di Paolo Morelli
toro
Facce da derby
di Paolo Morelli
A parte i leggendari uomini del Grande Torino, soliti strapazzare i “cugini” nei derby che stravincevano regolarmente, c’erano altri calciatori che nella...
A parte i leggendari uomini del Grande Torino, soliti strapazzare i “cugini” nei derby che stravincevano regolarmente, c’erano altri calciatori che nella stracittadina lottavano con tutte le proprie forze facendo da trascinaTori. Ne citeremo alcuni, dai quali i giocatori attuali potranno prendere libero spunto.Il primo che viene in mente è Giorgio Ferrini, l’indimenticato Giorgio Ferrini. Uno che quando giocava il derby (e non solo) era inarrestabile e, soprattutto, faceva paura agli avversari. Correva e pestava, e spesso se la prendeva con Sivori. Divenne famoso, suo malgrado, per la famosa partita Cile-Italia del 1962 (2-0), conosciuta anche come “Battaglia di Santiago”. Ferrini fu espulso dopo neanche dieci minuti dal fazioso arbitro Aston, diventato famoso pure lui, ma per l’arbitraggio a favore dei cileni. Ferrini incarnava lo spirito Toro, perché combatteva fino alla fine senza badare troppo a chi si trovava davanti. E quando incontrava la Juventus, era impossibile frenarlo.Negli stessi anni arrivò Gigi Meroni, uno che in campo pensava solo al pallone. Correva, dribblava, segnava e, soprattutto, faceva segnare. Nei derby non ha mai avuto paura, ed è stato artefice della rinascita di Combin, scaricato proprio dalla Juventus da giovanissimo, che divenne un vero e proprio cecchino. Subito dopo la tragica scomparsa di Meroni, si giocò il derby, e Combin segnò tre reti. Il derby finì 4-0 per il Toro che giocò, una volta di più, da Toro vero. Col coltello tra i denti e tenendo alto il proprio orgoglio.Andando un po’ più avanti troviamo Paolo Pulici, “Puliciclone” o “Pupi”. Sono gli anni del “tremendismo granata”, gli anni dello scudetto. Pulici in coppia con Graziani prese le redini del Toro e nei derby trascinava i granata a suon di gol. Sulla mediana correvano Patrizio e Claudio Sala, che non sapevano fermarsi mai perché tenevano bene a mente il colore della propria maglia.Molti anni più tardi arriverà Ruggiero Rizzitelli, che farà dei propri gol alla Juventus una costante dei primi anni ’90. Poco prima di lui c'era uno che in poco tempo sarebbe diventato l’idolo della tifoseria granata: Pasquale Bruno. Aveva giocato nella Juve, e della Juve diventerà il più acerrimo nemico. In campo ricordava tanto Ferrini e riusciva a incarnare appieno lo spirito Toro. Non mollava mai e – più di altri – faceva davvero paura agli avversari. Combatteva su ogni pallone e non aveva problemi ad entrar duro sull’avversario, portando via palla e piede, senza troppi fronzoli. Al proprio esordio in serie A fu espulso.Ma i bei tempi presto sarebbero finiti, e furono due giocatori a rendere gli anni bui – grosso modo tra il ’97 e il 2002 – un po’ meno bui: Marco Ferrante e Antonino Asta. Il primo aveva quel modo di esultare, facendo le corna per imitare il Toro, che non si può non ricordare con piacere. Ferrante è, con Benoit Cauet, l’ultimo ad aver segnato nel derby. Teneva su da solo tutto l’attacco granata. Antonino Asta invece correva sulla fascia destra come un treno. Per certi versi, chi lo ricorda è Abate, mentre potrebbe essere Bianchi l’erede di Ferrante. Basterebbe avere il loro attaccamento alla maglia e la loro inarrestabile grinta da Toro.Uno che invece sarebbe potuto essere, ma non lo è stato, una “faccia da derby” è Roberto Muzzi. Non lo è stato perché semplicemente il derby della Mole non l’ha mai giocato. I giocatori qui elencati sono i più rappresentativi, e vogliono essere uno spunto dal quale attingere per capire come affrontare la stracittadina. Senza paura, ma facendo paura.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di Paolo Morelli
A parte i leggendari uomini del Grande Torino, soliti strapazzare i “cugini” nei derby che stravincevano regolarmente, c’erano altri calciatori che nella...
