di Paolo Morelli
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La Chanson de Roland
di Paolo Morelli
Arrivato al termine della sessione estiva del mercato, Rolando Bianchi non ha avuto molto tempo per amalgamarsi col gruppo, e nel giro di pochi giorni era già in campo....
Arrivato al termine della sessione estiva del mercato, Rolando Bianchi non ha avuto molto tempo per amalgamarsi col gruppo, e nel giro di pochi giorni era già in campo. Nonostante il ristretto periodo a disposizione invece, ha esordito segnando subito al Lecce alla prima di campionato.Nel gruppo si è inserito benone. Anche grazie ad Amoruso, indimenticato compagno di reparto, quando entrambi indossavano la maglia della Reggina. In sei partite, Rolando ha segnato due gol, che sarebbero tre se il guardalinee non avesse deciso di metterci del proprio ad Udine. Non è ancora al massimo, ma l’ex attaccante del Manchester City finora non è dispiaciuto. Sempre presente nell’area piccola, è uno di quei centravanti ai quali bisogna solo dar palla al momento giusto per avere il gol. Deve solo avere qualcuno vicino che produca degli assist per lui. Domenica, Bianchi sarà incluso nell’elenco degli ex. Ha infatti giocato una stagione e mezzo nel Cagliari tra gennaio 2004 e metà 2005. Non ha lasciato un ricordo indelebile nella mente dei tifosi sardi, ma, se non altro, la squadra rossoblu l’ha fatto conoscere nella massima serie (dove, in verità, aveva già esordito con l’Atalanta) dopo aver vinto il campionato di serie B. Quattro gol in 49 gare non sono cifre da Bianchi, e difatti l’anno successivo (il 2005/2006), segnerà 18 gol in una sola stagione.L’inserimento in squadra è ormai cosa fatta, resta solo lo stato di forma, che comunque è quasi raggiunto. Mancano ancora i cross ben calibrati per la sua testa, o gli assist sui piedi. Quando però i compagni di squadra ne conosceranno bene le caratteristiche, arriveranno anche quelli. Bianchi non è un attaccante che torna indietro a cercar palla, raramente lo fa, per questo dev’essere assistito dai compagni. La sua capacità realizzativa va però a compensare questa sua “pecca” (peraltro caratteristica tipica del centravanti puro). E forse affrontare una squadra che non ha creduto in lui potrebbe essere un ulteriore stimolo a fare bene.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Arrivato al termine della sessione estiva del mercato, Rolando Bianchi non ha avuto molto tempo per amalgamarsi col gruppo, e nel giro di pochi giorni era già in campo....
Arrivato al termine della sessione estiva del mercato, Rolando Bianchi non ha avuto molto tempo per amalgamarsi col gruppo, e nel giro di pochi giorni era già in campo. Nonostante il ristretto periodo a disposizione invece, ha esordito segnando subito al Lecce alla prima di campionato.Nel gruppo si è inserito benone. Anche grazie ad Amoruso, indimenticato compagno di reparto, quando entrambi indossavano la maglia della Reggina. In sei partite, Rolando ha segnato due gol, che sarebbero tre se il guardalinee non avesse deciso di metterci del proprio ad Udine. Non è ancora al massimo, ma l’ex attaccante del Manchester City finora non è dispiaciuto. Sempre presente nell’area piccola, è uno di quei centravanti ai quali bisogna solo dar palla al momento giusto per avere il gol. Deve solo avere qualcuno vicino che produca degli assist per lui. Domenica, Bianchi sarà incluso nell’elenco degli ex. Ha infatti giocato una stagione e mezzo nel Cagliari tra gennaio 2004 e metà 2005. Non ha lasciato un ricordo indelebile nella mente dei tifosi sardi, ma, se non altro, la squadra rossoblu l’ha fatto conoscere nella massima serie (dove, in verità, aveva già esordito con l’Atalanta) dopo aver vinto il campionato di serie B. Quattro gol in 49 gare non sono cifre da Bianchi, e difatti l’anno successivo (il 2005/2006), segnerà 18 gol in una sola stagione.L’inserimento in squadra è ormai cosa fatta, resta solo lo stato di forma, che comunque è quasi raggiunto. Mancano ancora i cross ben calibrati per la sua testa, o gli assist sui piedi. Quando però i compagni di squadra ne conosceranno bene le caratteristiche, arriveranno anche quelli. Bianchi non è un attaccante che torna indietro a cercar palla, raramente lo fa, per questo dev’essere assistito dai compagni. La sua capacità realizzativa va però a compensare questa sua “pecca” (peraltro caratteristica tipica del centravanti puro). E forse affrontare una squadra che non ha creduto in lui potrebbe essere un ulteriore stimolo a fare bene.
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