di Alessandro Salvatico
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Chi non ha colpa
di Alessandro Salvatico
Uno stadio pieno meritava una vittoria. Tanta gente accorsa da lontano, con nonni e bambini, attirati dai prezzi popolari e dalla gara (che poteva essere) decisiva, meritavano di...
"Uno stadio pieno meritava una vittoria. Tanta gente accorsa da lontano, con nonni e bambini, attirati dai prezzi popolari e dalla gara (che poteva essere) decisiva, meritavano di tornare a casa contenti; e i molti che invece gli spalti dell’Olimpico non li disertano mai, meritavano una soddisfazione, che è cosa tanto rara. Ma tutte le belle aspettative non si sono avverate, e lasciandosi alle spalle corso Agnelli e dintorni, gli spettatori della partita avevano le tasche vuote e altre cose piene.
"Ma i tifosi del Torino provavano sentimenti confusi; non era semplice neppure commentare quanto appena visto, perché pur con il pensiero all’occasione non colta si sentiva che, al di là appunto della rabbia superficiale, era difficile lasciarsi andare a commenti tranchant, a prese di posizione univoche e sicure, ad attribuire colpe ed addossare croci. Come invece in un recente passato si poteva fare senza eccessiva difficoltà e magari con ragione; dopo certe partite della prima parte di stagione buttate via con leggerezza, o dopo spettacoli osceni senza un tiro in porta in tempi più recenti.
"No, oggettivamente è difficile scagliarsi contro i protagonisti della gara di ieri. Siamo a Maggio, quando difficilmente si riesce a mettere in campo l’intensità trovata dai granata contro il Bologna, segnale questo che ci dice che i giocatori hanno buttato il cuore oltre l’ostacolo; e il gioco, nel primo tempo, è stato forse il migliore visto quest’anno. Difficile prendersela con qualche giocatore: la difesa ha retto, nonostante nel secondo tempo gli avversari si siano buttati avanti con la disperazione e il disordine, fino a trovare il colpo fortunato; gli esterni erano due ragazzi ammirevoli per dedizione (e risultati: quel Colombo che spinge, crossa anche bene -vedi il non-gol di Barone- e rischia il gol-salvezza al 93’, non sembra quello di inizio campionato), Barone pare davvero un campione del mondo, e Rosina è Rosinaldo. Non smaglianti gli attaccanti, ma comunque sostanzialmente sufficienti.
"E allora? E allora il Toro ha fallito il match-ball, ed è a forte rischio-retrocessione. A fronte di tante lodi, la situazione è questa. E se la squadra scesa in campo ieri sembra scevra da colpe, non dimentichiamo che è la stessa che ha giocato anche tutte le precedenti partite di campionato, accumulando errori (colpevoli) su errori. In sintesi, l’orlo del baratro su cui i granata si trovano è una posizione che si sono guadagnati con il campionato svolto da Settembre ad Aprile, non certo per quanto fatto ieri; anzi, se tutti avessero giocato così non dico sempre, ma anche solo 10-12 partite, si parlerebbe di salvezza ottenuta con anticipo.
"Tra scelleratezze delle precedenti conduzioni tecniche, mercato di Gennaio non soddisfacente e organizzazione societaria latente (fino a poco tempo fa), l’unico cui non si può puntare il dito è l’unico cuore granata di questo Torino, ossia Giancarlo Camolese. Ha accettato una missione ad alto rischio, e può ancora centrarla; ha già reso il Torello migliore di quanto non lo sia mai stato quest’anno. Pratica consueta dei tifosi di calcio è “fare le pulci” e chiedere perché non sia entrato Säumel, e perché Vailatti, etc, ma onestamente nessuno di questi dettagli pare decisivo, né riguardo alla gara di ieri né tantomeno in assoluto. Per inciso, i subentrati, ieri, non hanno fatto male (con tutta la stima -più volte ribadita- per l’austriaco, dubito sarebbe stato l’uomo decisivo, nell’ultima mezz’ora), e soprattutto il mister si è trovato a che fare con una rosa davvero misera: tre cambi obbligati (Rosina e Barone vittime di leggeri infortuni, Stellone per sostituzione concordata -l’attaccante granata, al momento, non regge più di un’ora), nessuna alternativa di valore.
"Il Torino di ieri è parso un Toro, per lunghi tratti. Peccato che forse sia tardi, e che le colpe pregresse ricadano anche su chi non ne ha. Peccato, perché certe cose sarebbe bastato farle prima.
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