Michele Mangosio è un granata vero, poche parole, la giusta rabbia e nessuna voglia di arrendersi al destino. Avete presente la mollezza e la paura con cui i nostri eroi giocano i derby da 18 anni a questa parte? Ecco, l’esatto contrario. La vita non è stata generosa con lui, ma ha tenuto duro e lo scorso novembre ha vinto lo scudetto: la sua Laura gli ha regalato il bellissimo Mattia, centravanti di sfondamento del Toro che verrà. Il percorso di Michele non poteva non prevedere il tricolore, è nato nel 1976, anno di grazia e di gemelli del gol.E dopo lo scudetto, un altro successo, la pubblicazione di “Prigioniero di una fede” (Novantatico editrice, euro 16, pag. 137). Finalmente un libro originale sul Toro, un connubio al contempo spietato e delicato tra curva e musica, tra cori e tracce da recensire. Mangosio volteggia tra gli idoli di una vita, da Ozzy Osbourne a Leo Junior, dai Black Sabbath agli UG Liguria con la veemenza di chi è granata dentro, oltre le vittorie, oltre le sconfitte, granata perché sì, granata perché esistono altre squadre?Un libro onesto, autentico, pulito. Dorigo palo, Perugia in A e noi all’inferno. Un altro maledetto anno di serie B si srotolava davanti ai nostri occhi: “Il viaggio di ritorno fu deprimente. Avevo la nausea tipica del dopo sbornia triste, mentre attorno a me gli altri fumavano e si sconvolgevano per dimenticare il Toro e una vita di sconfitte. Ma la vita è piena di partite perse, l’importante è uscirne fieri e coscienti che hai fatto il tuo! L’importante è che tu abbia cantato, urlato, picchiato per far vedere al mondo che sei vivo…” Parole forti, parole di un mondo ultras in via d’estinzione.E poi momenti di poesia: “..Mi infilavo le cuffie e camminavo per la spiaggia, soprattutto in inverno, quand’era deserta. Dà un senso di pace e spiritualità ritrovata, e dopo le mareggiate è ancora più bello, perché i vecchi del posto mi avevano fatto notare che in riva puoi trovare l’oro, quello di catenine, anelli, orologi e monete perse dai bagnanti nella stagione estiva. Mi ricordo ancora quella volta in cui ascoltavo un pallosissimo cd dei Genesis e raccolsi una collana. Esultai come se fossi stato in Maratona. Inginocchiato sulla riva del mare…”“Prigioniero di una fede”, proprio così, l’infanzia a Torino, la gioventù a Finale Ligure, il futuro chissà. Magari in Sardegna, dove Michele pensa di andare a vivere con la famiglia. La geografia può cambiare, il cuore no: quello è marchiato a sangue, quello è granata.Marco Cassardo
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Marco Cassardo presenta ‘Prigioniero di una fede’ di Michele Mangosio
Michele Mangosio è un granata vero, poche parole, la giusta rabbia e nessuna voglia di arrendersi al destino. Avete presente la...© RIPRODUZIONE RISERVATA
Michele Mangosio è un granata vero, poche parole, la giusta rabbia e nessuna voglia di arrendersi al destino. Avete presente la...
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