di Valentino Della Casa
interviste
”Torino è troppo legata al passato”
di Valentino Della Casa
Sono tantissimi i giocatori, gli allenatori, i direttori sportivi che hanno transitato nell’ultimo quinquennio a Torino, sponda granata. Spesso, tuttavia, si è trattato di...
Sono tantissimi i giocatori, gli allenatori, i direttori sportivi che hanno transitato nell’ultimo quinquennio a Torino, sponda granata. Spesso, tuttavia, si è trattato di periodi molto brevi, da qualche mese ad un anno, salvo casi eccezionali. Tra questi figura anche Marco Di Loreto, ex difensore granata (e anche ex calciatore, ha conseguito l’anno passato il patentino di allenatore) che analizza in esclusiva con Toro News il momento dell’attuale Torino, facendo anche dei confronti con il passato recente dei granata, vissuto in prima persona.Marco Di Loreto, anche quest’anno, purtroppo, il Toro fatica in campionato, nonostante gli ennesimi cambi di quest’estate. Quale può essere il problema se i risultati non vengono?Buongiorno a tutti. E’ una cosa che mi sono sempre chiesto, e per la quale faccio veramente fatica a trovare una risposta. Torino è una piazza molto difficile, forse la più difficile nella quale io abbia mai giocato, eppure penso: tra tutti i giocatori, allenatori e uomini in società che sono passati, possibile che neanche uno fosse adeguato? Difficile stabilirlo, ma sinceramente non penso che il problema sia solo di Cairo, anche perché non è solo con questo presidente che il Toro stenta.È un problema storico, dunque?Ripeto, è una cosa molto difficile da definire, e se pensate che in qualche maniera ce l’abbia con la tifoseria, sbagliate di grosso. I tifosi del Toro sono caldissimi e seguono la squadra come pochi altri. Tuttavia, mi sembra di aver notato troppo radicamento nel passato, il che rende molto più umorale la piazza e più difficile per noi fare calcio. La realtà attuale del Torino, purtroppo (e lo dico sinceramente, perché mi piacerebbe tantissimo rivedere una squadra che vinca tanto e bene ovunque), è diversa. È inutile negarlo, anzi, rischierebbe di diventare controproducente. Il presente, e questo è innegabile, può e deve essere sicuramente migliore: il Toro non si merita questa situazione.Come giudichi la tua esperienza in granata?Bellissima, nonostante la delusione della retrocessione al mio ultimo anno, cosa che mi brucia ancora tantissimo. Sono convinto che non eravamo una squadra da terz’ultimo posto, anzi, potevamo benissimo arrivare a metà classifica. Basti pensare al Catania e al campionato che fece. Eravamo da meno? Non mi sembra proprio. Ad ogni modo, il mio migliore anno è stato sicuramente il secondo, mentre il primo preferirei cancellarlo: è stata la mia peggiore stagione da professionista, la tipica che nasce male e muore peggio.Forse la retrocessione è derivata anche dalla mancanza di stabilità? Ben tre cambi di allenatore, non deve essere stato facile.Non penso che il problema sia solo dovuto ai cambi di allenatore, ma come ho già detto mi chiedo ancora come sia stata possibile quella retrocessione. Con chi mi sono trovato meglio? Tra De Biasi, Zaccheroni, Novellino e Camolese devo dire che ho lavorato bene con tutti. Camolese, poi, stava per centrare l’ennesimo miracolo. È riuscito a portare stimoli nuovi ad una squadra molto abbattuta. Da futuro allenatore, pensi che la filosofia migliore sia cercare di subire meno reti, o al contrario farne il più possibile?Più che da futuro allenatore, parlo da ex calciatore. E in particolare da ex difensore: per noi è sempre stato un trauma subire un goal, quindi credo che il miglior attacco sia proprio la difesa. Ad ogni modo, anche le statistiche (che a volte non mentono) dicono che le squadre che subiscono meno goal, sono poi quelle che fanno meglio in campionato.Però il Torino, che l’anno scorso ha subito pochissime reti, in Serie A non ci è andato.Beh, in quel caso le statistiche hanno mentito (ride, ndr). Franco Lerda, invece, è probabilmente di un’altra filosofia: le sue squadre sono votate all’attacco, e il Toro è spesso sbilanciato. Credi che lo sia troppo?Confesso che non ho potuto vedere moltissime partite della Serie B, quest’anno. E comunque non mi permetterei mai di dire ad un mio collega come svolgere il suo lavoro. Ad ogni modo, penso che sia solo una questione di equilibrio. Spesso ci vuole pochissimo, perché saltino le varie dinamiche di gioco. Il 4-2-3-1 mi sembra un modulo molto dispendioso, che bisogna applicare palla a terra e con molti passaggi. Il Torino questo può farlo, ma forse con più qualità in mezzo al campo potrà riuscirci anche meglio.Grazie mille Marco.Grazie mille a voi. Un saluto a tutti i lettori di Toro News!
(Foto: M. Dreosti)
© RIPRODUZIONE RISERVATA