"Era il “migliore”, un predestinato già dal cognome, baciato da quella pazzia tipica dei geni che sanno incantare la platea, ma poi si lasciano avvolgere dalla paura di affrontare la quotidianità.
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Addio alla genialità di George Best
Era il “migliore”, un predestinato già dal cognome, baciato da quella pazzia tipica dei geni che sanno incantare la platea, ma poi si lasciano avvolgere dalla paura di affrontare la quotidianità....
"Ha vissuto solo 59 anni l’estrosa ala dello United, che incarnò alla perfezione il personaggio simbolo dei Red Devils. In poco più di mezzo secolo di vita George ha toccato i punti estremi del successo, dalla grandezza in campo, alle dissolutezze nel privato, donne, alcool, auto veloci e tanta sregolatezza.
"I grandi personaggi, i cosiddetti eroi moderni, piacciono così, senza limiti e Best ha ricalcato alla perfezione le virtù di un campione e le debolezze di un uomo. Nato a Belfast, città difficile e di guerriglia, ha saputo conquistare l’Inghilterra con le sue giocate da fuoriclasse puro, che inventava gol impossibili, ubriacando gli avversari con le sue serpentine.
"Di lui si ricorda il Pallone d’Oro vinto nel 1968, dopo essere stato l’eroe di Wembley davanti a centomila tifosi impazziti che festeggiarono così il suo gol che permise allo United di battere il Benfica di Eusebio, in una finalissima di Coppa Campioni da cardiopalma. Arrivò al Manchester United a soli quindici anni, era gracile, il viso angelico, ma possedeva doti tecniche incredibili, che fecero innamorare Sir Matt Busby, uno dei più grandi tecnici che l’Inghilterra ricordi. Busby dovette ricostruire la squadra dopo la tragedia di Monaco, avvenuta nel 1950, quando si schiantò l’aereo che riportava a casa la squadra e morì una parte di giocatori, alcuni molto giovani.
"Best fece parte della rinascita dei Red Devils e per il suo modo di incantare con il pallone e l’apoteosi che si portava dietro gli fu accostato Gigi Meroni, altro genio e sregolatezza che però fu costretto a interrompere la carriera per l’incidente che gli costò la vita.
"Pelè, presuntuoso nella sua immensità, gli fece un grande complimento “Best è stato il più grande giocatore del mondo”. George ormai viveva da tempo nel limbo sospeso di una morte annunciata, in attesa che l’arbitro fischiasse la sua fine per donarlo all’immortalità.
"Se n’è andato dopo una lunga veglia al suo capezzale e in questo modo ha potuto ancora godere della grande platea internazionale che gli ha tributato fino all’ultimo il suo affetto. Il sito ufficiale dello United si è fermato per dedicargli ogni spazio possibile, la Premier League gli tributerà un minuto di silenzio per commemorare un grande figlio del calcio mondiale.
"Farewell George, sarà davvero triste non poterlo mai più rivedere, come conclude uno dei bellissimi articoli a lui dedicati.
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