"di Carlo Quaranta
toro
Il borsino granata
di Carlo Quaranta
Discesa all’inferno e ritorno. Alle 16 di ieri il Torino era tramortito, in coma e con la testa ormai virtualmente in serie B. In pochi, forse solo il più...
"Discesa all’inferno e ritorno. Alle 16 di ieri il Torino era tramortito, in coma e con la testa ormai virtualmente in serie B. In pochi, forse solo il più inguaribile degli ottimisti, avrebbero scommesso su una risalita della truppa granata dopo il thé negli spogliatoi del “Via del Mare”. Anche il Presidente Cairo, notoriamente fiducioso, ha battezzato l’episodio come una delle tante sorprese a cui il calcio ci ha abituato pur sottolineando il carattere e la reazione della squadra. Condividiamo l’analisi presidenziale ancorché la risalita dagli inferi è stata possibile grazie ad un po’ di fortuna nelle conclusioni (ma questa è la prova che per segnare bisogna tirare in porta) ed al karakiri della difesa leccese (e del suo portiere in particolare) la quale, quanto a nefandezze, ha tenuto testa a quella granata (magari arrivasse Panucci…). Alla fine dei conti comunque ed alla luce del pareggio di ieri, peraltro pienamente meritato, consideriamo il bicchiere granata mezzo pieno: in primis perché era il risultato auspicato alla vigilia (troppa grazia per questo Torino imporsi su un campo storicamente ostico), un risultato che consente alla banda di Novellino di tenere la quartultima nel mirino-salvezza a sole due lunghezze. E poi per come è maturato, in doppia rimonta in casa di una diretta concorrente cui, viceversa, questi tre punti accarezzati a lungo e poi sfuggiti di mano potrebbero costituire una mazzata psicologica non indifferente. Per quanto attiene la prestazione, tra gli aspetti positivi della giornata granata, annoveriamo un buon secondo tempo ed il mutuo soccorso tra i reparti: vedere Stellone che si batte come un leone negli ultimi minuti in area granata a difesa del risultato e due gol realizzati dai difensori che salgono a dar man forte all’attacco è un vero piacere. Il delitto è invece consegnarsi letteralmente agli avversari per i venticinque minuti iniziali e notare una difesa (anzi, sarebbe meglio dire una fase difensiva) davvero spaventata e spaventosa di fronte alla minima insidia.
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