A parte i leggendari uomini del Grande Torino, soliti strapazzare i “cugini” nei derby che stravincevano regolarmente, c’erano altri calciatori che nella stracittadina lottavano con tutte le proprie forze facendo da trascinaTori. Ne citeremo alcuni, dai quali i giocatori attuali potranno prendere libero spunto.Il primo che viene in mente è Giorgio Ferrini, l’indimenticato Giorgio Ferrini. Uno che quando giocava il derby (e non solo) era inarrestabile e, soprattutto, faceva paura agli avversari. Correva e pestava, e spesso se la prendeva con Sivori. Divenne famoso, suo malgrado, per la famosa partita Cile-Italia del 1962 (2-0), conosciuta anche come “Battaglia di Santiago”. Ferrini fu espulso dopo neanche dieci minuti dal fazioso arbitro Aston, diventato famoso pure lui, ma per l’arbitraggio a favore dei cileni. Ferrini incarnava lo spirito Toro, perché combatteva fino alla fine senza badare troppo a chi si trovava davanti. E quando incontrava la Juventus, era impossibile frenarlo.Negli stessi anni arrivò Gigi Meroni, uno che in campo pensava solo al pallone. Correva, dribblava, segnava e, soprattutto, faceva segnare. Nei derby non ha mai avuto paura, ed è stato artefice della rinascita di Combin, scaricato proprio dalla Juventus da giovanissimo, che divenne un vero e proprio cecchino. Subito dopo la tragica scomparsa di Meroni, si giocò il derby, e Combin segnò tre reti. Il derby finì 4-0 per il Toro che giocò, una volta di più, da Toro vero. Col coltello tra i denti e tenendo alto il proprio orgoglio.Andando un po’ più avanti troviamo Paolo Pulici, “Puliciclone” o “Pupi”. Sono gli anni del “tremendismo granata”, gli anni dello scudetto. Pulici in coppia con Graziani prese le redini del Toro e nei derby trascinava i granata a suon di gol. Sulla mediana correvano Patrizio e Claudio Sala, che non sapevano fermarsi mai perché tenevano bene a mente il colore della propria maglia.Molti anni più tardi arriverà Ruggiero Rizzitelli, che farà dei propri gol alla Juventus una costante dei primi anni ’90. Poco prima di lui c'era uno che in poco tempo sarebbe diventato l’idolo della tifoseria granata: Pasquale Bruno. Aveva giocato nella Juve, e della Juve diventerà il più acerrimo nemico. In campo ricordava tanto Ferrini e riusciva a incarnare appieno lo spirito Toro. Non mollava mai e – più di altri – faceva davvero paura agli avversari. Combatteva su ogni pallone e non aveva problemi ad entrar duro sull’avversario, portando via palla e piede, senza troppi fronzoli. Al proprio esordio in serie A fu espulso.Ma i bei tempi presto sarebbero finiti, e furono due giocatori a rendere gli anni bui – grosso modo tra il ’97 e il 2002 – un po’ meno bui: Marco Ferrante e Antonino Asta. Il primo aveva quel modo di esultare, facendo le corna per imitare il Toro, che non si può non ricordare con piacere. Ferrante è, con Benoit Cauet, l’ultimo ad aver segnato nel derby. Teneva su da solo tutto l’attacco granata. Antonino Asta invece correva sulla fascia destra come un treno. Per certi versi, chi lo ricorda è Abate, mentre potrebbe essere Bianchi l’erede di Ferrante. Basterebbe avere il loro attaccamento alla maglia e la loro inarrestabile grinta da Toro.Uno che invece sarebbe potuto essere, ma non lo è stato, una “faccia da derby” è Roberto Muzzi. Non lo è stato perché semplicemente il derby della Mole non l’ha mai giocato. I giocatori qui elencati sono i più rappresentativi, e vogliono essere uno spunto dal quale attingere per capire come affrontare la stracittadina. Senza paura, ma facendo paura.
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