di Fabiola Luciani
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Il mio Toro
di Fabiola Luciani
Non difendo nessuno. Non attacco nessuno.
E' che non mi va ancora giù quel retrogusto amaro. Perch&e acute; ; chi ha apertamente considerato poco questa maglia granata ed i suoi immensi...
Non difendo nessuno. Non attacco nessuno.E' che non mi va ancora giù quel retrogusto amaro. Perch&e acute; ; chi ha apertamente considerato poco questa maglia granata ed i suoi immensi tifosi, l'ha dimostrato pure sul campo. Questa purtroppo è la nostra cifra attuale. E' decisamente poco e non basta per spiccare il volo.Un ‘analisi attenta ci dice che siamo nella media dell'ultimo decennio quindi dobbiamo ancora una volta essere grati al Torino Calcio S.p.A. nel suo insieme, ma il limite è questo purtroppo, anzi forse l'abbiamo anche superato per due anni consecutivi.Storicamente il Toro gode di grande considerazione più per la passione del suo pubblico che per lo spessore delle sue squadre, visto il travaglio degli ultimi anni nell'angusta cadetteria.Insomma, siamo un grande popolo, siamo una buona squadra, siamo una società sana, ma tutto ciò però non basta per giocare un campionato brillante e spavaldo, né tantomeno per condurre in porto una salvezza tranquilla. Quindi, direte voi?Quindi niente. L'importante è avere la misura delle proprie possibilità.Però poi ad onor del vero quell'amaro che mi pervade i sensi mi porta a dover scrivere che un quindi ci sarebbe......esiste la tecnica e non ne siamo digiuni, esiste la tattica e non mi sembra manchino le accortezze a questa squadra.Però esiste anche un qualcosa che ti viene da dentro: si chiama rabbia, furore, ai campi di allenamento delle squadre di mio padre si diceva dei ragazzini avvelenati ...."a quello gli brucia il "culo" dalla nascita", ed era detto in segno di apprezzamento.Eppure giocatori di un certo calibro in questa squadra non manca e non mi sembra nemmeno che manchino negli attributi eppure......eppure quando vedi le modeste squadre avversarie che in campo danno l'anima e la tua invece no, è come ricevere uno schiaffo in faccia che fa male. E allora pensi: "a quel paese" la tattica, le alchimie, gli assetti, i quindici minuti granata, il pressing, "a quel paese" tutto.Perché se qualcuno pensa che basta scendere in campo e giochicchiare al pallone, io gli dimostro che ha commesso un grave errore e lo mando in pensione con l'etichetta di presuntuoso e non con quella di mago.Questo è mancato, questa è l'amarezza che sento. Sono consapevole che in un contesto di gioco a squadre una sconfitta è preventivabile, sottovalutare gli avversari e giocare con la spocchia di una presunta squadra di rango senza reagire no!!Nel Torino Calcio c'è qualcuno che non è di Torino e magari non lo sa, e per questo ci terrei a ricordare che gran parte di noi appassionati e avvelenati del Toro siamo figli di Superga e del calcio vero ed appassionato, tipico della periferia e della strada, cresciuti nel mito degli Invincibili che dominavano il mondo del calcio, come fossero dei gladiatori e dei legionari.A noi piace tutto, il bel gioco, il fair play, apprezziamo l'operato e soprattutto l'etica dei nostri allenatori, però i tifosi del Toro in campo vogliono vedere guerrieri con gli attributi.Guerrieri ...cavolo!! Capito?Mi torna, in proposito alla memoria, a conferma ed ulteriore chiarimento del concetto, quel mirabile passo delle "Memorie di Adriano" della Yourcenar, dove l'Autrice fa dire all'imperatore, impegnato in una campagna militare, le seguenti parole: "Mi sedevo sul letto, infilavo i calzari, cercavo a tastoni la tunica, il cinturone, la daga; uscivo per respirare l'aria della notte. Percorrevo le grandi strade regolari del campo, deserte nell'ora tarda, rischiarate come quelle delle città; alcune scolte mi salutavano solennemente al passaggio; costeggiando la baracca che serviva da ospedale, respiravo il lezzo dolciastro dei malati di dissenteria. Mi dirigevo verso la scarpata di terra che ci separava dal precipizio e dal nemico. Una sentinella marciava a lunghi passi regolari su quel sentiero di ronda, pericolosamente stagliata al lume di luna; in quell'andare su e giù, ravvisavo il moto d'un ingranaggio della macchina immensa di cui ero io il perno; mi commoveva un istante lo spettacolo di quella forma solitaria, di quella fiamma breve che ardeva nel petto d'un uomo, in mezzo a un mondo di pericoli. Una freccia sibilava, appena più importuna della zanzara che m'aveva disturbato sotto la tenda; appoggiavo i gomiti ai sacchi di sabbia del muro di cinta".Ognuno di noi, fratelli, sente di essere dentro di sé una parte del perno ideale che muove l'ingranaggio della macchina immensa che permea la nostra storia, la nostra maglia, il Toro come lo conosciamo, nel bene e nel male. Il Toro che, piaccia o no, ha l'impronta degli Invincibili. Il nucleo composto dai giocatori più rappresentativi che oggi combattono "per questa maglia storica", Alessandro, Matteo, Alberto e gli altri più giovani, sono naturalmente consapevoli della loro funzione. Gli altri ragazzi invece, devono comprendere il messaggio granata e lo devono interiorizzare sempre più; e anche qui ritornano alla mente le parole di Adriano - Yourcenar: "...tutte le razze apportano all'esercito le loro virtù, le loro armi particolari, le loro specie di fanti, di cavalieri, di arcieri. Vi ritrovavo...quella varietà nell'unità che fu il mio fine imperiale. Ho permesso ai soldati di usare il loro grido di guerra nazionale, di impartire e ricevere ordini nelle loro lingue...Ho fatto di tutto per trattare quegli uomini semplici da uomini...volli che si affezionassero a quell'angolo di terra che erano destinati a difendere. Speravo di ristabilire, su scala imperiale, l'equivalente delle milizie della giovane Repubblica, quando ogni uomo difendeva il suo campo, la sua fattoria."Regola gli assetti ed esalta le diversità; deve essere anche la sintesi del gioco del "mio Toro", che permette alla squadra di essere solida e tetragona quanto flessibile, imprevedibile, creativa nelle sue geometrie e nel suo estro.La squadra di Torino. Unita ma diversa. Unica.Solamente così la nostra storia continuerà.Forza Toro e, è proprio il caso di dirlo...Forza Toro al di là del tempo e dello spazio.
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