"di Alessandro Salvatico
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Antonelli, bilancio di un anno
di Alessandro Salvatico
Esattamente un anno fa, Urbano Cairo scioglieva i dubbi sul nome dell’uomo cui avrebbe delegato il compito di costruire il Torino...
"Esattamente un anno fa, Urbano Cairo scioglieva i dubbi sul nome dell’uomo cui avrebbe delegato il compito di costruire il Torino 2007-2008. Il nome scelto era quello di Stefano Antonelli, e suscitò un po’ di stupore tra gli addetti ai lavori, che certo lo conoscevano ma in altra veste, vale a dire quella di procuratore. Antonelli, infatti, curava gli interessi di una nutrita schiera di calciatori, tra cui diversi nomi di spicco come Comotto, Handanovic, Domizzi, Bucchi, Pinzi, Muntari, Bjelanovic… Cairo l’aveva conosciuto già nel 2005, in occasione dell’acquisto-lampo di Muzzi, e si ricordò di lui quando decise di sostituire Doriano Tosi nell’incarico.
"Antonelli ottenne la sospensiva per poter iniziare subito ad operare, e così fece, con il giovane Rubin come primo nome apposto sul suo curriculum granata. Ma Cairo, tanta la fiducia che depose in lui, decise di non farne un direttore sportivo, ma addirittura l’amministratore delegato della società. Compito assolutamente inedito per l’ex-procuratore, che comunque accettò la sfida. Lo stesso Presidente ricordò che altri apprezzati uomini mercato avevano compiuto lo stesso percorso, come Roggi, Bonetto, Baldini.
"Il primo tassello fu appunto quello del terzino scovato in Serie C, giocatore il cui riscatto è stato compiuto proprio ieri, a completare un cerchio che chissà- potrebbe anche rappresentare la chiosa ideale per l’esperienza granata di Antonelli. Il ruolo dell’ad, infatti, è considerato in bilico da tempo; anzi, diversi organi di stampa già da mesi ne hanno intonato il de profundis. Eppure il lavoro del dirigente ha visto concretizzarsi mosse di innegabile valore, oltre ad inevitabili errori. Proviamo ad analizzarli.
"Dopo Rubin, le operazioni si susseguirono. Innanzitutto, iniziò un serrato confronto con l’Udinese, da cui c’era l’intenzione di prelevare due cardini come Natali e Pinzi; il primo arrivò, il secondo invece no. Ma al posto del mediano, si puntò sull’ascolano Zanetti, operando una mossa davvero vincente, sia sotto l’aspetto economico che sotto quello qualitativo, se è vero che stiamo parlando di uno dei migliori granata di stagione, riscattato poi prontamente a Gennaio. Dall’Ascoli arrivò anche Bjelanovic, e qui siamo agli errori; si tratta di un ex-assistito di Antonelli, i cui limiti erano ben noti e che si sono confermati a Torino. Un esborso che decisamente non è stato giustificato dai risultati.
"Tesserati Corini e Lanna, l’amministratore delegato ottenne il prestito di Motta, e certo sarebbe stato meglio spuntare qualcosa in più come formula di cessione; ma non è sempre detto che la società cedente abbia intenzione di concedere questo qualcosa. Arrivano poi Ventola e Di Michele: il primo è stato fortemente voluto dal Presidente, cui i fatti hanno sull’argomento dato ragione solo in minima parte; mentre c’era concordia societaria sull’attaccante del Palermo, unanimemente ritenuto (a dispetto del rendimento altalenante poi mostrato) uno dei pezzi pregiati del mercato, che Antonelli riuscì a soffiare, letteralmente, al Parma che lo considerava già suo. Un’operazione in cui il dirigente granata mostrò rapidità e decisione. Così come le stesse doti furono messe in campo per assicurarsi Malonga,
"E si giunse così a quelli che potrebbero essere, insieme ai giovani acquistati, i fiori all’occhiello della prima campagna acquisti condotta dall’ex-procuratore: Grella e Sereni. Il primo è giocatore di conosciuto valore, capitano del Parma da cui si era svincolato, e che non ha esitato a cedere alle proposte del dirigente torinista; il secondo è portiere su cui invece tre quarti della tifoseria granata nutre grosse perplessità al momento dell’annuncio, e sul quale invece Antonelli potrà vantare ragione per il resto della sua carriera. Il miglior giocatore di tutta la stagione, arrivato a parametro zero: niente male, il Presidente non può che essere soddisfatto di un risultato simile.
"Alla fine del mercato, gli ultimi due arrivi: il primo è un desiderio personale di Cairo (Recoba), l’ultimo è un difensore che si dimostrerà molto utile (Dellafiore) e sul quale non viene ottenuto più che un altro prestito, ma bisogna tener conto che è stato trattato negli ultimi cinque minuti di operazioni. La squadra così sembra fatta, e sembra anche ambiziosa, a detta di tutti. Il campo dirà qualche cosa di diverso, e, com’è normale che accada, la gente inizia a farsi domande, a cercare di distribuire le colpe. Oltre a qualche errore (come quelli che abbiamo sottolineato) in fase di calciomercato, numericamente accettabili, quel che ci si chiede è chi abbia costruito la squadra: ossia se le scelte siano state condivise con l’allenatore del tutto o solo in parte, se ci siano state imposizioni, se ci sia stata collaborazione. E questa è la zona grigia del Torino 2007-2008, sulla quale è impossibile riuscire a fare piena luce.
"Dal canto suo, Novellino ha sempre dichiarato di aver lavorato in assoluta sintonia con lo staff dirigenziale, condividendone al 100% le scelte (salvo poi ritrattare in buona parte in tempi recenti); sul campo, però, sono apparsi evidenti i suoi sforzi di coniugare uno schema prediletto con un parco-giocatori inadatto. Inoltre, l’assenza di un bomber di assoluto valore in termini realizzativi è stata innegabilmente sotto gli occhi di tutti: e qui le responsabilità rimangono sfumate, tra i dubbi sul mancato sforzo economico da parte della proprietà e quelli sulle non felici scelte operate sull’attacco da parte dello staff.
"(1° parte - continua)
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