Intervistare un giornalista dal cuore nerazzurro e dunque ferito dopo il sogno interrotto di domenica sera non è semplice. Ma comprendere come è visto questo nuovo Toro 2018/’19 dall’esterno, anzi, da uno spettatore interessato e frastornato della notte di San Siro, può essere istruttivo. Parola a Fabrizio Biasin.
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Fabrizio Biasin: “Toro con gli attributi, Ljajic non lo venderei mai”
Esclusiva / Il giornalista di fede nerazzurra analizza la rimonta granata: "Mazzarri ha poche idee, ma buone"
Partiamo dalle domande facili: questo 2 a 2 è un’occasione persa dall’Inter o un punto trovato dal Torino?
L’occasione l’ha persa l’Inter perché 99 volte su 100 una partita che è sul 2-0 al 45esimo, in un’atmosfera scaldata da 60.000 tifosi, con un avversario che fino a quel momento non ha fatto praticamente nulla, è già finita. Una squadra matura quelle partite le addormenta e dall’altra parte puoi mettercela tutta, ma non ce la fai a recuperare.
Spalletti ha individuato il punto di svolta del match nel momento del gol di Belotti che, parole sue, ha influito “sia sul risultato che a livello psicologico”. Può davvero riassumersi tutto in questo istante?
No, non sono d’accordo perché in realtà il Torino stava dominando anche prima del gol. Il Toro è rientrato in campo, ha preso il pallone e non l’ha più fatto vedere all’Inter. Non è che il gol è arrivato per caso e poi i granata si sono svegliati. È stata una questione di atteggiamento remissivo dell’Inter abbinato a un calo fisico clamoroso.
Tante le critiche piovute addosso a Spalletti per la gestione dei cambi.
Vero, ma sin dalla prima sostituzione. Quando si fa male Asamoah lui inserisce Dalbert per mantenere lo stesso tipo di caratteristiche, ma in un momento in cui il Toro stava già pressando molto, forse sarebbe stato meglio spostare D’Ambrosio e dare più sostanza al centrocampo. Continuando invece con lo stesso modulo ha esposto l’Inter alle ripartenze del Torino, con gli esterni granata che infatti hanno iniziato a venire giù a cento all’ora da entrambe le fasce. Poi Lautaro Martinez dentro per centoventi secondi non ha senso. Era pronto a entrare da dieci minuti. Il cambio al 90esimo di solito lo fai quando vinci per perdere tempo.
Mazzarri invece ha usato bene le sostituzioni per dare maggior aggressività ai suoi.
È stato molto bravo e ha trovato anche grande disponibilità da parte dei giocatori che, invece che farsela addosso, nella ripresa hanno dimostrato di avere grossi attributi. Non è facile per nessuno giocare in un San Siro pieno e sotto di due gol.
Come hai visto Ljajic, visto che lo conoscete bene da queste parti?
Con Ljajic o ci credi al 100% o lo lasci andare via. Se ti fidi però gli consegni le chiavi della squadra, gli dici “tu per me sei il centro del mondo”, ti fai il segno della croce (e te lo fai perché le qualità sono indiscutibili, ma la continuità gli è sempre mancata) e lo metti dentro. Vie di mezzo non ce ne sono, rischi soltanto di crearti un problema in spogliatoio.
All’Inter forse uno come lui può essere sacrificabile, ma una squadra come il Toro può lasciarlo partire a cuor leggero?
Io non lascerei mai andare via uno con le sue caratteristiche, soprattutto se non ho un’alternativa capace di fare la giocata negli ultimi trenta metri come lui. Però Mazzarri è uno che storicamente preferisce la concretezza ai lampi di genio…
Forse preferisce il modulo, prima di tutto.
Esatto. Il modulo per Mazzarri è la base. Certe volte fa spazientire i suoi tifosi, ma la sua carriera l’ha costruita su questo e di risultati ne ha ottenuti.
Da quando era all’Inter a domenica scorsa, lo hai visto cambiato?
Non è cambiato molto, in realtà. Ha le sue convinzioni, le sue idee che non sono tante, ma sono concrete. Porta avanti l’idea del lavoro a tutti i costi e un’applicazione tattica feroce, nel senso che lui spiega il movimento da fare al proprio giocatore e quello deve fare sempre e comunque. Sicuramente Mazzarri non passerà alla storia come un innovatore del calcio, ma riesce a dare sempre solidità alle proprie squadre. Se il club che allena non ha l’obiettivo di vincere lo scudetto, ma quello di migliorarsi un passo alla volta, lui è l’uomo giusto. Sulla panchina dell’Inter conquistò un quinto posto con una squadra drammaticamente povera dal punto di vista tecnico, fu un piccolo miracolo.
Spostiamoci verso la porta. Si può dire, senza troppi giri di parole, che Sirigu attualmente (e forse anche dal girone di ritorno della passata stagione) è il miglior portiere italiano?
Guarda, io l’ho visto giocare dal vivo due volte negli ultimi mesi: la prima in Toro-Inter dello scorso campionato e fece tre o quattro parate straordinarie; la seconda, domenica e al 90esimo ha tolto una palla dall’incrocio dei pali. Quindi se consideriamo che i suoi rivali potrebbero essere Buffon (ormai credo fuori dal discorso Nazionale), Perin (che in questo momento non gioca) e Donnarumma che è un mezzo disastro, direi proprio di sì. E non stiamo parlando di un cinquantenne per cui nelle prossime partite dell’Italia, se esiste la meritocrazia, mi aspetto che giochi lui.
Chi altri ti ha impressionato del Torino?
Il signorino che ha fatto il secondo gol, Meité, ha confermato tutto quello che avevo sentito su di lui. In quanto a personalità e doti tecniche probabilmente è uno che può fare molta strada.
Con un Iago Falque e un Belotti così, Zaza come lo inseriresti?
Tutti gli attaccanti hanno periodi top e poi cali di forma, è fisiologico. Nel calcio moderno le squadre non devono ragionare sugli undici titolari, ma sui 14-15. Zaza, con il suo bagaglio di esperienza, può essere una di quelle alternative indispensabili per arrivare bene a fine stagione.
Al di là dell’ultimo match, a cosa possono ambire realisticamente Inter e Toro?
Sull’Inter non mi sposto dall’obiettivo dichiarato, nonostante un avvio difficile: confermare la qualificazione in Champions League, magari senza soffrire fino all’ultimo. Ma è evidente che serve svegliarsi. Il Toro invece si è già tolto due partite complicate (sfortunato con la Roma e poi un ottimo punto a San Siro) per cui, se gli va male, finirà a metà classifica. Se invece riesce a fare tutto per benino arriverà in Europa League. Ma quest’anno molte squadre sono cresciute quindi non sarà facile prendersi quel posto in Europa.
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