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1996: l’esempio da non seguire

di Gianluca Sacchetto

Eccoci arrivati alla terza puntata relativa al modus operandi delle varie dirigenze per ricostruire il Toro appena retrocesso dalla massima serie. Dopo 1959 e...

Redazione Toro News

"di Gianluca Sacchetto

"Eccoci arrivati alla terza puntata relativa al modus operandi delle varie dirigenze per ricostruire il Toro appena retrocesso dalla massima serie. Dopo 1959 e 1989, ora parliamo dell’anno 1996, l’esempio sicuramente da seguire nel minor modo possibile dalla società attuale, visti i risultati ottenuti. Se infatti, nei due precedenti articoli avevamo parlato di squadre fatte con cognizione di causa e in grado di ottenere immediatamente la risalita in serie A, il discorso in questo caso è completamente diverso.

"L’organico è costruito all’insegna del risparmio e, nonostante la cessione di alcuni giocatori importanti, quali Abedì Pele, Angloma, Rizzitelli, in entrata si registrano movimenti minori. L’unica buona novella è rappresentata dall’acquisto di Marco Ferrante, che si mette in luce già nelle amichevoli pre-campionato. L’attaccante romano tiene in corsa promozione i granata per buona parte della stagione, prima di crollare insieme ai compagni nel mese di marzo. Si prova anche a dare una scossa tecnica, con l’esonero di Sandreani. L’arrivo di Vieri, però, non porta a risultati positivi e per il Toro arriva il nono posto finale in serie cadetta. Il peggior risultato della storia granata fino ad allora.

"L’unica nota positiva sembra essere quella del cambio al timone della società. Una cordata di imprenditori genovesi, con Vidulich a capo, rileva infatti le quote di Calleri, con promesse di ricostruzione del Filadelfia e di riportare il Toro ai fasti di un tempo. A distanza di 13 anni, però, sono ancora da mantenere.