Dante Mittica è una colonna storica del tifo granata. Classe 1925, è nato in Siria, a Damasco, in quel tempo la nazione africana era una colonia francese. A vent’anni, clandestino nella stiva di una nave, abbandona la Siria e va in Francia. Lì affronta la triste realtà di trovare un lavoro, senza documenti e senza aiuto. Il suo il primo incontro col Toro avviene nel 1949 guardando la partita Italia-Francia, vide i campioni del Grande Torino ed apprezzò le loro splendide giocate. Poco tempo dopo in metrò a Parigi, sbirciando sul giornale, apprese la triste sciagura di Superga, da lì è partita la scintilla. Venne a vivere a Torino e incominciò la sua vita in granata.Mittica, ci racconta com’era la Maratona ai suoi tempi?All’inizio ero insieme ai Fedelissimi con Piero Gay e Ginetto Trabaldo, loro, però, erano troppo tranquilli, il mio sangue arabo aveva bisogno di un tifo più accesso, quindi mi aggregai ai Leoni della Maratona. C’erano delle persone fantastiche come Piero il Macellaio e Cucciolo. Sapendo le lingue ero il loro interprete per le trasferte all’estero e da allora sono il presidente onorario dei Leoni. Poi purtroppo i Leoni si sciolsero fu un triste momento.Come mai si sciolsero i Leoni?Il presidente dei Leoni era Marco Montiglio, eravamo in Inghilterra, per assistere all’incontro Arsenal –Torino, nel 1994. Marco ebbe una cruenta colluttazione con le forze dell’ordine e lo arrestarono. In cella lo picchiarono barbaramente. Dopo pochi mesi tornò in Italia. La prima cosa che fece, sciolse i Leoni della Maratona, così divenni un Ultras Granata.Ha un ricordo di Cucciolo?Ne ho tanti, era un grande amico. Raccontarne uno vorrebbe dire sminuirne gli altri. Eravamo sempre insieme, abbiamo fatto tutte le trasferte possibili e immaginabili, siamo stati ovunque. Mi manca tanto.Lei che ha vissuto i fasti del tifo organizzato, cosa vuol dire essere Ultras oggi?Oggi è triste. Ci hanno tarpato le ali. Non si può più manifestare, non si può più fare niente. Devi solo stare seduto tranquillo e basta. Io continuo ad andare in Maratona, al secondo anello, in balconata, ma non è più come prima.Cos’è il 4 maggio per lei?È un sospiro, un ricordo, un dolore, che si ripete ogni anno.Cosa ha provato quando è stato abbattuto il Filadelfia?Il giorno che è stato buttato giù ero contento, quel birbante di Novelli mi aveva fregato bene. Mi aveva fatto vedere i depliants, mi aveva assicurato una pronta ricostruzione, invece non si è fatto nulla. È stato il primo passo per cercare di eliminare il Toro, abbattendolo volevano toglierci il significato più profondo della nostra fede granata.Riuscirà a rivedere il Filadelfia, riedificato?Io ho avevo due sogni ricorrenti. La Juventus in B e il Filadelfia. Se si avverato il primo, spero che si realizzi anche il secondo.Cosa vuol dire ai tifosi granata?Il Toro ha due tipi di tifosi quelli che danno e quelli che prendono. Io sono un che da e chiedo a tutti di dare.
mondo granata
Dante Mittica, una leggenda in Maratona
Dante Mittica è una colonna storica del tifo granata. Classe 1925, è nato in Siria, a Damasco, in quel tempo la nazione africana era una colonia francese. A vent’anni, clandestino nella stiva di una nave, abbandona...
© RIPRODUZIONE RISERVATA