Una vittoria, sette pareggi, due sconfitte: il bilancio del Toro nel girone di ritorno è da zona retrocessione, altro che promozione diretta. L'obiettivo numero uno verosimilmente era già sfumato da settimane, contro la Ternana c'è stata solo la certificazione ufficiale che la squadra granata per tornare in paradiso dovrà passare attraverso il purgatorio dei playoff.
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De Biasi, la settimana più lunga
Una vittoria, sette pareggi, due sconfitte: il bilancio del Toro nel girone di ritorno è da zona retrocessione, altro che promozione diretta. L'obiettivo numero uno verosimilmente era già sfumato da settimane, contro la Ternana...
Anzi, con la classifica attuale, alla luce del momento positivo di Arezzo e Crotone, persino la qualificazione alla post season è a rischio. Questo Torino dà la sensazione di aver perso la bussola e più di tutti, spiace dirlo, sembra averla persa il suo tecnico, che fino a Natale non aveva sbagliato una mossa. De Biasi aveva deciso di affidarsi ai pretoriani, rispolverando la squadra che gli aveva regalato grandi soddisfazioni e tante vittorie nel girone d'andata. Fantini e Muzzi che tornano titolari, tutti i nuovi acquisti confinati in panchina.
Tutto ha funzionato a meraviglia per quasi un'ora, poi inspiegabilmente l'allenatore ha cambiare: il cambio tra Abbruscato e Muzzi ci stava, anche se si poteva chiedere un ulteriore sacrificio all'ex laziale, lasciandolo in campo un'altra decina di minuti. Il vero problema è stata la sostituzione di Fantini con Melara: quando si toglie un attaccante (o esterno d'attacco, fate voi) con un difensore si dà la sensazione di aver paura, si regalano metri di campo agli avversari, si restituisce coraggio a una Ternana che ormai sembrava rassegnata a subire il 2-0 gol e forse la goleada.Un cambio di questo genere ci sta a un minuto dal 90', non a metà ripresa.
Per giunta, Melara ha contribuito ad aumentare lo stato d'inquietudine, svirgolando subito un pallone e giocando malamente il secondo. Taibi non ha mai dovuto effettuare una parata degna di questo nome, sarebbe bastato che Stellone concretizzasse una delle tante occasioni che aveva avuto e non staremmo qui a fare certi discorsi, ma il calcio è fatto di episodi e nell'azione dell'1-1 in troppi, a iniziare da Melara, hanno fatto le belle statuine. Nel dopo gara il presidente Cairo ha difeso De Biasi, come era doveroso che fosse, ma il tempo sta per scadere per il tecnico: se pensiamo che proprio stamattina, all'indomani di un 3-0 casalingo, il Brescia ha liquidato Maran per affidare la squadra a Zeman, si capisce bene come tutto possa cambiare in fretta.
La trasferta di sabato a Piacenza sarà un crocevia decisivo per il futuro di De Biasi: il fatto che il presidente voglia stare più vicino alla squadra in settimana, conoscerne meglio gli umori, potrebbe aiutarlo a decidere, qualora arrivasse un altro risultato negativo. Il problema è che a marzo in giro c'è ben poco: Zaccheroni costa un mucchio di soldi e non accetterebbe mai un progetto di tre mesi, per giunta in serie B. E nel Toro di oggi non esiste una figura simile a quella di Zaccarelli, che un anno fa prese in mano la patata bollente, conducendo la squadra in serie A.
Nessuno qui chiede la testa di De Biasi, ma è legittimo di fronte ai risultati degli ultimi due mesi porsi qualche interrogativo. Perché fa specie constatare che tutti i giocatori presi a gennaio (sicuramente con l'avallo del tecnico) ora siano finiti fuori dai primi undici e si fa fatica a pensare che gente come Lazetic, che faceva la differenza in serie A, adesso non trovi spazio nel Toro in B. E fa ancora più male pensare che l'Arezzo, nonostante abbia ceduto il suo miglior giocatore, oggi sia più vicino al Toro di quando aveva Abbruscato come centravanti.
La serie A diretta ormai è andata, vediamo di blindare i playoff. Sarebbe un suicidio se un organico come quello granata non centrasse almeno il sesto posto, ma la squadra dell'ultimo periodo non consente più di avere certezze positive.
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