gazzanet

Alessio Scarchilli: “Toro non in salute, senza Belotti il 4-2-3-1 è un rischio”

Esclusiva / Il doppio ex, ora commentatore, sulla sconfitta di domenica: "Giocatori senza motivazione, Mihajlovic deve riflettere"

Marco Parella

Due esperienze in granata dopo essere sbocciato in giallorosso. Domenica pomeriggio Alessio Scarchilli era allo stadio Grande Torino per commentare ai microfoni di Roma Tv la sfida tra le due ex squadre per le quali ha più presenze. Da attento osservatore ed esperto uomo di campo, ha individuato subito i difetti del Toro attuale.

La Roma esce da questo Olimpico con tre punti. Come ha visto i padroni di casa?

Ho visto un Torino in difficoltà e la Roma è stata agevolata da questo, perché messa alle strette avrebbe faticato molto. Dzeko e compagni arrivavano da una grandissima partita in Champions ed erano alla terza partita in una settimana. Erano scarichi, ma pur non giocando benissimo sono riusciti a portare a casa la partita grazie a una punizione evitabilissima, sia per il ritardo con cui si è tuffato Sirigu, ma soprattutto per il fallo regalato da De Silvestri in una situazione in cui lui era in netto vantaggio.

Cosa non ha funzionato nell’undici di Mihajlovic?

Troppi giocatori non hanno fornito una prestazione sufficiente: Niang in primis, poi Sadiq che si è capito quanto sia acerbo. Ha faticato tanto a giocare tecnicamente con Ljajic, che invece è uno che ha bisogno di fraseggiare con qualcuno, gli serve un supporto. L’assenza di Belotti, comunque, si sente: forse è l’unico davvero insostituibile della rosa. Con lui in campo al posto di Sadiq, almeno una delle due grandi chance capitate al nigeriano sarebbe stata trasformata in gol. Però ho visto anche errori individuali e una lentezza tecnica nel banale giro palla dietro. Se la Roma avesse attuato lo stesso pressing alto visto contro il Chelsea, avrebbe sbloccato prima il match. Il Toro ha mostrato evidenti difficoltà nella manovra, ci sono giocatori che devono fare 3-4 tocchi prima di liberarsi del pallone…

È mancato anche un po’ di coraggio?

Al di là dei singoli, al Toro è mancata la determinazione e l’aggressività che lo contraddistinguono, soprattutto in casa. Contro una grande squadra devi giocare in maniera diversa, perché se perdi contro la Roma dando il massimo in campo, nessuno ti può rimproverare nulla, ma domenica il Toro non ha mai centrato lo specchio della porta. Ripeto, i giallorossi non erano al meglio ed erano abbordabili per il Torino, bastava un piccolo sforzo. In una giornata non felice per entrambe le squadre, l’ha spuntata col minimo sforzo chi aveva i campioni e un po’ di qualità in più.

La scorsa stagione al Grande Torino la Roma ne prese tre, sembrano passati secoli…

Io dico che perdere contro Roma e Juve per il Toro ci può stare, i punti buttati via sono quelli col Verona e col Crotone. Detto ciò, anche le partite in cui sulla carta parti sfavorito non devi darle perse in partenza. Dal 3-1 dello scorso campionato cosa è cambiato? Evidentemente i giocatori non hanno trovato le giuste motivazioni, non hanno messo in campo quella rabbia necessaria a colmare il gap tecnico. Bisogna chiedersi il perché. Perché sia i titolari, che chi è subentrato non sono stati in grado di dare una svolta alla partita. Ho visto una squadra non in salute, forse anche un po’ giù dal punto di vista atletico. Banalizzando, si può dire che una sconfitta 1-0 contro la Roma con gol subito su punizione ci sta, poi però se analizzi la partita i modi per non perderla c’erano. È eccessivo dire che il Toro se l’è giocata alla pari ed è stato punito da un episodio, perché la Roma ha sbagliato tanti ultimi passaggi e non ha capitalizzato un paio di occasioni importanti già nel primo tempo.

Nell’ambiente torinista si discute da tempo sull’opportunità di continuare con il 4-2-3-1. Le è sembrato un modulo troppo sbilanciato?

La prestazione non dipende tanto dallo schema, ma da come lo interpreti. Contro la Roma forse Mihajlovic avrebbe potuto modificare qualcosa a livello tattico, perché un conto è giocare con Belotti che ti dà una grande mano in fase difensiva, un altro è avere in campo Sadiq che non lo fa, Niang che aiuta poco, Iago e Ljajic che ci mettono l'anima perché sono dei generosi, ma non è nelle loro corde. Sarebbe stato utile tornare al 4-3-3, perché Baselli e Rincon li ho visti in difficoltà in mezzo al campo. Il 4-2-3-1 in fase di non possesso deve diventare un 4-5-1 e gli esterni sono fondamentali in copertura. Se la predisposizione dei giocatori non è quella saltano gli equilibri. È chiaro che se i risultati non arrivano, un allenatore bravo capisce cosa serve cambiare. Sono sicuro che Mihajlovic saprà infondere le giuste motivazioni ai suoi.

In estate la squadra di Mihajlovic veniva dipinta come la possibile sorpresa di questo campionato. Il Torino visto domenica dove può arrivare?

Il Toro può ancora disputare una buona stagione, anche se ha già lasciato per strada tanti punti e questo deve far riflettere. I giocatori in primis devono farsi un esame di coscienza e capire che i punti non piovono dal cielo, serve ambizione, fame. E devono rimboccarsi in fretta le maniche perché le qualità le hanno. Il rientro di Belotti può pesare moltissimo nell’economia di squadra.

In chiusura, Di Francesco è stato accolto nella capitale con qualche borbottio, ora ha dimostrato di che pasta è fatto. E pensare che non più di qualche mese fa è stato vicinissimo a firmare per il Torino…

Di Francesco è un bravo allenatore con un’idea precisa di calcio, condivisibile o meno. Sta impartendo i suoi insegnamenti al gruppo e ora inizia a ottenere i primi risultati. Anche lui non è pienamente soddisfatto perché i margini di miglioramento dei giallorossi sono grandi. Una big non può esaltarsi contro il Chelsea e poi offrire una prestazione opaca contro il Torino; un team che punta in alto deve imparare a ricaricare in fretta le batterie e gestirsi. Anche senza giocare al massimo per 90 minuti, la Roma poteva e doveva chiuderla prima contro i granata e poi controllare. Per queste cose però ci va tempo. Oggi tutti esaltiamo giustamente il Napoli, ma sono tre anni che Sarri plasma il suo gruppo. Di Francesco ha una forte personalità e crede molto in quello che dice, sta facendo un buon lavoro.