mondo granata

Un Toro giovane e di belle speranze

Riceviamo una lunga e interessante missiva da un lettore, che fa un po' il punto di questo Toro di Cairo, nel quarto anno dopo il fallimento e in un momento-spartiacque della stagione (e forse non solo della stagione) della...

Redazione Toro News

"Riceviamo una lunga e interessante missiva da un lettore, che fa un po' il punto di questo Toro di Cairo, nel quarto anno dopo il fallimento e in un momento-spartiacque della stagione (e forse non solo della stagione) della squadra granata.

"Metà febbraio inoltrato, e campionato ormai avviato verso la fase decisiva, lasciano ai tifosi e alle cronache dei post-partita dell’ultimo mese un Torino in ripresa. Ripresa incompleta, in termini di classifica, figlia di una vittoria che tarda ad arrivare. Ripresa incoraggiante, a livello più ampio, considerando quello che la poco allettante candidatura del sedicente Ciuccariello alla presidenza granata ha lasciato in eredità ai tifosi. Forse qualcuno, che in cuor suo sperava nell’entrata in scena dell’ennesimo salvatore della patria (in quanto a dichiarazioni ed intenti programmatici, quantomeno), si è sentito un po’in colpa o forse in debito di fiducia verso Cairo, in seguito alla grottesca conferenza stampa degli avvocati che illustravano il programma un po’abbozzato del misterioso compratore. Va però considerato forse con più attenzione quanto sta facendo Cairo, dopo anni di alti e bassi, serie B e squadre allestite in maniera mai competitiva, con organici infarciti di giocatori mediocri, avanti con l’età, in prestito o comunque sempre e solo di passaggio in quel di Torino.

"Dovesse ottenere la terza salvezza consecutiva, facendo gli scongiuri del caso, il Toro di Cairo potrebbe, a mio avviso, lasciar razionalmente intravedere il proverbiale bicchiere mezzo pieno, volendo fare un bilancio della sua gestione. Mezzo pieno perché la società è in salute, ha conquistato nel primo anno dell’era Cairo la promozione riuscendo ad aprire un ciclo di stabile permanenza in serie A, scongiurando immediatamente i rischi connessi agli scenari meno augurabili (fallimento o addirittura acquisto del marchio e dei trofei da parte di qualche sciacallo o avventuriero), gettando le basi per un futuro che non può che riservare cambiamenti in positivo, in termini di risultati e crescita della squadra. Intanto dopo anni di squadre allestite con giocatori a fine carriera (forse come i vari Diana, Ventola, Barone, Franceschini e Di Loreto di oggi, anche questo va detto), o di scarsa caratura (di nuovo, forse a Pratali, ad esempio, fischieranno le orecchie), finalmente la rosa sembra costruita per crescere come collettivo, negli anni a venire.

"Tanto per cominciare da due anni tra i pali strappa applausi (nonostante alcune critiche ingiuste, a mio avviso) Matteo Sereni, uno da Toro. In difesa la stagione 2008/2009 ha visto inoltre nascere un potenziale campione del futuro, quell’Angelo Ogbonna che a dispetto dei suoi 20 anni (classe ’88), ha fisico e grinta da vendere, buon passo, personalità, un piede sinistro e una capacità di cross non indifferenti, e margini di miglioramento che fanno ben sperare. E notizia ancor più importante, è un giocatore del Toro, non è in prestito, non è di proprietà di qualche grande squadra che l’ha mandato a maturare sotto la Mole, ma già una realtà nonché un patrimonio della società di Via Dell’Arcivescovado. Il mercato di riparazione ha poi ri-portato in Granata Paolo Hernan Dellafiore, centrale veloce e di buona tecnica, giovane (classe ’85), che se acquistato a titolo definitivo può rappresentare una certezza per il futuro. Cresciuto calcisticamente nell’Inter, e già nel giro di tutte le nazionali giovanili ( Under 16, Under 20, Under 21, Nazionale Olimpica), è sicuramente un giocatore su cui puntare. Bene anche Colombo, seppur con alti e bassi, alla prima vera stagione in serie A appare in costante crescita, a dimostrazione di come investimenti oculati ed attenzione al mercato della serie B possano rappresentare un modo di investire produttivo.

"Buoni gli acquisti d’inizio stagione, tutto sommato. Dzemaili è già un idolo della tifoseria, non a caso il telefonino di Cairo pare subissato di richieste dei tifosi che lo implorano di riscattarlo: con 2 milioni di euro può diventare un giocatore del Toro e i consensi unanimi dimostrano che può essere uno dei leader della squadra, nel presente e, soprattutto, in proiezione futura (il nazionale svizzero è nato nell’ 87). Abate (classe ’86), stabilmente nel giro dell’Under 21, è in crescita costante, prova né è il primo gol in campionato segnato contro la Lazio. Certo è di proprietà del Milan, ma la speranza di tifosi e società può diventare quella di una conferma, o magari addirittura di un acquisto che sarebbe sicuramente un colpo di primissimo livello. Considerando il poco spazio che troverebbe a Milano, chiuso dai vari Seedorf, Kakà, Ronaldinho, e non ultimo, probabilmente Beckham. Anche il nazionale austriaco Saumel (classe ’84), purtroppo momentaneamente messo da parte da Novellino, sembra essere un acquisto azzeccato. Il bicchiere torna ad essere mezzo pieno se pensiamo a come il Toro abbia ora in rosa diversi nazionali (Dzemaili, Saumel, Abate), cosa che non accadeva da tempo. La società sta alzando lentamente il profilo della rosa e sta costruendo una squadra che in prospettiva futura appare poter regalare soddisfazioni ai tifosi tutti. Bianchi è stato certo l’acquisto più caro e quindi più discusso, ha faticato ma pare anch’egli in crescita.

