mondo granata

Il vero granata è un eroe, impavido e sincero

di Guido Regis

 

In quel 1967 – 68 , anno ancora una volta tragico ed incredibile della storia granata, si posero le basi per la costruzione di una grande squadra.

Pulici c’era gia, ma dietro le...

Redazione Toro News

di Guido Regis

In quel 1967 – 68 , anno ancora una volta tragico ed incredibile della storia granata, si posero le basi per la costruzione di una grande squadra.

Pulici c’era gia, ma dietro le quinte, due anni dopo arrivo’ Claudio Sala, l’anno successivo il Giaguaro e proprio all’esordio dell’anno 71 – 72 Orfeo Pianelli tenne un famoso discorso da vero granata, nel quale disse alla squadra «Pretendo che mangiate l'erba, che usciate dal campo a testa alta, con le maglie intrise di sudore. Non voglio sentire nessuno lamentarsi, non voglio discussioni contro questo o quello. Entrate in campo e fate il vostro dovere fino in fondo. E niente vittimismo se qualche volta le cose potranno andare storte».

Alla guida del Toro c’era il Colbacco ed intorno alla ventiseiesima giornata, dopo una rimonta strepitosa, eravamo primi. Poi la stanchezza ed i soliti “addomesticamenti” ci costrinsero alla seconda piazza con un solo punto di distacco, manco a dirlo, dalla gobba e a pari merito con il Milan.

Cambiammo anche due allenatori, prima Giagnoni e poi Fabbri.

Nella più classica tradizione tragica ed eroica granata, Giorgio Ferrini fu chiamato a fianco di Valentino Mazzola e di Gigi Meroni a godere di quella rimonta. Un aneurisma cerebrale gli impedì di stare seduto sulla panchina e di festeggiare con tutta la fisicità che lo aveva caratterizzato nella sua breve vita.

Il tifoso granata è un eroe.

Quella partita la condivisi sugli spalti con Enrico, un mio compagno di scuola granata con il quale, pensate un po’, due anni più tardi ebbi un brutto incidente motociclistico che mi sfasciò il ginocchio impedendomi di coronare un personale sogno calcistico.

Al termine della partita ci recammo a piedi dal Comunale a Piazza San Carlo fasciati di bandiera granata e festeggiammo fino a sera, dopo aver chiamato le nostre mamme da una delle tante cabine telefoniche disposte all’epoca in città.

Sono passati quarant’anni da quel 67 – 68 e più di trenta dall’ultimo scudetto.

Molti esseri umani hanno l’abitudine di affermare “ le cose sono cambiate” “oggi non ci sono più i valori di una volta”, quando pensano agli anni trascorsi ed ai periodi della gioventù. Ci si convince sempre che “prima” il mondo fosse diverso e migliore, avvertendo il cambiamento come un globale peggioramento non accettando di rapportarlo al proprio invecchiamento fisico.

Mi viene in mente una poesia di Montale sulla “ caduta dei valori”:

L’ermetico poeta, si scaglia contro un giovane “laureato” in bioetica ( oggi esisteranno anche i baccalureati brevi ?) che denuncia nella sua banale tesi, una caduta dei valori etici e morali, e gli rammenta in sostanza che l’uomo da sempre si è caratterizzato per orripilanti esempi di incivile “assenza di valori”.

Montale era un “pessimista” ed in fondo questa poesia in parte lo vedeva incongruente con la sua nota nostalgia per gli ideali romantici e positivisti.

A mio parere fingeva, proprio perché spesso deluso, di non credere nell’affermarsi di alcuni valori etici e morali nell’umanità. Aveva però ragione a non condividere il rimpianto quotidiano della gente comune per tempi migliori, in quanto tali apparivano solo perché si era più giovani ma non perché si fosse circondati da un mondo più nobile.

I valori etici e morali esistono e non è il tempo che li modifica o mortifica.

L’onestà, la nobiltà d’animo, la sincerità, l’altruismo, il coraggio e chi più ne ha ne metta, resistono nel tempo e sono stati, sono e saranno calpestati da chi non li ha mai posseduti, migliaia di anni prima di Cristo così come nei millenni futuri.

Essere granata da oltre cent’anni è un valore, un esempio, che resiste e resisterà.

Oggi un vero granata adora la squadra degli Angeli e Ferruccio Novo, ama Pianelli ed i suoi ragazzi “ mangiatori d’erba”, non rimpiange Borsano ( con il primo Moggi annesso), ha imparato cosa vuol dire sopportare i Goveani ed i Vidulich, rispetta l’onestà d’intenti di Romero e Cimminelli, magari rileggendosi i nomi dei giovani talenti della primavera granata sotto la guida di questi due signori e andando a vedere quanti di loro siano oggi considerate delle ambite realtà del calcio italiano.

Un tifoso granata è criticamente grato a Cairo ma non gli scrive “tira fuori i soldi”, pretendendo che competa a suon di milioni di euro con chi, è notorio, li estorce e non li guadagna, soprattutto in un periodo a rischio recessione.

Semmai si scoccia se nota confusione in un progetto, se avverte uno scarso attaccamento alla maglia, se legge o ascolta affermazioni di chicchessia volte a ferire e distruggere, non a costruire, se è costretto a pagare cari abbonamenti per sostenere la sua squadra, sapendo che ci sono regalie a personaggi per nulla legati al Toro, se si accorge in sostanza di essere preso in giro.

Il tifoso granata è un eroe libero come una farfalla che non ha timore di ritorsioni nell’usare toni forti e parole dure, in queste occasioni.

Ma sempre e comunque “ scende da dodicesimo in campo “ a competere impavido, non temendo nessuno e nulla, accettando con fierezza di essere sconfitto con un calcio di rigore inesistente, o con un gol segnato in fuorigioco.

Il tifoso granata impazzisce di gioia quando, contro la sorte avversa, si riescono ad infilare quattro gol alla gobba o e le si rimontano cinque punti in sei partite per vincere uno dei pochi titoli di Campione d’Italia che la storia del calcio nostrano possa annoverare tra quelli non truccati.

Il vero granata è da sempre un eroe impavido, onesto, sincero, libero come una farfalla a cui è impossibile recidere le ali.

Guido Regis

Presidente del Toro Club C.T.O. Claudio Sala