Perdere 0 a 7 lascia scorie difficilmente smaltibili a livello caratteriale e mentale. In Liguria a ridosso del mare sono emerse a galla tutte e il Torino è stato strapazzato per 4 a 1 dallo Spezia. D’altro canto l’uno-due patito tra Milan e Spezia in questa settimana assomiglia molto al filotto di due tracolli consecutivi in campionato della scorsa stagione tra Atalanta (0 a 7) e Lecce (4 a 0) che costarono la panchina Walter Mazzarri. In quel caso nemmeno l’arrivo di Moreno Longo cancellò le scorie nell’immediato, ma ci volle il lockdown nazionale per far risalire la china ai granata. Ora la situazione è differente. I granata hanno dimostrato non più tardi di un mese fa di costruire 27 palle gol contro la Roma, trionfando 3 a 1 e giocando una partita di grande tenacia tattica e di grande determinazione. In altre parole, i mezzi tecnici in casa Torino ci sono, anche per sperare di vincere a Roma con la Lazio, ma bisognerà incollare i cocci di un vaso che nel giro di quattro giorni si è clamorosamente distrutto.
Il Tema
Italiano abbatte Nicola: anche il tecnico granata in confusione nella ripresa
Il confronto premia lo spezzino. Era lecito attendersi Verdi o Baselli dall’inizio al fianco di Mandragora. E sulle sostituzioni…
MERITO ITALIANO - La partita di ieri a La Spezia ha messo in evidenza un aspetto: la squadra di casa ha meritato la salvezza perché, pur limitata nei nomi e in alcuni reparti anche tecnicamente, ha sviluppato negli ultimi due anni una propria filosofia di gioco senza mai snaturarsi. Anche ieri ha fatto leva sui propri punti di forza e ha infilzato senza problemi il Torino che nel finale è letteralmente crollato. A Vincenzo Italiano il merito di non aver mai fatto perdere la bussola alla sua squadra nemmeno nei giorni bui, riuscendo in questo a dimostrarsi più abile di Filippo Inzaghi, costretto invece a vincere le ultime due partite per sperare nella salvezza del suo Benevento, dopo un girone di ritorno gravemente insufficiente. Detto dei meriti dello Spezia, dominante a centrocampo contro il Torino e molto più saldo psicologicamente, bisogna però evidenziare i numerosi demeriti granata.
GESTIONE TORO - Il ritorno di tutti i titolari e di tutti i diffidati non ha prodotto l’effetto sperato. In un match da vincere era forse lecito attendersi meno muscoli e più qualità a centrocampo. Davide Nicola ha optato per Rincon, lasciando in panchina sia Verdi che Baselli. L’ex Napoli è entrato al 1’ della ripresa (al 78’ è toccato a Baselli) e ha deluso, ma a quell'altezza cronologica la partita aveva già imboccato binari differenti, essendo lo Spezia avanti 2 a 0. L'altro appunto a Nicola riguarda la gestione del secondo tempo. Si passa a 4 in difesa con l’uscita di Izzo per Singo, poi tempo 9 minuti e viene inserito Buongiorno al fianco di Nkoulou e Bremer per alzare l’ivoriano e il migliore tra i granata Ansaldi. Anche il tecnico, insomma, ha fatto un po’ di confusione non donando una strategia lineare al suo Torino per tentare la rimonta. Infine, in un match da vincere e basta sotto 2 a 1 si poteva anche pensare a un tridente Sanabria, Belotti e Zaza, anziché togliere il primo per il terzo. È vero che non è il numero di punte a determinare i gol, ma tre giocatori di quel calibro avrebbero quanto meno costretto Italiano a correre ai ripari nel cuore della propria retroguardia.
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