"Insomma i presupposti per vedere un Torino convincente nelle prossime stagioni paiono esserci, non dimenticando i vari Rubin, forse ancora un po’ acerbo e leggero ma anch’egli già convocato in Under 21, il promettente Davide Bottone (classe ’86), che sta disputando un’ottima stagione in prestito al Vicenza, in serie B, e il giovane Malonga, emigrato a Foggia per farsi le ossa, ma che ha già mostrato numeri da campione in erba al pubblico dell’Olimpico. Non a caso addirittura l’Arsenal di Wenger pare gli avesse messo gli occhi addosso, così come pare abbia seguito anche Ogbonna, e il capitano Rosina. Già, il capitano Rosina, quarta stagione in maglia granata, (131 presenze e 32 gol tra A e B, considerando anche i play-off con relativo gol nel 2006, più 7 presenze e 5 gol in coppa Italia, per un totale di 138 presenze e 37 gol in maglia granata) , giocatore di indiscusso talento, fedele alla causa, insomma, il toro cercava una bandiera da tempo, forse l’ha trovata. Di questo il Toro ha bisogno, di giocatori che a Torino vogliano crescere assieme al Toro tutto, che non siano sempre e solo perennemente di passaggio, ma che s’innamorino della maglia granata così come la tifoseria si augura. Anche, e forse, soprattutto per questo, fa piacere vedere la fascia di capitano al braccio del piccolo fantasista granata.

"Insomma la squadra è giovane, e sta crescendo, non dimentichiamoci poi che anche il presidente è giovane, essendo alla prima esperienza nel calcio. Nonostante alcuni errori e critiche varie, appare quantomeno sempre pronto a mettere la faccia, oltre che investire più di quanto non si sia fatto in passato (pensiamo comunque al riscatto di Rosina, agli acquisti di Bianchi, Dzemaili, Saumel). Ma, cosa più importante, anch’egli sembra in crescita: preso atto di alcuni errori evidenti (il prestito oneroso di un Recoba a fine carriera che toglieva spazio a Rosina, senza essere mai incisivo, ad esempio; alcuni errori di mercato come il costoso acquisto del mediocre Abbruscato, o l’ultimo arrivato, il disastroso Pratali), ha messo ha segno un colpo di mercato davvero importante ingaggiando Rino Foschi, uomo di Calcio dalla comprovata esperienza, come direttore sportivo.

"Insomma quello che lotta per salvarsi quest’anno è certo un Toro che ancora ha dei problemi, certo lontano da quello che ricordano i tifosi un po’più avanti con gli anni, ma allo stesso tempo altrettanto piacevolmente distante da quello della gestione Cimminelli. Insomma: rosa, società e presidente, sono giovani, ma stanno crescendo, per questo il bicchiere è mezzo pieno. Forse solo l’allenatore reintegrato in fretta e furia, forse più per dare una scossa all’ambiente che non per effettiva convinzione (era ancora sotto contratto fino a giugno), pare un po’ fuori posto in questa squadra che vuole crescere. La sistematica esclusione di Saumel in virtù del mediocre Zanetti (che ha collezionato vari soprannomi poco carini, quali “piedi a incudine”, e così via), alcuni cambi un po’ rinunciatari nei finali di partita, e la fiducia apparentemente mai completa data ai più giovani, hanno fatto mugugnare i tifosi più di una volta. Certo è ormai che lo avremo almeno (dicono gli estimatori), o ce lo terremo fino (dicono gli scettici), a giugno, poi si vedrà. A lui la possibilità di convincere i tifosi, o di lasciar spazio a qualcuno che porti una ventata di novità, o un progetto tattico convincente.

"Quello che continua ad essere una costante è però sempre l’attenzione dei tifosi e del popolo granata che segue la squadra sempre e comunque, in casa e in trasferta, sommergendo di messaggi il presidente, inviando lettere e commenti sui blog e continuando a seguire il Toro, che continua ad essere di tutti. Certo è risaputo che in Italia siamo tutti allenatori, ma il fatto positivo sembra essere constatare che finalmente quest’anno c’è qualcuno da mandare in campo, e che i tempi delle meteore che facevano le fortune di “Mai Dire Gol” (Ivic, Ipoua, Florjancic, Lazetic, e così via…) quantomeno sembrano lontani.

"Mezza squadra del domani sembra già esserci, qualche innesto di qualità, unito alle conferme decisive degli uomini chiave di quest’anno, e ovviamente alla conquista della salvezza in campionato, potrebbero riempire finalmente il bicchiere. La speranza è quella di berselo tutto d’un fiato a giugno, e di vivere un 2009/2010 senza rischiare ritorni di disidratazione, vedendo finalmente una squadra con un’identità stabile e magari ancora Rosina, Bianchi, Ogbonna, Rubin, Dellafiore, Dzemaili e Abate, rendere onore alla maglia granata. Per il resto, già da ora si vive la vigilia del derby al torneo di Viareggio, in cui una primavera sorprendente sta mettendo in vetrina i campioni di domani, chissà che forse non ci sia bisogno di viaggi in Sudamerica o operazioni di mercato ulteriori per completare la squadra, vedendo quello che pare esserci in casa.

"Alberto Martin