di Michele Ferrero
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La mente alla gobba
di Michele Ferrero
Non mi esaltavo quest’estate per certi acquisti a parametro zero che giornali e tv compiacenti ci facevano passare per “colpi” di mercato. Non voglio però deprimermi adesso,...
Non mi esaltavo quest’estate per certi acquisti a parametro zero che giornali e tv compiacenti ci facevano passare per “colpi” di mercato. Non voglio però deprimermi adesso, perché qualche buona qualità questa squadra l’ha fatta già vedere, sia tecnica che caratteriale. Anche se la dimensione del Toro rimane quella di una squadra che deve prima di tutto salvarsi, certi paragoni con la situazione del campionato scorso sono inopportuni, almeno quanto l’euforia che regnava tra molti cuori granata fino ad una settimana fa.
Non lo dico per trovare una giustificazione alla pessima prova di Parma, ma il derby porta via energie inimmaginabili, evidentemente non solo a noi tifosi, ma anche a giocatori. Del resto abbiamo sempre chiesto a chi indossa questa maglia di battere i gobbi, fin dal primo istante dopo la firma del contratto. E la pressione che la piazza granata impone ai propri giocatori è diversa da tutte le altre: è pari a quella della grandissima squadra, ma i mezzi per sostenerla sono ormai quelli della provinciale. La sproporzione è vistosa, e potrebbe spiegare perché diversi calciatori nell’ultimo decennio hanno reso più altrove che al Toro.
Non solo il derby ha però inciso sulla prestazione: anche la condizione fisica sta calando. Novellino l’aveva fiutata, la serataccia. Ha messo giù un 4-4-2 molto prudente, al limite delrinunciatario, con Rosina quasi sulla linea dei centrocampisti e reso inoffensivo dai puntuali rientri di Pisanu, oltre che dai suoi problemi inguinali. Recoba era invece più libero di offendere, ed il Chino ha mostrato un certo orgoglio, muovendosi con pericolosità anche quando nella ripresa le cose erano ormai precipitate. La cosa può sorprendere fino ad un certo punto, perché i campioni, più sono tali, meno ci stanno a perdere. Nemmeno a briscola, altrimenti non sarebbero diventati campioni.
L’atteggiamento aggressivo dei loro attaccanti esterni Pisanu e Reginaldo, tecnicamente inferiori a Recoba e Rosina, ha però dimostrato che per potersi permettere due uomini di caratteristiche offensive oltre al centravanti è necessaria la continua applicazione dientrambi anche in fase di non possesso.
Il Parma ha infatti dominato la gara sia fisicamente, con un ritmo in crescendo, che tatticamente. Mentre il nostro blando pressing scattava solo nei confronti dei centrocampisti, le loro tre punte hanno spesso attaccato anche i nostri difensori, costringendoli a buttarla lunga e limitando così la vena di Corini. Anche Barone e Grella hanno sofferto il dinamismo di Dessena e Cigarini, ovvero i giovani grazie ai quali il Parma ha potuto lasciar partire a cuor leggero il nostro mediano australiano.
All’origine del primo e decisivo gol, preso a difesa schierata dopo un fallo di Corini in mezzo al campo, ci sono evidenti svarioni individuali abbinati ad una pregevole idea di gioco degli avversari. Il movimento di Reginaldo, che poi concluderà in gol, crea la superiorità numerica sulla loro fascia destra. Barone non pressa alto l’arrembante Coly e nemmeno segue Dessena, sul quale deve uscire Rubin. DellaFiore è senza uomo, non scala su Reginaldo (tanto che deve ripiegare Corini) ed in situazione di disagio svirgola malamente il traversone. Comotto non è reattivo, la palla gli sbatte sullo stinco ed il solito Natali si fa anticipare da Pisanu, con Sereni in uscita. Nella mischia capita a DellaFiore un’ultima possibilità di farcela scampare, ma la cicca ancora consegnando la palla a Reginaldo. Un gol da categorie dilettanti.
Così come ancora acerbo è parso Rubin, il mio osservato speciale di giornata. Ha provato a proporsi con personalità: le 41 giocate totali testimoniano che non si è limitato alla sola copertura, ma i tempi dell’inserimento quasi mai sono risultati utili. In oltre il 50% dei casi il suo intervento non ha risolto i problemi, difensivi o offensivi a seconda dei casi, anche se nel complesso non ha sfigurato rispetto ai compagni. In fase di non possesso ha temporeggiato abbastanza bene facendosi sfuggire l’uomo solo una volta, mentre durante la circolazione del pallone ha sofferto assai di più, perché gli avversari avevano individuato in lui l’anello debole sul quale intensificare il pressing. E’ stato quindi costretto a rifugiarsi spesso nella palla avanti sulla sua verticale, prevedibile e talvolta imprecisa.
Per lui si spreca da due mesi il termine “talento”, che per me andrebbe usato con molta parsimonia. Rubin ha fisico e facilità di corsa, ma i talenti la palla la trattano diversamente, ed in campo sanno stare come i veterani. Se giovani apprendono facilmente, ma in realtà hanno già il gioco dentro. Sicuramente esordire dal primo minuto quando la squadra non funziona è una situazione difficile, e Rubin merita una prova d’appello: se avrà fame di migliorarsi non gli mancheranno certo altre opportunità. Auguro a Matteo di riuscire a meritarsi una carriera in serie A, ma al momento non mi sembra più affidabile di Lanna.
Anche DellaFiore, che non mi era affatto dispiaciuto nel primo tempo e nelle gare precedenti, è ora chiamato al riscatto. Si spera sia immediato, e che riguardi tutti.
E adesso carica, Toro.
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