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Il conto sugli errori arbitrali

Il Toro non è certo una squadra amata dagli arbitri, tornando indietro nel tempo si ricorda un Concetto Lo Bello inseguito fino all’aeroporto di Caselle, mentre è impossibile da dimenticare il gol segnato...

Redazione Toro News

"Il Toro non è certo una squadra amata dagli arbitri, tornando indietro nel tempo si ricorda un Concetto Lo Bello inseguito fino all’aeroporto di Caselle, mentre è impossibile da dimenticare il gol segnato da Agroppi alla Sampdoria, salvato oltre la linea da un certo Marcello Lippi, non visto dall’omino in nero, che costò ai granata uno scudetto. Corsi e ricorsi storici che puntualmente si affacciano nella vita quotidiana al punto che il nemico storico, dopo la Juve, è proprio il direttore di gara, spesso fischiato al Delle Alpi appena viene nominato dallo speaker prima della partita.

"La società di Urbano Cairo ha deciso di scegliere la linea morbida contro gli arbitri, multando i giocatori che si fanno espellere, com’è successo a Stellone, Martinelli e Balestri. Guarda caso, almeno a livello di cartellini rossi, il Toro è tra le squadre che ne ha subiti meno. Non va dimenticato però che qualche punto in meno in classifica il Toro ce l’ha proprio per alcune sviste arbitrali, che sicuramente sono state fatte in buona fede, ma hanno privato la squadra di qualche vittoria e pareggio che nel conteggio finale indubbiamente peseranno.

"Proprio contro la Ternana, nei minuti finali della gara di andata, fu annullato un gol valido di Stellone per un inesistente fuorigioco. La stessa cosa successe anche qualche settimana prima a Catanzaro, senza contare i due rigori non concessi in casa con l'Atalanta e l'arbitraggio discutibile di Vicenza, quando fu negato un altro rigore eclatante sempre su Stellone, dopo trenta secondi dal fischio d’inizio.

"Sulle decisioni arbitrali il Toro è nettamente in svantaggio, come testimoniano il numero dei rigori assegnati contro superiore a quello dei rigori a favore. I granata oltretutto non sono affatto una squadra sparagnina, ma giocano quasi sempre all'attacco, subendo spesso le attenzioni non sempre “perfette” degli avversari. La signorilità di Cairo e di De Biasi fa onore ad entrambi, in un ambiente in cui vince chi urla più forte, però senza falsi piagnistei, fare la voce grossa ogni tanto non guasterebbe. Quanto meno per evidenziare che, pur essendoci a volte problemi di gioco e manovra, non sempre le decisioni arbitrali hanno reso onore al risultato finale.