di MARCO LIGUORI
toro
Guido Rossi, Tronchetti, Moratti
di MARCO LIGUORI
Meno 9%. A tanto ammonta dal giorno dell’offerta pubblica di vendita, avvenuto nell’ottobre del 1997, fino a venerdì scorso la diminuzione di valore del titolo Telecom...
"Meno 9%. A tanto ammonta dal giorno dell’offerta pubblica di vendita, avvenuto nell’ottobre del 1997, fino a venerdì scorso la diminuzione di valore del titolo Telecom ordinario a Piazza Affari. Una vera e propria debacle per il «più grande collocamento azionario mai effettuato dal Ministero del Tesoro, nonché della più grande offerta di azioni mai effettuata sui mercati in Europa» secondo quanto affermato in un comunicato dell’ottobre 1997 dal dicastero di via XX Settembre. Ma ciò che fa più sensazione è il fatto che se si rapporta la perdita all’andamento dell’indice Mibtel di Piazza Affari dalla fine del 1997 ad oggi, si scopre che quest’ultimo ha guadagnato circa il 70%, nonostante l’attentato alle Torri Gemelle del 2001. Tra i protagonisti di quell’operazione pasticciata ci fu il professor Guido Rossi, all’epoca presidente della Telecom e oggi ritornato al timone della società «a miracol mostrare» come diceva il Sommo poeta Dante.Ma scendiamo nel dettaglio. Se si vuole quantificare la “mazzata” per un ipotetico cassettista che avesse detenuto da nove anni le azioni dell’ex monopolista della telefonia, il conto è presto fatto. Il risparmiatore ha pagato all’epoca 10.908 vecchie lire per ciascuna azione, ossia 5,63 euro. Il prezzo di riferimento registrato venerdì 15 settembre sul listino di Borsa era invece pari a 2,20 euro. Considerato che il lotto minimo da acquisire era pari a 1000 azioni e che c’è stata un’operazione di fusione nel 2003 tra Olivetti e Telecom, con l’assegnazione gratuita di 100 azioni, il numero dei titoli posseduti è diventato circa 2330. Mentre il rendimento cedolare si assottigliava anno per anno, il povero cassettista ha visto andare in fumo circa 500 euro del suo investimento iniziale, precipitato a 5100 euro, mentre in nove anni la Borsa faceva segnare i massimi di sempre. Insomma, il “parco buoi”, come sono definiti nel gergo di Borsa i piccoli azionisti, è stato bastonato. Il Tesoro fu il vincitore, incassando ben 11,2 miliardi di euro: lo sbarco a Piazza Affari di Telecom ebbe tra i registi dell’operazione anche Mediobanca, con cui il neopresidente Rossi ha avuto sempre buoni rapporti: da ricordare che fu spedito dal presidente e fondatore della banca d’affari milanese, Enrico Cuccia, a salvare la Montedison dal fardello dei suoi debiti.Ma perché il fallimento di Telecom? L’operazione sotto l’egida del professor Rossi nacque sotto pessimi auspici: i principali azionisti ne controllavano appena il 6,6%. Ciò non poteva non costituire un motivo di insanabili contrasti societari tra i “signori della finanza” presenti nel capitale della società. Dopo pochi mesi dal termine dell’Opv Umberto Agnelli chiese la testa di Rossi, che fu sostituito dal Gian Mario Rossignolo gradito alla “real casa” torinese. Ma adesso il professore è tornato, ma non può celare un bel conflitto d’interesse. La Telecom ha “in pancia” Tim, che è lo sponsor del campionato italiano di serie A e B e della Coppa Italia, ora denominata proprio “Tim Cup”: peccato che Rossi sia anche il commissario straordinario della Federcalcio. Piccolo particolare: nel cda di Telecom siede anche Massimo Moratti, principale azionista dell’Inter, e la Pirelli di Tronchetti possiede ancora una piccola percentuale della società nerazzurra.
"(da "La Padania", 17 settembre 2006)
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