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Il capitano, che capitano!

di Edoardo Blandino

 

Un calciatore che abbia vissuto almeno una volta il 4 maggio ha compreso perfettamente cosa significhi essere un giocatore del Torino e far parte della squadra che...

Edoardo Blandino

di Edoardo Blandino

"Un calciatore che abbia vissuto almeno una volta il 4 maggio ha compreso perfettamente cosa significhi essere un giocatore del Torino e far parte della squadra che una volta era quella degli Invincibili. Rolando Bianchi con la squadra a Superga ci è andato l’anno scorso. A dire il vero non è stato un grande approccio, vista anche la contestazione alla squadra da parte dei tifosi, ma è bastato a fargli capire cosa sia per tutto il mondo granata il 4 maggio.

"Ognuno può vivere in modo diverso questo avvenimento. Dipende molto anche dal carattere di ogni persona: qualcuno può essere più emotivo, altri, invece, più freddi e distaccati, ma non si può rimanere impassibili davanti alla storia, davanti alla grande Storia. A Bianchi è rimasto impresso quel 4 maggio dell’anno scorso. Anche un anno fa pioveva, così come dovrebbe piovere oggi. Quell’atmosfera lo ha colpito. Oggi ci torna da capitano e spetterà a lui leggere i nomi degli Invincibili. Giura che sarà un’emozione forte e c’è da credergli. Bianchi è un tipo passionale che in questi due anni al Toro si è distinto per atteggiamenti e scelte di cuore, non di testa.

"L’allenatore prepara la squadra alla partita studiando gli avversari. Va allo stadio o guarda le cassette. Bianchi si è preparato per oggi pomeriggio con un sopralluogo la settimana scorsa, sintomo del fatto che ci tenga davvero a questa ricorrenza. Dice di essersi commosso nel vedere le persone fermarsi davanti alla lapide in contemplazione. Secondo lui, in quella situazione, non servono troppe parole. Quando ti trovi a Superga, in un luogo calcisticamente sacro, basta poco. A volte anche il silenzio può andare bene ed essere più utile di tante, banali, parole.