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Trent’anni fa la finale di Amsterdam: tre legni e la sedia al cielo di Mondonico

Trent’anni fa la finale di Amsterdam: tre legni e la sedia al cielo di Mondonico - immagine 1

Era il 13 maggio 1992 quando il Torino pareggiò 0 a 0 la finale di ritorno di Coppa Uefa contro l'Ajax e perse il trofeo

Andrea Calderoni

Trent'anni. Tre decenni. Ecco quanto è passato da quel 13 maggio 1992 giorno di una delle finali più incredibili della storia del calcio. Protagonista in negativo? Il Torino, come tutti i lettori di Toro News ricorderanno. Fu una notte che ancora oggi rivive nella mente di migliaia di tifosi. Una gara ricca di fotografie, una su tutte: la sedia alzata da mister Emiliano Mondonico. I granata persero la finale di Coppa Uefa senza perdere nè all'andata nè al ritorno contro gli olandesi dell'Ajax. L'andata il 29 aprile finì 2 a 2: Jonk per l'Ajax, Casagrande per il Torino, Pettersson dal dischetto per gli olandesi, ancora Casagrande all'84' per i granata.

Al ritorno terminò 0 a 0 ad Amsterdam ma fu una partita nella quale la sfortuna del Torino toccò cime raramente esplorate da una formazione di calcio nell'arco di 90 minuti. Le conclusioni di Walter Casagrande, Roberto Mussi e Gianluca Sordo vennnero infatti respinte rispettivamente due volte dal palo e una dalla traversa.

Rivivere quelle immagini a distanza di trent'anni regala sempre un brivido. Era il Torino del presidente Borsano, del direttore tecnico Moggi, di mister Mondonico. Era il Torino che ad Amsterdam si schierò con Marchegiani, Mussi, Cravero, Fusi, Benedetti, Vazquez, Venturin, Scifo, Policano, Lentini e Casagrande (subentrati: Sordo e Bresciani. A disposizione Di Fusco, Cois, Vieri). Come detto, il gesto più iconico di una giornata storica, nonostante l'esito nefasto del doppio confronto, lo fece l'indimenticato e indimenticabile Mondonico che alzò al cielo la celeberrima sedia dopo un contatto alquanto sospetto nell'area dell'Ajax (fu atterrato capitan Cravero).

L'incredibile storia di questa finale contro l'Ajax è straordinariamente intensa che ancora oggi, sebbene il trofeo sia andato in Olanda e non sotto la Mole, viene ricordata e tramandata. Probabilmente solo un club come il Torino, dotato di una storia unica, affascinante e tragica, poteva perdere così una finale europea, tra legni colpiti e decisioni arbitrali alquanto discutibili. E la ferita resta ancora aperta nei protagonisti di quella battaglia che al triplice fischio espressero tutto il loro commosso sgomento.

Trent'anni, tre decenni, tanto è passato da quel match che ancora tutti in casa Torino ricordano e probabilmente non potranno dimenticare mai.