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Il cantiere granata, dal vivaio con onore

Vej Turin / Una piccola cronistoria dei grandi campioni del Toro

Redazione Toro News

"Il campionato 1932-33 è il primo punto di svolta del Torino anni '30. Dalle giovanili iniziano ad affacciarsi le giovani promesse dei Balon Boys: Federico Allasio, debuttante, colleziona 12 presenze mentre il 29 gennaio 1933, Torino-Alessandria, fa il suo esordio Osvaldo Ferrini. Mario Bo, nel giro della prima squadra già dall'anno precedente, si consacra titolare mentre in panchina siede l'austriaco Franz Hänsel (meglio noto come Francesco, in anni di italianizzazione forzosa): prende il posto di Baloncieri, un simbolo, che saluta così il Toro.

"Hänsel sarà poi sostituito in corsa da Augusto Rangone, già tra i fondatori dell'Alessandria e CT della Nazionale – a varie riprese – negli anni '20.

"Sono gli anni del consenso al regime: nel 1932 viene fondata Latina (allora nominata Littoria) mentre Terragni lavora alla Casa del fascio di Como, il progetto architettonico più importante e fecondo del decennio. Sempre in quell'anno nascono due istituzioni che ancora oggi accompagnano la nostra quotidianità: la Settimana Enigmistica e la Mostra del cinema di Venezia.

"I granata partono scoppiettanti: esordio al Filadelfia con vittoria (da 0-2 a 3-2) contro la Fiorentina, stesso risultato imposto anche alla Pro Vercelli mentre alla terza giornata la Lazio torna a casa battuta per 4-2. Se aggiungiamo che alla quarta giornata il Torino, a Bologna, pareggia 1-1 contro uno dei due più accreditati rivali della Juventus ammazza-campionati si può ben capire come l'ottimismo fosse palpabile in casa granata. Tuttavia, e la storia del Toro ce lo insegna, l'imponderabile è sempre dietro l'angolo: la domenica successiva i granata perdono in casa contro il Palermo, debuttante in Serie A. Un risultato rimasto indigesto per molto tempo se è vero che il 6 novembre, dopo aver sbaragliato il Casale, i tifosi si rammaricano ancora pensando come, con due gol in meno ai bianco stellati e due in più ai palermitani, il Toro si sarebbe trovato al comando della classifica. Vittoria eclatante, 9-0, contro il Casale: giornata di grazia per Gino Rossetti (quattro gol) e per Janni – eterno – che in mezzo al campo canta e porta la croce.

"La domenica successiva va in scena Torino Ambrosiana. Anticipata alle 10 del mattino da un'amichevoli tra avvocati torinesi (in maglia azzurra con toro giallo sul petto) e milanesi, la sfida è fondamentale per la vetta della classifica. L'Ambrosiana, altra squadra accreditata come sfidante scudetto, aveva acquistato dal Genoa Levratto, lo sfondareti, per dar vita con Meazza a un attacco stellare. Il Torino non si fa impressionare e scende in campo per aggredire, attaccare e vincere: ne nasce uno degli incontri migliori della stagione. Sotto un cielo coperto – con minaccia di pioggia – inizia una partita molto tecnica, giocata a viso aperto da tutte e due le squadre: a ogni attacco nerazzurro risponde un contrattacco del Toro, in una partita dove le difese ballano, come da copione. Alla mezz'ora passa l'Ambrosiana: Levratto, lasciato colpevolmente solo dalla difesa granata corsa in massa su Meazza, insacca di testa.

"Il risultato resta invariato fino al sedicesimo della ripresa quando il Toro pareggia con Busoni, che supera il portiere Ceresoli grazie a un astuto assist di Libonatti. Si riparte e Busoni segna di nuovo, ma l'arbitro annulla per fuorigioco; sette minuti più tardi i granata battono un calcio d'angolo. Il pallone, ribattuto dalla mischia, esce dall'area e lì Janni lo riprende, tirando con tutte le proprie forze contro la porta nerazzurra. La palla centra il palo per poi colpire un piede di Ceresoli, ancora in tuffo, e insaccarsi in rete. 2-1. Ma è un vantaggio illusorio. Cinque minuti dopo Levratto, con un tiro – un missile dei suoi – pareggia, rispondendo in campo agli ululati che il Fila gli riserva a ogni tocco di palla. Ed è sempre Levratto a sprecare qualche minuto dopo la palla del K.O., cercando la soluzione personale e lasciando Meazza, solo in area, a sgolarsi chiedendo palla.

"È un episodio a chiudere la gara: Allemandi (chi si rivede!) stende in area Busoni. Rigore. Batte Silano e segna: il Toro supera l'Ambrosiana e vola in classifica.

"La domenica successiva il pareggio con il Napoli capolista sembra essere l'ennesimo attestato di maturità della squadra: invece è l'inizio del buio. Il Toro perde il derby (affossato da Borel II, 29 reti su 28 presenze) a inizio dicembre e da lì in poi non fa altro che perdere punti e terreno dalla vetta. Un'emorragia che si arresta solo a febbraio, quando ormai la corsa alla vetta è impensabile.

"C'è però ancora spazio per la gloria. Il 12 marzo il Toro guadagna la quarta posizione in classifica sconfiggendo gli antichi rivali del Bologna ed eliminandoli, di fatto, dalla corsa scudetto. Una partita combattuta, anche in onore dei vecchi tempi, in cui il Toro raggiunto e superato dal Bologna riesce a rovesciare nuovamente in suo favore le sorti dell'incontro. Il finale recita: Torino batte Bologna 3-2. Tutto merito di una tripletta dell'intramontabile Gino Rossetti che negli spogliatoi, a fine partita, viene applaudito con tutta la squadra dal podestà di Torino.

"La classifica di fine anno vedrà i granata al settimo posto, a soli tre punti dalla quinta piazza. La squadra non poggia ancora su equilibri solidi, ma ha individualità in grado di imporsi e giovani promesse che stanno per esplodere. Il cantiere granata, insomma, è ancora aperto.