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Cerci, uomo provvidenza

Raramente nelle ultime stagioni del Toro un giocatore era stato tanto atteso e si era fatto desiderare come Alessio Cerci. E domenica, in quello che per lui avrebbe potuto anche essere un derby alla luce della lunga corte che gli ha fatto il...

Federico Danesi

Raramente nelle ultime stagioni del Toro un giocatore era stato tanto atteso e si era fatto desiderare come Alessio Cerci. E domenica, in quello che per lui avrebbe potuto anche essere un derby alla luce della lunga corte che gli ha fatto il Genoa in estate, si prenota per una maglia da titolare per prendere in mano le chiavi di questa squadra come in fondo gli chiede Ventura senza troppo pressarlo.Tempo di maturare - Storia vecchia la loro, storia di conoscenza e riconoscenza. Dai tempi di Pisa ad oggi Ventura si è riconsacrato nel calcio che conta, senza nessuna voglia di sentirsi seduto, mentre il romano è ancora tra coloro che son sospesi. Eppure in tanti ne parlano bene, anche in tempi non sospetti, anche senza averne necessariamente bisogno. Lo ha fatto non più tardi di ieri pure Mihajlovic: ‘Potenzialmente nel suo ruolo è uno dei giocatori più forti in Italia e con me ha dimostrato d’essere un esterno offensivo da Nazionale. Spero che lo diventi a Torino, con Ventura, un tecnico che come me lo apprezza tantissimo. Ma dare il meglio di sé ha bisogno di allenarsi con regolarità e di essere al 100% dal punto di vista atletico’.Questione di fisico - Ecco le tre parole chiave: continuità, regolarità e apprezzamento. In fondo dipende tutto da lui, soprattutto per le prime due voci. Quando il ginocchio ad inizio settembre ha cominciato a fare le bizze tutti a coccolarlo e incoraggiarlo; oggi che fisicamente sembra quasi a posto può essere pronto per il debutto dal 1’ in uno stadio caldo, come piace a lui, contro una squadra in palla, ancora come piace a lui. Semplicemente per fare la differenza.Un capo vero - E’ questo in fondo quello che gli chiede Ventura. Perché Bianchi è un simbolo e un uomo di fatica, fisicamente parlando visto che spesso ha retto da solo il peso dell’attacco, mentre Ogbonna è un leader, ma persino troppo silenzioso per essere trascinante. Alessio invece incarna l’estrosità e la possanza, il talento e la capacità di trascinare, a patto che imbrocchi almeno un paio di partite di fila e si carichi il giusto, come succedeva a Firenze. Resta da capire dove, se da esterno puro oppure da seconda punta come in fondo dovrebbe essere per uno paragonato ad Henry. Ma per questo basta e avanza Ventura.

Federico Danesi

(foto M.Dreosti)