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E’ lui o non è lui?

di Alessandro Salvatico

 

Quanto ha pesato l’eredità del trionfo tricolore 2006 su Simone Barone? Nei due anni e mezzo in granata, rare sono le volte...

Redazione Toro News

"di Alessandro Salvatico

"Quanto ha pesato l’eredità del trionfo tricolore 2006 su Simone Barone? Nei due anni e mezzo in granata, rare sono le volte in cui al suo nome non è stato accostata la definizione “campione del mondo”, utilizzata a seconda dei casi per ricordarne il valore, quando le sue prestazioni non erano al top, o per aumentare le aspettative sul suo rendimento, quando questo si mostrava buono o comunque in ascesa.

"Le definizione, pesante, che si porta dietro Barone ha fatto sì che spesso fosse nel mirino degli spettatori, che stigmatizzavano ogni suo intervento, ogni sua giocata. Innegabilmente, spesso ha tradito le attese, peccando specialmente in continuità; e quel che maggiormente gli è stato rimproverato dal pubblico era un’apparente scarsa grinta, scarsa decisione nel mettere la gamba. Ma spesso, il centrocampista è stato penalizzato da diversi infortuni, e da un continuo mutare di posizione (dal centro-destra alla fascia sinistra) e di compiti (dal contenimento alla rifinitura).

"Comunque sia, l’ex-Palermo è stato forse la nota più lieta del derby di sabato. Una partita stupefacente, la sua, caratterizzata da un primo tempo in cui si è procurato due pericolose occasioni da rete (ed è l’unico -insieme, ahinoi, a Stellone- a poterlo dire) e da una cattiveria che non gli ricordavamo. Come quando, a metà ripresa, ha sradicato dai piedi di Giovinco la palla che il bianconero proteggeva col corpo sull’out destro, portandogliela via con la suola e ripartendo di scatto in fascia fino a mettere una palla interessante in mezzo.

"Il pubblico si stropicciava gli occhi, e non accoglieva con favore la decisione dell’allenatore di togliere dal campo il miglior centrocampista della partita, tributando al giocatore molti applausi. Allenatore che peraltro, in precedenza, aveva mostrato di aver colto la serata di vena di Barone, scambiandolo di ruolo con Dzemaili e affidandogli il compito di inserirsi in zona d’attacco. Se “il campione del mondo” ha davvero trovato la continuità, il Torino avrà trovato -con due anni e mezzo di ritardo sui programmi- un perno per il reparto centrale, un elemento importante nella zona nevralgica in cui nasce il gioco.