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Abbiati e Abate: dal ‘divertimento’ alla retrocessione

Nella rosa del Milan che domenica sbarcherà all’Olimpico per la sfida contro il Toro figurano due nomi che i tifosi granata ricordano bene: Christian Abbiati e Ignazio Abate. Due ex con avventure diverse a Torino, ma segnate da un...

Redazione Toro News

Nella rosa del Milan che domenica sbarcherà all’Olimpico per la sfida contro il Toro figurano due nomi che i tifosi granata ricordano bene: Christian Abbiati e Ignazio Abate. Due ex con avventure diverse a Torino, ma segnate da un unico comune denominatore: l’appartenenza a due formazioni granata (quella del 2006/2007 l’uno, del 2008/2009 l’altro) che con i tifosi non sono mai riuscite a creare un feeling eccezionale.

IL SUICIDIO IN UNO SLOGAN – Abbiati fu uno degli acquisti della campagna estiva cairota destinata ad entrare nella storia non tanto per l’oculatezza degli investimenti, quanto per un avventatissimo slogan: ‘Quest’anno ci divertiamo’. Presto queste parole sarebbero diventate per molti tifosi del Toro la sintesi del ‘modus operandi’ del Presidente.Quella squadra non fu proprio divertente, ma per fortuna neanche da strapparsi i capelli. Malgrado il solito valzer delle panchine (De Biasi – Zaccheroni – De Biasi bis) e le sei sconfitte consecutive infilate all’inizio del girone di ritorno che facevano prevedere il peggio, il Toro riuscì a salvarsi con una giornata di anticipo vincendo a Roma contro i giallorossi con un 1-0 firmato Muzzi.Abbiati in quella stagione incassò 42 reti e non sembrò mai integrarsi del tutto con l’ambiente. Se fosse determinante il carattere schivo del giocatore o il sincero disinteresse per l’ambiente Toro, è difficile da stabilire. Certamente l’attuale portiere del Milan rappresentò l’atteggiamento di molti di quei giocatori dai grossi nomi (vedi Fiore, Barone) venuti a Torino che per i tifosi non dimostrarono mai un reale attaccamento alla maglia (per di più nell’anno del Centenario), snaturando per certi aspetti lo spirito Toro con cui si era saliti in Serie A, facendo affidamento su giocatori molto meno blasonati e tecnicamente meno forti.Alla fine di quel campionato Christian Abbiati lasciò il Toro in silenzio, con rotta verso l’Atletico Madrid.GIOIELLI SMARRITI - Diverso il racconto dell’avventura di Abate in maglia granata, e con un esito sportivamente più ‘drammatico’. Il terzino ed esterno destro milanista, infatti, giunse al Toro in comproprietà proprio dal Milan nell’anno dell’ultima retrocessione: era il 2008/2009 e quella volta la nuova altalena in panchina (De Biasi – Novellino – Camolese) non bastò.Peccato, perché quella stagione era iniziata sotto ottimi auspici e, per una volta, dal calciomercato non erano arrivati i soliti nomi da usato sicuro, ma quelli di giovani interessanti (oltre ad Abate, viene in mente Dzemaili, un altro che ha poi fatto strada) o di colpi inseguiti da tempo (è l’estate in cui Rolando Bianchi approda al Toro). Ma, come detto, l’esito fu dei peggiori. Sesta retrocessione della storia granata e veleni di fine campionato che colpirono un po’ tutti: arbitri, giocatori, dirigenza.Abate, malgrado una distorsione alla caviglia che lo tenne fuori per quasi due mesi, collezionò 25 presenze e un gol con la maglia del Toro, impressionando a più riprese gli osservatori e lasciando immaginare un roseo futuro per la sua carriera.Un roseo futuro di cui, purtroppo, non fece parte il Toro che, tornato in B e avendo perso ogni possibilità di riscattarlo, restituì il gioiellino al Milan, dove tutt’oggi milita. Con Dzemaili, Abate andò così a costituire un altro rimpianto dei tifosi granata in seguito a quella sciagurata stagione.Due ex con storie diverse, ma altrettanto amare che il Toro si lascia alle spalle e che – non dubitiamo – si sono già lasciati alle spalle il Toro da molto tempo.

Fulvio Vallana (Twitter @FulvioVallana)

(foto calcioline.com)