toro

Guardare il contesto e fermarsi sui dettagli

Ci sono sguardi ampi che abbracciano tutto l'orizzonte, e sguardi stretti che inquadrano a malapena la persona che si ha davanti.
Partiamo dal presupposto che il tifoso é autorizzato ad usare l'uno o l'altro e quello che vuole: non...

Redazione Toro News

Ci sono sguardi ampi che abbracciano tutto l'orizzonte, e sguardi stretti che inquadrano a malapena la persona che si ha davanti.Partiamo dal presupposto che il tifoso é autorizzato ad usare l'uno o l'altro e quello che vuole: non gli é richiesta razionalità, quella -insieme a tante altre caratteristiche- deve essere prerogativa di chi va in campo.Ma nel fare delle considerazioni, é verità che le cose possano essere viste nel loro insieme oppure nel loro particolare.Così, dopo la partita di ieri (foto N.Campo) al piccolo stadio Tombolato -la prima che il Toro non perde nel piccolo impianto che ha per sfondo le possenti mura di Cittadella- nella mente può restare l'incredibile gol fallito da Mirco Antenucci allo scoccare del 90', quando l'attaccante poteva mettere il pallone alla destra, alla sinistra o in mezzo alle gambe del portiere, oppure ci si può rivedere mentalmente il partitone disputato dal numero 7, con un gol d'altissima scuola, scambi, tocchi, tiri ed assist che rendono orgogliosi di avere un giocatore del genere tra i propri beniamini.E Antenucci é metafora del Torino tutto, la partita di ieri lo é del campionato intero.Per cui, uno sguardo che si sceglie -legittimamente- di tenere strettino, può inquadrare il risultato del match di ieri, e brontolare perché il pareggio non piace; uno sguardo ampio guarda tutta la partita, e vede 20 minuti di sofferenza e poi 70 minuti di ottimo calcio, un calcio che in Serie B é difficile vedere, specie se dall'altra parte il livello non é lo stesso. Triangolazioni e tiri in porta, ritmo alto e la forza di provarci fino all'ultimo secondo, una squadra che non é molle e non si siede; chiaro poi che anche a chi ha una visione d'insieme dà fastidio il gol sbagliato e la vittoria mancata, ma non dimentica come é arrivato questo pareggio.Un Toro che non ha nulla a che fare con quello dello scorso anno, ma neppure con quello di due anni fa e delle ultime stagioni ancora precedenti. Un Toro che é primo in classifica, e si é sì fatto recuperare dei punti, ma non é primo per diritto divino (come ben sa chi ha uno sguardo che va indietro agli scorsi campionati): lo é perché ha fatto molto bene, meritandosi affetto, sostegno e anche applausi. Alle spalle c'é, ad esempio, un Verona che nelle ultime 13 gare ne ha vinte 11: eppure non é primo per distacco come ci si attenderebbe da chi ha fatto un filotto del genere. Chi ha uno sguardo ampio pensa che ad inizio stagione avrebbe voluto un Torino che non dovesse lottare per un posto nei play-off come pochi mesi prima, ma un Torino che dovesse lottare per i primi due posti: ce l'ha. Chi uno sguardo stretto, pensa che siccome il Torino é stato primo da solo per mesi, dovesse rimanerlo sempre e per sempre, per obbligo contrattuale.Dopodiché, nessuno nasconde che la squadra non é quella di questo Autunno, ma probabilmente non avrebbe potuto esserlo; sono venuti a mancare i gol di Bianchi, i contributi di Guberti, Surraco e tanti altri; il gruppo non é così forte da dominare il campionato, e quanto ha espresso ieri su un campo rognoso -c'é modo e modo di strappare un pareggio- é probabilmente il massimo che possa esprimere, oggi. Pescara e Verona non faranno investimenti per la Serie A, il Sassuolo sì: Cairo ne ha fatto uno ma non basta, se si vuole mettere questo gruppo di ammirevoli professionisti, e l'allenatore migliore conosciuto da molti anni a questa parte, in condizione di dare una seconda accelerata alla propria stagione.