E alla fine la vittoria sarebbe quasi un dettaglio, se non fosse che è di un'importanza capitale e che riesce ad elevare il Torino ad un passo, uno, dal Paradiso.Sarebbe un dettaglio perché, anche se non fosse arrivata, i tifosi oggi avrebbero comunque di che essere orgogliosi, e avrebbero avuto ieri di che spellarsi le mani. Ci permettiamo, per una volta, di prendere a prestito proprio il commento di un lettore a corredo di uno dei pezzi di cronaca di ieri sera: “Mi hanno ridato il Toro”. Parole che sintetizzano un sentire comune.Già prima del minuto 47 e 47 secondi della ripresa, i granata si erano meritati gli applausi del proprio pubblico. Ha ragione Colantuono, quando dice “sembravano loro, quelli in dieci”: i suoi hanno costretto sulla difensiva per tutta la gara un'avversaria che ha pensato solo a difendersi con fatica, senza mai tentare la sortita, e venendo regolarmente sovrastato nelle rare occasioni in cui ha provato ad alzare la testa. I terzini napoletani dovrebbero avere il serbatoio vuoto, ma solo in teoria; il francesino in mezzo ha preso il comando delle operazioni; il gigante africano ha un cuore in sintonia con tutti gli altri suoi muscoli, cioé grande e pulsante.E così, i ragazzi con la maglia granata risvegliano sensazioni sopite da tempo. La Maratona, idem: Colantuono aveva chiesto un contributo speciale ai tifosi, e l'ha ricevuto, con un sostegno forte ed incessante che viene ripagato all'ultimo respiro. Ecco, qui sta l'impresa compiuta dalla squadra: aver ricucito il rapporto con la gente, un rapporto sfilacciato, preso a calci e pugni e sputi e insulti, e aver ricostruito l'unità giocatori-tifosi che è la forza del Toro. In campo, il pubblico ha chiesto di vedere undici leoni: ne ha visti dieci (uno, che è leonino sempre, ieri ha azzannato il Colombo molesto, pagandone l'ovvia e giusta conseguenza), e ha sopperito all'assenza spingendo con la propria voce e tornando davvero il numero 12. E c'era anche un Léon che sembrava giocare altrove, con il cuore al cielo e la testa incredibilmente bassa sulla terra, quasi trasfigurato dal dolore e al contempo toccato dalla grazia, pieno di motivazioni che possiamo solamente immaginare e che ben traduceva in corse, voli, tocchi.Il Toro sotterra il suo passato, manifestatosi concretamente sul terreno di gioco sotto forma di due giocatori con la divisa della Triestina, e vince come le squadre forti. In inferiorità numerica, come già a Modena; senza subire gol, per la terza volta nelle ultime quattro gare (Sereni viene dato quasi per scontato, tanto vengono accolti con naturalezza i suoi miracoli). E, riguardo agli scorsi, brutti mesi, ora sogna di porre una vera pietra tombale: tra sette giorni incrocerà altri due calciatori del suo recente passato. Con l'occasione di prendersi un'altra rivincita morale, ci sarà quella di fermare la corsa del Lecce, e di continuare la scalata; questo Toro, che è tornato Toro, è capace di tutto.(Foto: M. Dreosti)
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Dieci leoni
E alla fine la vittoria sarebbe quasi un dettaglio, se non fosse che è di un'importanza capitale e che riesce ad elevare il Torino ad un passo, uno, dal Paradiso.
Sarebbe un dettaglio perché, anche se non fosse...© RIPRODUZIONE RISERVATA
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