"I Derby degli anni '30 ricalcano le situazioni di classifica e di organico delle due squadre torinesi. Sono derby di autentica passione per i granata, che per la prima volta nella loro storia rimangono senza vittorie in una stracittadina per ben otto anni (l'ultimo derby vinto dal Toro datava infatti 6 maggio 1928). A rileggere oggi i marcatori di quei derby si capisce bene anche il perché di un simile digiuno: le firme bianconere nelle stracittadine sono una sfilata di quanto più leggendario il calcio italiano produsse in quegli anni; da Cesarini (che proprio al Filadelfia in una partita della Nazionale inventò la sua zona, segnando allo scadere) a Giovanni Ferrari (che in quegli anni contendeva a Baloncieri la palma di miglior mezz'ala della Storia), da Borel (che più tardi lascerà un segno anche nella storia del Torino) a Mumo Orsi e Luis Monti.
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Toro, quando Gabetto giocava per gli altri
Vej Turin / Derby e supremazia cittadina negli anni '30
"Il Toro, da parte sua, affrontava la stracittadina con una squadra dapprima invecchiata (i primi anni '30 sono quelli in cui, uno dopo l'altro, i campioni granata del 1928 salutano e se ne vanno) e poi con giovani talenti in cerca di esperienza. Troppo, quindi, il dislivello tra le due squadre, anche se il Toro riuscì qualche volta bloccare la Juventus sul pareggio, mettendo in campo forza e orgoglio.
"Il 4 Ottobre 1936 l'incantesimo si ruppe. Al Filadelfia il Torino sconfisse la Juventus in una gara in cui il braccio di ferro tra le due parti durò solo un quarto d'ora; poi i granata presero l'iniziativa del Match. Rispetto alle stagioni passate ora i ruoli tra le due torinesi si erano invertiti: il Torino era la squadra grintosa e fisicamente straripante mentre la Juventus giunta alla fine del suo ciclo vincente si muoveva disunita e confusa. A venti minuti dall'inizio Bo, il capitanino, s'infilò tra Rava e Varglien, calciando e segnando un gol subito annullato per fuori gioco. Una decisione che avrebbe potuto tagliare le gambe, ma non a questo Torino, che riprese a macinare il proprio gioco: un assedio granata, con le ali infilate nella difesa bianconera e le mezz'ali attaccate ai terzini avversari, pronte a colpire alla prima palla buona. L'intervallo sembrò propizio alla Juventus per recuperare lucidità. La ripresa non cambiò però il copione della gara, con i granata più tosti e veloci, mentre là davanti la giovane promessa bianconera Gabetto, che pur aveva impegnato seriamente Maina a inizio gara, non vedeva l'ombra di un pallone. Al quattordicesimo del secondo tempo il gol: Silano, porta palla e la libera verso destra, dove Baldi calcia. Amoretti para ma non blocca, la palla resta lì e Galli insacca, facendo tremare il Filadelfia, dove i sostenitori granata saltano, gridano e festeggiano. Galli, match winner, finisce in rete lui stesso, dove viene abbracciato dal suo capitano, Bo, e immortalato dai flash dei fotografi. Con il suo gol non sigla solo il derby del riscatto, ma porta anche il Torino in vetta alla classifica. Due soddisfazioni in una.
"Stagione di grazia, quella, per il Torino, che sbancò anche il derby di ritorno, 2-1 con sigillo finale sempre di Remo Galli, il cui pallone entrò in porta e se ne uscì da un buco nella rete. Galli, che scrisse le sue pagine calcistiche migliori con il Modena dove fu capocannoniere in B, non riuscì a confermarsi ad alti livelli anche in Serie A, dove la sua storia con il Torino durò solo due anni. Troppo leggerino per i marcatori che si trovò addosso, non ebbe più gli stessi guizzi contro la Juventus quando tornò a giocarci contro nel 1939, di nuovo con la maglia dei canarini modenesi.
"Nell'ultimo quinquennio degli anni '30 i derby ritornarono a essere partite combattute. Il Torino, dopo aver vinto due derby su due, ricevette lo stesso trattamento dalla Juventus in Coppa Italia, nella stagione 1937-38. Tra le fila bianconere si stava facendo strada un giovane torinese, impomatato ed estroverso come un sudamericano, Guglielmo Gabetto; una vera spina nel fianco per la difesa granata. Il Barone, immortale tra gli immortali di Superga, durante la sua militanza juventina centrò più volte la rete granata, facendo recitare bestemmie ai tifosi al Fila (pronti a dimenticarsene non appena Gabetto vestì la maglia del Toro). In Coppa Italia, quella stagione, le due squadre si affrontarono in finale, dopo aver superato le compagini milanesi (il Torino superò il Milano dopo i tempi supplementari). Nella seconda partita, giocata allo stadio Mussolini, il Toro doveva recuperare due gol di scarto (all'andata i bianconeri si erano imposti 3-1 al Filadelfia), e quando al ventesimo Baldi marcò la rete granata, furono molti i sostenitori che iniziarono a sperare nella rimonta. Fu invece lui, il Barone, a spegnere gli entusiasmi sette minuti più tardi quando andò a rete sfruttando al massimo un traversone di Borel. Al trentottesimo fu sempre il giovane Gabe a mettere la partita sottoghiaccio, sfruttando un pessimo piazzamento della difesa granata insaccò il 2-1, chiudendo di fatto l'incontro.
"Neanche il diavolo Gabetto poté nulla, però, quando nel derby successivo (il 15 gennaio 1939) il Toro si vendicò beffardamente. In una partita in cui la Juventus dominò per gioco e occasioni i granata seppero aprire le marcature (1-0 di Gaddoni) e quando vennero superati da Gabetto pareggiarono (2-2 di Ferrero) e all'ultimo secondo vinsero: 3-2 per il Toro quasi sul triplice fischio. Anche questo è il derby della Mole.
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