Ho sempre avuto un debole per chi sa arrossire. Per chi non fa troppi calcoli. Per chi corre il rischio, sceglie e, poi, si prende tutta la responsabilità. Per chi sa stupirsi. Fedele e genuino. Nonostante tutto.
mondo granata
Toro, finalmente al tuo fianco!
Ho...
Non avevo più di dieci anni, quel tredici maggio del 1992. La sedia al cielo d’Olanda, alzata come “strumento da osteria” da Emiliano Mondonico, la ricordo eccome. Nella mente di un bambino, quella squadra coraggiosa e sfortunata, aveva alzato la Coppa. Ma più di ogni cosa, aveva stupito. Troppo ingiusto e troppo bello, il calcio, per rimanere insensibili alla folgorazione. E così, grazie pure a quel mix di magia e scalogna, di pali-traverse-imprecazioni-ingiustizie-sudore, quel bambino modenese di dieci anni aveva deciso: da grande farò il giornalista.
Parte da Cavezzo, piccolo borgo di settemila anime, e inizia a scrivere subito per la Gazzetta, corrispondente giovanissimo per i tornei estivi. Ma lo stupore (vedete, si torna sempre lì…) è tutto per il giornalismo televisivo. E così, nell’anno di grazia 2006, approda in tv, a Trc-Telemodena. C’è il Modena che da la caccia ai playoff, c’è il Mantova e tutto il resto, ma - casi della vita - c’è anche la cavalcata del gruppo di De Biasi, culminata in una serata portentosa di supplementari ed emozioni.
Dal Modena al Sassuolo, qualche anno dopo. Telecronista, conduttore di trasmissioni e telegiornali, intervistatore, sempre sulla strada del Toro. Fino al 2010, anno in cui le parallele si toccano e parte “Il piano di sotto”, rubrica scritta su questo portale e televisiva su Rete7. Già, proprio quel piano di sotto nel quale il Toro si sentiva precario e che ora non c’è più.
Ora si parla di serie A e di stupire. Di nuovo. Sul campo, loro, i granata. Qui, con le parole, noi. Vi stupiremo, partendo dall’ottima base che ci lascia Alessandro, amico prima che collega. Vi stupiremo presto, perché il Toro e la serie A richiedono questo. Sempre di più e sempre meglio. Senza ignorare il passato. Meravigliando, arrossendo, riassaporando emozioni che ti sembrano di una vita fa... Con gli occhi di un bambino di dieci anni e una fede pazza ed incrollabile nel cuore.
Luca Sgarbi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ho...
Non avevo più di dieci anni, quel tredici maggio del 1992. La sedia al cielo d’Olanda, alzata come “strumento da osteria” da Emiliano Mondonico, la ricordo eccome. Nella mente di un bambino, quella squadra coraggiosa e sfortunata, aveva alzato la Coppa. Ma più di ogni cosa, aveva stupito. Troppo ingiusto e troppo bello, il calcio, per rimanere insensibili alla folgorazione. E così, grazie pure a quel mix di magia e scalogna, di pali-traverse-imprecazioni-ingiustizie-sudore, quel bambino modenese di dieci anni aveva deciso: da grande farò il giornalista.
Parte da Cavezzo, piccolo borgo di settemila anime, e inizia a scrivere subito per la Gazzetta, corrispondente giovanissimo per i tornei estivi. Ma lo stupore (vedete, si torna sempre lì…) è tutto per il giornalismo televisivo. E così, nell’anno di grazia 2006, approda in tv, a Trc-Telemodena. C’è il Modena che da la caccia ai playoff, c’è il Mantova e tutto il resto, ma - casi della vita - c’è anche la cavalcata del gruppo di De Biasi, culminata in una serata portentosa di supplementari ed emozioni.
Dal Modena al Sassuolo, qualche anno dopo. Telecronista, conduttore di trasmissioni e telegiornali, intervistatore, sempre sulla strada del Toro. Fino al 2010, anno in cui le parallele si toccano e parte “Il piano di sotto”, rubrica scritta su questo portale e televisiva su Rete7. Già, proprio quel piano di sotto nel quale il Toro si sentiva precario e che ora non c’è più.
Ora si parla di serie A e di stupire. Di nuovo. Sul campo, loro, i granata. Qui, con le parole, noi. Vi stupiremo, partendo dall’ottima base che ci lascia Alessandro, amico prima che collega. Vi stupiremo presto, perché il Toro e la serie A richiedono questo. Sempre di più e sempre meglio. Senza ignorare il passato. Meravigliando, arrossendo, riassaporando emozioni che ti sembrano di una vita fa... Con gli occhi di un bambino di dieci anni e una fede pazza ed incrollabile nel cuore.
Luca Sgarbi
© RIPRODUZIONE RISERVATA