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Juve e Milan contro i diritti collettivi televisivi

Ultime battute di campionato, dove l’unico interesse rimasto è stabilire quale sarà la terza squadra a retrocedere, poi tutti in vacanza, almeno i calciatori. Non si parla molto di quello che invece potrà succedere...

Redazione Toro News

Ultime battute di campionato, dove l’unico interesse rimasto è stabilire quale sarà la terza squadra a retrocedere, poi tutti in vacanza, almeno i calciatori. Non si parla molto di quello che invece potrà succedere con la fase successiva di Calciopoli, che dovrebbe portare alla luce nuovi episodi relativi alla stagione 2005/2006, attualmente non ancora passata al setaccio dagli inquirenti. Martedì sono ripartiti gli interrogatori, Francesco Saverio Borrelli, tra oggi e domani, sentirà almeno quindici personaggi importanti inseriti nell’inchiesta in corso. Tra i quali ci sono Pairetto, De Santis, Pieri, Bertini, Paparesta, Racalbuto. Verrà ascoltato anche Fabiani, l’ex direttore sportivo del Messina, intimo di Luciano Moggi. Molti di questi personaggi avrebbero avuto in uso le famose carte sim estere di Moggi, De Santis, già ascoltato, ne ha negato il possesso. Intanto gli avvocati dell’ex direttore generale della Juventus, starebbero preparando una contromossa con altre perizie da presentare alla giustizia ordinaria. I tempi si presume saranno lunghi, molto di più rispetto all’anno scorso, prima di arrivare ad una nuova sentenza, sempre che ci sia.

"Nel frattempo la Juve, neo promossa in serie A, sta già mostrando le unghie, insieme al Milan, contro i diritti collettivi televisivi, che verranno reintrodotti con la legge delega che sarà approvata definitivamente alla Camera il 15 giugno. Il discorso passerà in seguito alla Lega dove Matarrese e i 42 presidenti di A e B dovranno mettersi d’accordo sulle nuove mutualità. I club cosiddetti più prestigiosi stanno già facendo la voce grossa, Milan in testa: secondo i loro calcoli, piuttosto approssimativi, rischiano di perdere dai 20 ai 30 milioni l’anno a vantaggio dei club medio/piccoli. In realtà la perdita sarebbe più contenuta, si va dai sei/sette milioni annui, la Juve poco di più. La legge dovrebbe entrare in pieno regime non prima del 2010, si vocifera addirittura più tardi, per questo motivo, se in Lega non si trova l’accordo, la Melandri sarà costretta a fare un decreto legislativo per attuare la legge delega. Il rischio è che i grossi club si rivolgano nel frattempo alla Corte di giustizia di Bruxelles.

"Tempi duri per chi vorrebbe cambiare il sistema calcio, rendendolo più equo per tutti e anche maggiormente competitivo. Cairo, neo consigliere di Lega, si spera non si dimentichi di dare battaglia insieme ai club medio/piccoli nel portare avanti il suo vecchio progetto di salary cap e della divisione collettiva dei diritti tv. Quest’ultima questione potrebbe prendere esempio dal calcio inglese, che concede delle percentuali in aggiunta per i club che hanno più pubblico e raggiungono traguardi importanti, che vale anche come incentivo. Il tetto sugli ingaggi è un altro argomento scottante, ma è giusto mettere un freno alle trattative, accade troppo spesso che i contratti vengano messi in discussione dai calciatori stessi perché qualche altro club va al rilancio. Il caso Luca Toni alla Fiorentina è un esempio, ma anche Rosina un giorno potrebbe impuntarsi davanti alla prospettiva di un lauto ingaggio.