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Italia, Ventura: “Belotti? Lo conosco bene, è una forza della natura”. E su Immobile…

Le parole del ct / L'ex tecnico del Torino ha parlato in conferenza stampa della Nazionale, soffermandosi anche su quella che è l'attuale coppia gol italiana

Redazione Toro News

"L'attuale Commissario tecnico della Nazionale, ed ex allenatore del Torino Giampiero Ventura ha parlato in conferenza stampa, in vista degli impegni degli azzurri per le qualificazioni ai mondiali del 2018 e dell'amichevole contro l'Olanda. Ventura ha toccato molti argomenti nella sua conferenza, da Balotelli alle tipologie di stage, fino alla coppia d'attacco del momento, formata da due giocatori esplosi nel Torino, ovvero Andrea Belotti e Ciro Immobile, che il tecnico genovese ha allenato ai tempi del Toro. Ecco le sue parole in merito:

"“Li ho conosciuti bene al Torino. Per Belotti, una forza della natura, convinsi Cairo a spendere 8 milioni di euro. Immobile attacca gli spazi come pochi. Il Torino lo rigenerò, come Cerci e Darmian. Noi allenatori siamo come i fruttivendoli: lucidiamo la frutta. Poi bisogna che dentro ci sia la polpa”.

"Ventura ha poi continuato il suo discorso sviluppando diversi punti: “La gente mi ferma per strada e mi incita a continuare con i giovani, dicendomi di non preoccuparmi. Se uno dopo la chiamata si atteggia come un divo, non ha capito nulla. Ci sono tanti talenti vogliosi di imparare. E mai come quest’anno le squadre rimettono in rampa di lancio gli italiani. Alle difficoltà invece sono abituato. Portai il Lecce dalla C alla Serie A, il Cagliari in Serie A dopo il disastro, il Torino in Europa in 3 anni. Era la stagione peggiore in cui prendere la Nazionale, ma mi sento nella mia normalità. La vittoria diventerebbe più importante se la Spagna facesse un passo falso con Israele. Giocare in trasferta non mi preoccupa, Palermo non ha mai deluso. Lippi è il mio punto di riferimento. Nella tournée americana del 2005 convocò sei futuri campioni del mondo: Grosso, Toni, Iaquinta, Barzagli, Oddo e Peruzzi. Più Chiellini. Marcello è mio amico da 50 anni, dalle giovanili della Sampdoria. Sono stato suo compagno di stanza e l’ho pure allenato, da secondo alla Sampdoria. Abbiamo spesso condiviso delle idee. Italia-Cina? Le amichevoli servono per costruire la squadra, preferibilmente contro le medio-piccole. In Italia, se perdi una partita, ti crocifiggono sulla pubblica piazza. Io, dopo Francia e Germania, mi beccherò Olanda e Uruguay, manca solo il Brasile. In campo i giovani possono perdere l'orientamento”.

"Sugli stage: “Mi sono documentato: il modello migliore è quello della Germania. Dopo la batosta del 2006 (quando fu sconfitta proprio dall'Italia in semifinale, in casa), ottenne dai club che, per alcune ore al mese, si allenassero col sistema della Nazionale, così i giovani erano preparati al salto. Noi, che all’Europeo avevamo una squadra tra le più 'anziane' degli ultimi 20 anni, siamo stati più caserecci. Mi hanno aiutato i presidenti: qualcuno mi ha perfino detto di chiamarlo se altri avessero provato a mettermi i bastoni tra le ruote. Gagliardini, dopo il primo stage, è passato dall’Atalanta all’Inter. E Inglese, Caldara, Conti e Petagna sono stati subito i migliori in campo”.

"Il tecnico ha poi proseguito: “Parlo molto coi giocatori. Il verbo chiave è comprendere: che cosa vuole da te l’allenatore, come ti devi comportare. Ma bisogna trovare la password: ho avuto grandi vittorie e sconfitte. Pochi giorni fa un ex calciatore, su cui scommettevo, mi ha detto: ‘mister, la sconfitta è stata mia’”.

"Infine su Balotelli: “E’ un talento, giusto che io provi a recuperarlo. Non è un esordiente ed è un peccato perderlo. Ma le grandi squadre vincono con gruppo, regole e organizzazione. L’Europeo di Conte è figlio dell’organizzazione”.