"di Michele Ferrero
toro
Il Toro tiene
di Michele Ferrero
Non mi aspettavo niente dalla trasferta a San Siro, ma è proprio in questi casi che il Toro sa darci gioie incredibili. E’ il piacevole rovescio della...
"Non mi aspettavo niente dalla trasferta a San Siro, ma è proprio in questi casi che il Toro sa darci gioie incredibili. E’ il piacevole rovescio della medaglia di un’altra caratteristica atavica della squadra granata, ovvero quella di mancare l’appuntamento quando è alle porte un atteso salto di qualità. Cosa già successa anche quest’anno contro il Siena, dopo la grande prova di Palermo.Il Milan non aveva mai vinto in casa, noi venivamo stanchi e delusi da Udine: Seedorf e Kakà contro Zanetti e Motta, giusto per dar l’idea del divario tecnico tra i campioni d’Europa ed una squadra sempre in emergenza per i tanti infortuni. Invece il Toro ha stupito anche gli ottimisti ad oltranza, imbrigliando gli avversari con un’organizzazione di gioco perfetta, messa in atto senza rinunciare a giocare.Recuperando in un solo colpo Natali, Zanetti e Di Michele sono stati rinforzati tutti i reparti, quello offensivo in particolare, dove la mobilità di David apre scenari nuovi. Decisamente più concreti di quelli che può offrire Recoba, che gioca da fermo. Considerando che una punta di peso Novellino la vuole sempre, credo che per il Chino sarà dura trovare posto in squadra dal primo minuto, a meno che non dimostri di essere completamente recuperato sul piano dinamico. Il Toro ha tenuto, di testa e di gambe, proprio perché tutti hanno lavorato sodo, compresi i giocatori con caratteristiche offensive come Rosina e Di Michele.Sono proprio i due mancini i miei osservati speciali di giornata. La loro posizione, mai statica, non ha offerto punti di riferimento sicuri agli avversari. E’ vero che Rosina ha dovuto sacrificarsi molto in copertura, ma muovendosi con i tempi giusti non ha mai dato l’impressione di lasciare solo il compagno d’attacco: quando i due sono riusciti a combinare sul breve sono nate azioni con tutti i sintomi della pericolosità. Nella prima mezzora anche Di Michele stava dietro la linea della palla, posizionato sul lato opposto rispetto a quello di Rosina, andando praticamente a completare un 4-5-1. Solo Ventola rimaneva a tenere impegnati Nesta e Kaladze. Quando Di Michele e Rosina si invertivano la posizione, alle loro spalle facevano altrettanto Zanetti e Motta, mentre Corini cercava di non far ragionare troppo Pirlo, aiutato dai generosi rientri di Ventola (poi di Bjelanovic). Un atteggiamento decisamente chiuso. Ma col passare dei minuti il Toro ha preso più fiducia, e Di Michele ha iniziato a svariare su tutto il fronte d’attacco, partendo ora da destra ora da sinistra. La sua condizione fisica, esaltata dall’adrenalina del rientro, è sembrata decisamente buona per un giocatore rimasto lontano tre mesi dalle partite vere. Ha giocato un numero elevatissimo di palloni (43) con 26 giocate utili (7 delle quali pericolose) e 17 negative, concentrate prevalentemente nel primo tempo, nel quale ha insistito troppo nel dribbling. E’ cresciuto alla distanza, dando sfogo alla manovra granata con movimenti ad allargarsi sugli esterni, ed andando 3 volte al tiro dopo aver saltato Nesta, non uno qualunque.Rosina gli è venuto in aiuto, da giocatore completo. Delle sue 38 giocate ben 31 sono positive, e quasi tutte con il marchio della qualità. Molte le ha dovute eseguire lontano dalla porta avversaria, in una posizione di quarto di centrocampo a protezione di Lanna, ma è riuscito spesso a ripartire con velocità. Oltre a 2 tiri pericolosi, purtroppo effettuati col destro, conta anche 6 preziose giocate difensive. Mi tolgo il cappello davanti alla sua prestazione, mai così matura ed al servizio della squadra da quando è con noi.Come contro Catania ed Empoli, il Milan ha manovrato a ritmi molto lenti, senza quindi trovare spazi per incidere, malgrado il prolungato possesso palla. Con attenzione tattica e beneficiando di ottime prestazioni individuali anche in retrovia, il Toro ha concesso ai campioni rossoneri non più di quattro palle gol eclatanti. In 90 minuti non sono poi molte, considerando le forze in campo. In una sola di queste la nostra difesa è colpevole: quando al 15’ Seedorf ha saltato netto Comotto, che è scivolato insieme a Corini e Lanna aprendo un buco in area. Natali è uscito sull’olandese mentre Della Fiore si è fatto attirare dal pallone lasciando Gilardino solissimo sul secondo palo. Ma Sereni è in un momento di grazia, sta parando tutto il parabile ed anche qualcosa di più.In verità l’occasione più nitida della gara l’ha avuta il Toro, vanificata da un fischio di Tagliavento che ha poi compensato sorvolando sulla spallata di Natali ad Ambrosini. Molti non se ne sono accorti perché le immagini seguono la ripresa veloce del gioco, ma al 33’ il Milan si è trovato sbilanciato, con Nesta e Kaladze entrambi oltre la metacampo insieme agli esterni. Di Michele, rientrando con un movimento circolare, arriva alle spalle di Nesta: gli porta via palla in modo assolutamente regolare, e riparte subito. Nesta si butta giù con esperienza perchè la sfera giunge a Corini che, con un solo e geniale tocco rasoterra, mette Di Michele nella metacampo rossonera. David è completamente solo ed ha un vantaggio incolmabile di dieci metri per puntare Dida, ma l’arbitro ferma il gioco per l’inesistente fallo su Nesta. Anche Inzaghi si è poi trovato davanti a Sereni nel finale, ma in posizione decentrata e non così solo. A volte nel calcio le occasioni più grosse sono quelle che si dimenticano più in fretta, perché stroncate sul nascere da chi ha paura che possa succedere qualcosa di grosso.
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