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Immobile, il figlio che tutti vorrebbero: parola di mamma

Verso Toro-Udinese / Dagli esordi nel Sorrento, la vesuviana, i gol, i sacrifici e un sogno: il Mondiale

Federico Lanza

"La Campania è una regione che non regala nulla. Anzi, spesso ti toglie, e devi essere bravo a non cadere nei tranelli della vita. La vita ti da, la vita ti toglie, ma a Ciro Immobile sembra aver proprio fatto un grandissimo e preziosissimo regalo: l'abilità nel gioco del calcio. Quel 20 febbraio del 1990, a Torre Annunziata è nato un predestinato,  senza se e senza ma. Quei giocatori che hanno la Serie A nel DNA già da ragazzini. “Ma come diavolo fai a segnare gol del genere?” dicevano i suoi allenatori nelle giovanili del Sorrento. “So ancora prima di calciare dove finirà la palla” rispondeva. Beh, complimenti. Ma Immobile non è solo bravo nel calcio: è il figlio che qualsiasi mamma vorrebbe avere. Educato, responsabile, umile e legato ai valori tradizionali della famiglia, che al sud Italia è ancora un vincolo sacro e intoccabile.

"GLI ESORDI: GOL, FATICA E SACRIFICI – Lo studio, ma soprattutto il calcio. Il pallone, presenza fissa della sua vita. Come ha detto il fratello Luigi al tg Piemonte: “Arrivava a casa da scuola, prendeva il borsone, e si faceva 40 minuti di treno all'andata e 40 al ritorno per andare a Sorrento a fare gli allenamenti. Arrivava a casa alle 8 di sera e andava subito a dormire.” I successi bisogna meritarseli, bisogna versare litri di sudore per diventare qualcuno. La strada deve essere stata tutta in salita, ma l'attaccante del Torino è stato bravo a non sbandare, a continuare sulla sua strada, con un obiettivo in testa: la Serie A. Già nelle giovanili del Sorrento si vedeva che aveva talento ma ancora prima, nella squadra di Torre Annunziata, strappava applausi a raffica ad Angelo Izzo, il tecnico di allora: “Ciro – ha detto al tg Piemonte – mi sbalordiva con dei gol incredibili che inventava dal nulla.”  Il fratello: “Qua al sud ha imparato a stare in area di rigore!”. Gol e sacrifici: il Messina lo scarta, l'Inter lo vuole ma lo prendo la Juventus. I 30 gol negli Allievi del Sorrento lo portano a Torino. E con i bianconeri, vince per due anni consecutivi il Torneo di Viareggio (2009 e 2010). Il 14 marzo 2009 debutta in Serie A, diventa l'orgoglio di Torre Annunziata, una città di mare che si riscatta con il figlio prodigo: nei minuti di recupero di Juventus-Bologna subentra ad Alessandro Del Piero. Mica uno qualunque.

"IL RAPPORTO CON LA MAMMA E IL PAPA'– Quasi viscerale. “Prima che entri in campo gli mando un messaggio per fargli l'in bocca al lupo” ha detto la mamma. “E se non gioca bene – continua – glielo dico!”. Il papà, invece, si inorgoglisce parlando del figlio: “Qualcosa Ciro l'ha preso da me: anche io da ragazzo segnavo tanti gol”. I suoi occhi si inumidiscono e la voce trema: “Io lavoravo, pensavo alla casa e alla famiglia. Ciro, invece, aveva solo il calcio in testa. Mi dispiace non essergli stato più vicino negli anni più difficile, ma ormai è un uomo.” E il Mondiale? La mamma scherza: “Se Ciro va al Mondiale, ci andiamo pure noi in Brasile!”. Buona fortuna, Ciro. Te la meriti.