di Paolo Morelli
toro
Cambiare? Basta così
di Paolo Morelli
Ieri, in un'intervista, Ruggiero Rizzitelli, l'ex punta granata dei primi anni '90, commentava la situazione del Toro auspicandone la salvezza. L'ex attaccante sosteneva che un...
Ieri, in un'intervista, Ruggiero Rizzitelli, l'ex punta granata dei primi anni '90, commentava la situazione del Toro auspicandone la salvezza. L'ex attaccante sosteneva che un problema grosso fossero le continue rivoluzioni operate da Cairo, in buona fede. E l'ex giocatore si riferiva soprattutto ai cambi di allenatori e direttori sportivi, «partono con progetti ambiziosi e poi si ritrovano nelle sabbie mobili della bassa classifica» diceva. E difatti, negli ultimi anni, è successo sempre così.Tutto è cominciato col primo anno di serie A, quando il presidente ha commesso l'errore di non credere né nella squadra (con circa una quindicina di nuovi arrivi), né nell'allenatore. L'esito fallimentare, ma anche - se vogliamo - fortunato della stagione, lo ha portato a cambiare ancora. ECosì come quest'anno. Oltre che in panchina, i cambi sono avvenuti anche nella dirigenza. La verità, l'abbiamo detto, e lo ripetiamo con chiarezza, è che in una squadra ci vuole continuità. Cosa che al Toro di Cairo, a parte il primo anno in serie B (non a caso conclusosi con una bella promozione), non si è ancora verificata. Ma, proprio perché i continui cambi non fanno bene alla squadra, ci auguriamo che Camolese sia l'allenatore su cui puntare per costruire un gruppo che - magari fra due, tre anni - possa lottare per ben altre posizioni di classifica. Per queste cose, ci vuole tempo.Proprio in quest'ottica, immaginare un cambio al vertice della dirigenza, potrebbe essere ancora peggio, soprattutto a causa della mancanza di una valida alternativa. Carlo Testa, gestore del Toro Store e conduttore di "Granata Doc" su Quarta Rete, spiegava pochi giorni fa: «Non credo proprio che Cairo voglia abbandonare la baracca. Sono certo che nel momento in cui vorrà mollare cercherà il miglior acquirente possibile». Ecco, appunto. Ora si deve salvare il salvabile, e l'obiettivo dell'anno prossimo deve essere quello della costruzione di un gruppo, piuttosto che la Uefa o la promozione - Dio ce ne scampi! -. I risultati arriveranno. Ora si pensi al Toro, non a Bertarelli, che forse il Toro non sa neanche cosa sia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di Paolo Morelli
Ieri, in un'intervista, Ruggiero Rizzitelli, l'ex punta granata dei primi anni '90, commentava la situazione del Toro auspicandone la salvezza. L'ex attaccante sosteneva che un...
Ieri, in un'intervista, Ruggiero Rizzitelli, l'ex punta granata dei primi anni '90, commentava la situazione del Toro auspicandone la salvezza. L'ex attaccante sosteneva che un problema grosso fossero le continue rivoluzioni operate da Cairo, in buona fede. E l'ex giocatore si riferiva soprattutto ai cambi di allenatori e direttori sportivi, «partono con progetti ambiziosi e poi si ritrovano nelle sabbie mobili della bassa classifica» diceva. E difatti, negli ultimi anni, è successo sempre così.Tutto è cominciato col primo anno di serie A, quando il presidente ha commesso l'errore di non credere né nella squadra (con circa una quindicina di nuovi arrivi), né nell'allenatore. L'esito fallimentare, ma anche - se vogliamo - fortunato della stagione, lo ha portato a cambiare ancora. ECosì come quest'anno. Oltre che in panchina, i cambi sono avvenuti anche nella dirigenza. La verità, l'abbiamo detto, e lo ripetiamo con chiarezza, è che in una squadra ci vuole continuità. Cosa che al Toro di Cairo, a parte il primo anno in serie B (non a caso conclusosi con una bella promozione), non si è ancora verificata. Ma, proprio perché i continui cambi non fanno bene alla squadra, ci auguriamo che Camolese sia l'allenatore su cui puntare per costruire un gruppo che - magari fra due, tre anni - possa lottare per ben altre posizioni di classifica. Per queste cose, ci vuole tempo.Proprio in quest'ottica, immaginare un cambio al vertice della dirigenza, potrebbe essere ancora peggio, soprattutto a causa della mancanza di una valida alternativa. Carlo Testa, gestore del Toro Store e conduttore di "Granata Doc" su Quarta Rete, spiegava pochi giorni fa: «Non credo proprio che Cairo voglia abbandonare la baracca. Sono certo che nel momento in cui vorrà mollare cercherà il miglior acquirente possibile». Ecco, appunto. Ora si deve salvare il salvabile, e l'obiettivo dell'anno prossimo deve essere quello della costruzione di un gruppo, piuttosto che la Uefa o la promozione - Dio ce ne scampi! -. I risultati arriveranno. Ora si pensi al Toro, non a Bertarelli, che forse il Toro non sa neanche cosa sia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA