaltra, esperta che riesce a colpire nei momenti in cui stai rifiatando. Quindi credo che si debbano limitare i giocatori che possono fare la differenza come Ronaldo e Dybala e poi ripartire velocemente con verticalizzazioni veloci come è anche nei principi di gioco di Mazzarri.
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