"di Alessandra Caputo
toro
Finisce così
di Alessandra Caputo
Nella povera e ricca unilateralità dell’agonismo calcistico c’è solo chi perde e chi vince.
Infatti solo lo scudetto interista,...
"Nella povera e ricca unilateralità dell’agonismo calcistico c’è solo chi perde e chi vince.Infatti solo lo scudetto interista, l’infortunio di Ronaldo, l’ingresso di Pato nel calcio italiano e poco altro si ricorderà di questo campionato. Ed è strano che in un ambiente costituito da esseri umani le sfaccettature caratteriali e l’individualità contano poco – fatta eccezione per Cassano-.In pratica nel calcio o sei il primo della classe o sei un numero.
"Tornando alla stagione trascorsa…come un romanzo che si rispetti non sono mancati i colpi di scena e la suspense che ha tenuto l’Italia incollata a tv, radioline e stadi a porte chiuse: l’Inter abbacchiata che ad un certo punto della corsa si accascia, oppure il Torino che cade in picchiata collezionando disastri come figurine.È proprio vero che l’amore per queste squadre ha strattonato gli appassionati tra illusione ed incubo senza logica: nulla nel calcio è mai certo, neanche alla fine…il calcio è polemica perché in fondo è un mistero a libera interpretazione nonostante la matematica decreti vincitori e vinti.
"Per quanto riguarda il Torino, pensando alla salvezza ottenuta in calcio d’angolo viene da sorridere. Somiglia a quei ragazzi che passano gli esami con il minimo dei voti perché si preparano solo l’ultimo giorno: anche questa è una filosofia di vita e nella vita si sceglie e si progetta.Dopo le vacanze, con la consapevolezza di esser stati graziati per il secondo anno, sarebbe probo un progetto importante in cui tutti possano sentirsi colonne portanti del successo. Un po’ come le colonne di San Pietro, che non sono tutte visibili viste dai fuochi di ellisse, ma che ci sono e sono necessarie.Pensate a come sarebbe leggere un titolone con su scritto: “Il Nuovo Torino torna Grande” con nomi nuovi e prodezze sode. Sarei entusiasta se fossi un calciatore granata, sentirei una grossa smania di fare piccole grande imprese, e vorrei sentirmi un anello fondamentale per un eventuale progetto serio e discreto.Ma per il momento fantasticare è superfluo, tranne se mentre i neuroni fantasticano, i piedi restano per terra e le maniche si rimboccano per culminare il progetto.Il desiderio è in se stesso illimitato e perciò destinato a non essere soddisfatto, ma i successi esistono e soddisfano in gran parte, sono dei bei timbri su attestati di sacrificio.Perché dunque non porsi un traguardo silenzioso, senza sbruffoneggiare e teatralizzare , e inseguirlo godendosi il percorso?
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