di Valentino Della Casa - Per Stefano Fattori, Torino-Piacenza non sarà una partita come tutte le altre. L’attuale Team Manager del Sassuolo, infatti, non potrà non avere un occhio anche verso lo stadio Olimpico, dove giocheranno due squadre che, nella sua carriera, hanno voluto dire tanto. Fu difensore di quel Toro dei miracoli, che con Camolese centrò le famose otto vittorie consecutive, vincendo il campionato di B nella stagione 2000/2001. Fattori, poi restò altri due anni in granata, e ne fece altrettanti anche prima, dal 1997 al 1999 (in mezzo, la parentesi a Vicenza). Con la retrocessione del Toro (mal) costruito da Cimminelli nel 2003, il giocatore si trasferì a Piacenza, dove segnò anche una rete in 42 presenze, prima di essere ceduto alla Ternana. In esclusiva a Toro News, Stefano Fattori ricorda con noi quegli anni passati, volgendo anche un occhio importante al presente.Stefano Fattori, tanto Torino nella sua carriera, ma con il Piacenza fece tutt’altro che male.Esattamente, in biancorosso io e la mia famiglia ci siamo trovati molto bene, tanto che mi sarebbe piaciuto poter rimanere. I programmi tecnici della società erano però diversi, e quell’anno facemmo meno bene del previsto. La reputo comunque un’esperienza positiva.Paragonabile a quella in granata?Assolutamente no. Posso dire che la maglia del Toro la sento un po’ mia? Sono stati cinque anni di vera passione, dove si può capire cosa voglia dire il tanto citato “Cuore Toro”. Al mio primo anno perdemmo lo spareggio a Reggio Emilia contro il Perugia, una delusione cocente, ma la stagione successiva vincemmo il campionato di B. Ne ho vinti due, in totale, con la maglia del Toro.Infatti il secondo fu quello con Camolese. Com’è possibile un cambiamento così radicale, dopo un inizio così stentato?Premetto che con Camolese fu un campionato davvero esaltante, nonostante qualche mugugno, ricordo, perché le partite venivano vinte praticamente solo per 1a0. Quando il mister arrivò a stagione già iniziata, ci guardammo negli occhi tutti quanti e, piano piano, riuscimmo a creare quella sinergia indispensabile tra gruppo, staff tecnico, dirigenza e tifoseria che ci ha permesso di raggiungere i risultati sperati. Non può esserci nulla di peggiore, in periodo negativo, che mettere in risalto solo e soltanto le cose negative: si rischia di entrare in un tunnel dal quale difficilmente poi si esce.Che partita sarà, secondo lei, quella di sabato all’Olimpico?Molto difficile, per entrambe le squadre. Spero però che il Torino porti a casa la vittoria, e lo faccio per due motivi: il primo, che veramente vorrei rivedere i granata in A, dove meritano di giocare; il secondo, egoisticamente parlando, è che farebbe un grande piacere a noi del Sassuolo, vista la posizione in cui navighiamo e naviga anche il Piacenza.Secondo lei si tratta di un campionato di B anomalo, o questo livellamento era prevedibile?Non credo si debba parlare di eccezionalità per questa stagione. La B è una categoria tosta, molto difficile. Diciamo che le squadre veramente forti, Atalanta e Siena, non hanno tradito, ma sono state brave anche loro a non essere supponenti, ma a scendere in campo con la giusta umiltà, partita dopo partita. Non si può mai dare nulla per scontato, per questo non credo che si tratti di un campionato anomalo.Infine, a Torino gioca un emergente difensore come Angelo Ogbonna. Come lo giudica un ex stopper? È pronto per disputare da titolare un campionato di A?Ogbonna è un calciatore importantissimo per il Toro, ha delle qualità non da poco e si sta confermando dopo l’ottima stagione dello scorso anno. Ha grandi potenzialità il ragazzo, e credo che adesso sia pronto per disputare con continuità partite nella massima serie. Glielo auguro, solo in questo modo, infatti, potrà migliorarsi e maturare ancora, diventando a tutti gli effetti un giocatore di altissimo livello.
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”Torino? Una maglia che sento mia”
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