"Una rivalità ancestrale, che dura da più di un secolo. Non è retorica: il derby non è una partita come le altre. Lo dimostra il fatto che la prima stracittadina giocata (e vinta) corrisponde alla prima partita ufficiale giocata dal Torino nella sua storia. Beffardo il destino, eh? Da quel 13 gennaio 1907, ne è passata di acqua sotto i ponti del Po: il mondo è cambiato, si è evoluto (in meglio o in peggio? Ai posteri l'ardua sentenza ). E il calcio? Non poteva mica stare a guardare, con i legni delle porte rettangolari, i parastinchi improvvisati e i pantaloncini inguinali. Soldi, diritti TV, sponsorizzazioni milionarie hanno reso il derby della Mole uno dei più squilibrati degli ultimi anni, dove l'ago delle bilancia pende spesso e volentieri dalla parte bianconera, seppur il Torino abbia sempre dato del filo da torcere alla Juventus. Quest'anno, però, la musica è cambiata: i percorso di Juventus e Torino, seppur così distanti in classifica, sono molto simile per costanza, rendimento e qualità. E se è vero che Golia resta sempre Golia, quest'anno Davide può veramente dire la sua, e riportare i colori granata sul punto più alto della città. Per ingannare il tempo e stemperare la tensione, abbiamo scelto quelli che, secondo il pensiero comune, sono i due derby più belli degli ultimi anni. E per par condicio, uno perso sciaguratamente.
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Il derby della Mole: viaggio tra i più belli e più brutti
Verso Juventus-Toro / Dal 3-2 del 1983 alla buca di Maspero: viaggio nella stracittadina più antica d'Italia
"TORINO-JUVENTUS 3-2 (27/03/1983) - E' il 27 marzo, e l'Italia ha appena tirato indietro le lancette di un'ora. Al Comunale si gioca Torino-Juventus, la Roma è prima in classifica, la Juventus la insegue, il Toro ha poco da chiedere al campionato. Da qualche parte in Liguria, un signore su una vecchia FIAT gialla con il bollino del Toro sul lunotto, sta imboccando il Colle di Tenda, che separa la valle del Roia (francese) da quella della Vermenagna (in provincia di Cuneo). Tempo di percorrenza: circa tre minuti. Pronti e via, la Juventus è subito in vantaggio, grazie ad un gol di Paolo Rossi, fresco di titolo al Mundialito iberico. Al 65' arriva il 2-0: Platini sfida con lo sguardo lo tsunami di fischi della Maratona, ma non si fa intimidire e segna. Il Torino, a questo punto, può solo limitare i danni. O forse no? 124 secondi, per percorrere in terza la lunghezza del valico. La radiocronaca di Ameri si interrompe per poco più di due minuti. E in quella frazione di tempo, avviene l'impensabile. Prima Dossena, poi Bonesso, ed infine Torrisi. Cognomi che i tifosi del Toro recitano come l'Ave Maria. Il Toro è in estasi, e il signore percorre i tornanti fino a Limone cantando tra sé e sé cori poco amichevoli contro i cugini e suonando il clacson, felice come un bambino.
"JUVENTUS-TORINO 3-3 (14/10/2001) Marco, risolvila tu!, gli dice Camolese. Marco è Marco Ferrante e questo derby è forse uno dei più belli ed emozionanti mai giocati dai granata. Il Delle Alpi è tutto fuorchè gremito. E' una domenica pomeriggio, di quelle fresche ma riscaldate dai timidi raggi del sole di inizio autunno. Tuttavia, il cielo sopra il Toro si annuvola subito, e altre nubi ancora più minacciose fanno capolino all'orizzonte. La Juventus impiega solo 10 minuti per trovare la via del gol: Del Piero realizza l'1-0. Sbam. Dopo 10 minuti, Tudor rincara la dose. Sbam. Prima dell'intervallo, di nuovo del Piero segna la personale doppietta. Sbam. Toro colpito, ma non affondato. Nell'intervallo, Osmanovski rimane negli spogliatoi. In campo c'è bisogno di gente coraggiosa: dentro Ferrante. Non una squadra di fenomeni, ma di uomini - ancora prima che calciatori - che capirono in fretta cosa vuol dire essere del Toro, aldilà della retorica. Al 58', Lucarelli raccoglie un suggerimento del numero 94 e trafigge Buffon. Stai a vedere che E infatti al 70' arriva il 3-2, che rievoca nei bianconeri terribili incubi vecchi di 18 anni. Thuram abbatte Asta: Boriello (l'arbitro, non il giocatore) assegna il rigore. Che Ferrante trasforma. 3-2! All'80, la svolta. Entra Maspero, e segna. E' il pareggio. Sembra fatta, Borriello, per compensare, assegna un rigore alla Juventus. Urla, spinte, proteste: Borriello non sa se mettere mano al cartellino o meno. Il rigorista è Salas, impassibile, che cerca la concentrazione. Nel marasma più totale, - furbescamente - si avvicina al dischetto del rigore e inizia a tirare qualche calcetto con la punta del piede, poi con il tallone e la suola. È stato solo un gesto scaramantico, c'è chi dà un calcio al palo, oppure indica al portiere dove tireranno il rigore, oppure va dall'avversario e sussurra: tanto lo sbagli. Io faccio così, scavo buchi e spero che la palla vada dove poi è andata effettivamente dirà in futuro. Il sinistro del cileno spiazza Bucci, ma la palla si perde sul fondo. Quell'episodio passerà alla storia come la buca di Maspero, associata ad un altro coro/striscione che è meglio non riportare, anche se la maggioranza dei tifosi avrà sicuramente intuito di cosa si tratta.
"JUVENTUS-TORINO 4-2 (7/03/1982) La peggiore sconfitta subita in rimonta. L'anno del trionfo italiano in Spagna, poco più di un anno prima della storica rimonta. Sul Comunale di Torino una pioggia torrenziale condiziona l'andamento della gara, ma dopo soli 20 minuti il Toro è inaspettatamente in vantaggio, merito di Bonesso e Donessa. Ma forse è solo un caso, perché Tardelli al 24' accorcia le distanze, prima di lasciare libero Scirea quattro minuti dopo di firmare il 2-2. Tutto in meno di dieci minuti. Questo è il bello del calcio. L'inaspettatezza delle cose. Scirea si ripete di nuovo, questa volta al 40' Quell'anno la Juventus vinse il suo ventesimo scudetto, cucendosi sul petto la seconda stella. L'autore del gol decisivo contro il Catanzaro fu un irlandese, Liam Brady (che l'anno dopo verrà sacrificato per permettere il tesseramento di Platini e Boniek). Lo stesso Brady, a pochi respiri dal fischio finale, segnò il 4-2 di quella pazza stracittadina.
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