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10 luglio 2017: il Torino torna al Filadelfia. Che ne sia all’altezza…

Editoriale / La squadra granata torna a lavorare sul suo campo storico 23 anni dopo la chiusura

Gianluca Sartori

Chissà cosa penserà Andrea Belotti al momento di entrare sul campo che era la casa di Julio Libonatti, Valentino Mazzola e Paolino Pulici; se Adem Ljajic avrà un brivido nel calpestare l'erba su cui davano spettacolo Denis Law, Gigi Meroni e Martin Vazquez; se Sinisa Mihajlovic avvertirà l'onore di essere il primo a dirigere un allenamento lì dove si sgolavano Lievesley, Rocco e Mondonico. Il Torino torna ad allenarsi al Filadelfia 23 anni dopo la sua chiusura del 27 settembre 1994 e già questo basta per avere la percezione del fatto che quanto avverrà oggi è di per sè un evento storico. All'interno di quelle mura, il club granata oggi è formalmente solo un ospite - sul tema stendiamo un velo pietoso e rinviamo i giudizi al momento in cui il contratto d'affitto sarà firmato - ma è bello pensare che il Torino possa tornare a trarre nuova linfa dal suo passato per sperare di tornare a vivere grandi momenti.

Il rovescio della medaglia è che adesso col suo passato il Torino sa anche di doversi confrontare. Dal 1994, anno in cui il Filadelfia fu dichiarato inagibile, è iniziato il ventennio più duro della storia granata: sarà un caso, o forse no. Sicuramente, in quel posto si respira profumo di passione e magia di calcio vero, ma non basta il fatto di tornare a farne la casa del Torino per cambiare la storia del club. Occorrerà dimostrare di essere all'altezza della storia del Filadelfia, sia fuori dal campo - perchè no, anzitutto in sede di calciomercato - che dentro il campo. Mihajlovic si è sempre detto convinto che il nuovo centro sportivo potrà dare qualche punto in classifica in più in quanto da solo farà capire ai giocatori l'importanza della maglia che indossano. Vedremo se sarà così.